La storia di San Pietro in Campo raccontata da Cecchi

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Mercoledì 11 marzo, presso Comitato Paesano di San Pietro in Campo, si è tenuto il terzo appuntamento del ciclo annuale “Un incontro al mese al Comitato”.

La serata, che verteva sulla storia del paese, è stata condotta da Pier Giuliano Cecchi e aveva per titolo “San Pietro in Campo: particolari e affascinanti storie di un Borgo”.

Buona la presenza del pubblico con in platea anche l’assessore alla cultura del Comune di Barga Giovanna Stefani, che ha portato il suo saluto all’iniziativa che si sta distinguendo tra gli appuntamenti barghigiani.
Ad introdurre la relazione di Cecchi il presidente, il Comitato Paesano dott. Pietro Pisani. Tanti i temi trattati nella conferenza:

Da “Ecclesie Campus Sancti Petri” alla parrocchia di San Pietro in Campo.

Memorie dell’antico Monastero delle Agostiniane del sec. XIII, con l’illustrazione di un quasi sconosciuto documento dell’anno 1291, dal quale si apprendono i nomi delle 13 suore ivi presenti. Il dato fa capire che quel Monastero non fosse tanto piccolo, così come la pubblicistica storica locale ci fa conoscere, ma di tutto rispetto.

Questo documento ci dice ancora dei legami che le stesse suore avevano con entità ben disegnate all’interno delle mura di Lucca. Infatti, in quell’anno 1291stanno affidando i loro interessi ai Domenicani di San Romano, che sua volta erano vicinissimi ai Templari lucchesi.

Cecchi ha poi richiamato l’attenzione alla posizione della chiesa di San Pietro, sin dall’antico situata nel mezzo del Camposanpieri. Una vasta area coltivabile gestita dalle suore agostiniane e che avrà legami strettissimi con l’Opera di San Cristofano di Barga che sovraintendeva al Duomo; chiesa e opera sorte alla fine del sec. XII con la costruzione ex novo della stessa chiesa e ora dedicata ai SS. Jacopo e Cristoforo e in cui ci sono tracce che ci portano ai Templari.

Richiamo d’attenzione alla chiesa di San Pietro perché la sua posizione al centro dei terreni del Camposanpieri, che dalla Corsonna andavano alle balze di Barga del Piangrande e Mologno, ci richiama all’idea, seppur non documentata ma plausibile, di un luogo con particolari memorie, oggi perse, ma strettamente legate alle sorti di Barga e alla sua chiesa maggiore.   

Anno 1711: Camposanpieri rivuole il grandioso Crocifisso del Maestro di Barga.

Cecchi ha introdotto questa storia, innanzitutto dichiarando il suo orgoglio per averla scoperta, e che ci dice che il grandioso Crocifisso del Maestro di Barga, oggi esposto nella cappella della SS. Concezione del Duomo di Barga, in antico fosse esposto nella chiesa del Campo San Pietro.

Tale notizia la dichiarano gli stessi sanpietrini, quando nel 1711 sono alle prese con l’ingrandimento della chiesa e richiedono indietro il Crocifisso, che dichiarano essere il titolare della padronanza dell’Opera di San Cristofano di Barga sulla loro chiesa di San Pietro. Questa, così come dichiarano i sanpietrini, fu tolta dall’Opera dall’allora diroccata chiesa e portata nel Duomo e ora la rivorrebbero indietro. L’ultima parola fu dei Signori Nove di Firenze, che laconicamente scrissero al cancelliere di Barga: se i fratelli della Compagnia di San Pietro in Campo non hanno tra le mani un certificato di deposito, si lasci la Croce dove ora è esposta, cioè nel Duomo di Barga.

Che il seicentesco organo della SS. Annunziata di Barga sia traslato alla chiesa di San Pietro in Campo.

Qui siamo al 1786 e questa è una storia inversa rispetto alla Croce. Infatti, in quell’anno, a seguito delle Riforme Leopoldine, furono chiuse varie Compagnie e chiese di Barga, tra cui la SS. Annunziata e si decise di trasferire i beni alle chiese più povere del Vicariato di Barga.
Così fu per il seicentesco organo costruito dall’organaro Pellegrini di Coreglia e che stava sulla cantoria della chiesa della SS. Annunziata, che si decise con decreto granducale di spostarlo alla chiesa di San Pietro in Campo.

Questo avvenne nel giugno 1786 e in pompa magna, con tanto di articolo sulla Gazzetta Toscana. Dopo lo spostamento dell’organo ci fu la visita a Barga del Granduca Leopoldo il 24 e 25 luglio e resosi conto che si stava attuando per Barga uno scempio, con la chiusura di compagnie e chiese utili al Castello, come San Felice, San Rocco, SS. Crocifisso e SS. Annunziata, ecco che nell’agosto di quell’anno decise che si riaprissero le chiese, ma ormai l’organo della SS. Annunziata aveva preso la via di San Pietro in Campo. 

L’incontro ha avuto termine con la visione di antiche mappe di San Pietro in Campo, tra cui il progettato ponte sulla Corsonna dietro l’attuale cimitero urbano, che avrebbe collegato Barga alla Garfagnana, poi non attuato per la decisione comunale di percorrere la strada per la Garfagnana da Catagnana, quella odierna.

Altra mappa illustrava la barca che Barga istituì sul finire del sec. XVIII alla Moravecchia, che andò in concorrenza con quella di Fiattone.

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Commenti

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  1. My 5th Great Grandfather Francesco Cecchi was a plaster figure maker in Boston Massachussetts America. Pietro and Emilio bought his company from Francesco Cecchi and Paul Garey. He was from Barga. Is he also an ancestor of yours? I am currently staying at Il Ciocco Renaissance in Catelvecchio Pascoli in room number 507. My name is Louisa Taylor

    • Pier Giuliano Cecchi


      Grazie Louisa Taylor.
      Avevo avuto il tuo messaggio tramite Messenger ma non gli avevo dato molta importanza, ora però tutto è chiaro.
      Non credo che Francesco Cecchi sia tra i miei ascendenti, anche perché i miei antenati provenivano da Castiglione Garfagnana dove era nato il cognome dei miei Cecchi nel sec. XVII, ma pensa te proprio da un Francesco di Carpineta vissuto nel sec. XVI, il quale era appellato Cecco di Carpineta (località di Castiglione Garfagnana) e da quel Cecco i futuri Cecchi.
      I Cecchi a Barga arrivarono nel XX secolo.
      Comunque è molto interessante la tua notizia perché ci fa conoscere a Barga quale fu l’evoluzione economica degli emigranti Caproni Emilio e Pietro, che poi costruirono la villa oggi di proprietà della Fondazione Ricci (1908 c.a.), dalla stessa Fondazione acquisita negli anni ’80 del Novecento dai loro discendenti, i Giorgetti.
      Un piccolo ma interessante tassello che si aggiunge alla storia della Nuova Barga, recisamente, appunto, alla storia delle fortune dei detti Caproni.
      La bellissima vicenda barghigiana “La Nuova Barga” ne abbiamo fatto oggetto di una mostra e poi di un libro, dove compaiono le storie e la tua notizia accresce la sua conoscenza.
      Ancora grazie Louisa.

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