Sherlock Holmes

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SHERLOCK HOLMESGB , USA, Australia 2009di Guy Ritchie ———–Pellicola densa d’azione in salsa pop per Ritchie, dai più conosciuti come l’ex signor Madonna ma autore di film di discreto successo (Lock & Stock; Snatch – Lo strappo). Lo Sherlock Holmes nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle è qui interpretato da uno stralunato e spassoso Robert Downey Jr.: un investigatore che lavora per tutti tranne che per gli imbranati colleghi di Scotland Yard a causa dei suoi mezzi poco ortodossi, della parlantina facile e degli stravaganti tentativi per fuggire la noia tra un caso e l’altro, con qualche puntatina a diversivi poco legali. Suo amico e coinquilino è il quadrato ed esperto medico John Watson (Jude Law) in procinto di abbandonare il loro
appartamento in Baker Street per convolare a nozze con l’amata Mary (Kelly Reilly), nonostante i tentativi di sabotaggio di Holmes. Il caso che stavolta coinvolge l’investigatore vede protagonista il cattivissimo Lord Blackwood (Mark Strong), misteriosamente risuscitato dopo l’impiccagione con accuse di magia nera e omicidio, e a capo di una specie di setta massonica per imporre con il sangue un nuovo ordine nell’Inghilterra vittoriana e riportare alla madrepatria la corrotta colonia statunitense.
In questo film della puritana ed austera Londra ottocentesca non rimangono che il Big Ben e le proposte di matrimonio coronate da centrini di pizzo: il resto si perde tra i vicoli malfamati, il sudiciume proto industriale e le bettole dove si consumano scommesse a iosa sulla pelle altrui, mentre sotto il cielo perennemente cupo si innalza una massa di ferraglia e travi che poi diventerà il Tower Bridge. È in questo sgradevole ambiente che si muovono i due protagonisti, gli unici che si fanno notare, circondati come sono da una serie di personaggi cliché o figurine sbiadite. La strana coppia porta avanti il film tra (banalmente) noiose scazzottate ed esilaranti battibecchi, estremamente lontani dal ruolo che ha loro attribuito l’immaginifico generale.
Al di là dell’esilità della trama e delle fin troppo facilmente rischiose ripetizioni, lo stile psichedelico ed agile del regista, con vari azzardi, salva dalla noia e rende il coacervo di nozioni e picchiatori guardabile. Non un film puramente di azione, insomma, ma non ci si deve neanche aspettare raffinate ricerche basate su logica o intuizione.

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