La Bottega di Renaio chiude… e ora come facciamo?

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RENAIO – Il 31 gennaio 2024. L’ultimo giorno di apertura del ristorante Il Mostrico, del ristorante della Franca, della bottega del Righetto e dell’Eva, a Renaio.

Se non ci sarà nel frattempo qualcuno interessato a rilevare questa attività ed a subentrare alla famiglia Marchi – Gonnella, sarà questo l’ultimo giorno di una attività che ha un secolo di storia e di vita tondo, tondo.

Qualche contatto c’è stato, per ora niente di concreto, ma tutti quelli che amano Renaio e che amano questo posto, e sono in tanti, ci sperano, incrociano le dita…. Ed ancora, noi compresi sperano in un ripensamento che difficilmente ci sarà.

L’amica Ornella Guidi, che a Renaio ed alla famiglia della bottega è legata profondamente, ci ha scritto questo articolo che volentieri proponiamo.

GdB

 

 

La Bottega di Renaio, accreditata nel 1924 come Rivendita n° 13 di Sali e tabacchi, ma forse nata ancor prima con qualche genere alimentare, era intestata a Giuseppe Marchi – poi trasformata in Marchi Giuseppe & Figli. Quando Giuseppe all’età di 86 anni, morì, l’attività fu portata avanti dalla moglie Eva e soprattutto dal figlio Enrico che già, invecchiando il padre, ne aveva preso di fatto le redini da tempo.

Con Enrico, aiutato nella cucina dalla madre finché ha potuto, dal fratello Giovanni, dalla cognata Giulia e spesso anche dalle due sorelle Gina e Bruna, la bottega si è fatta sempre più conoscere e molti erano quelli che anche con la vecchia strada stretta e tortuosa, sceglievano di passare una bella giornata a Renaio, mangiando cibi genuini del posto.

Tante presenze soprattutto nel periodo dei funghi, quando a Renaio c’era un vero e proprio “mercato” con tanti “fungai” dalle ceste piene di meravigliosi porcini e tanti compratori della zona ma anche di fuori; persino il noto Ademaro di Empoli quasi giornalmente veniva a comprare i funghi a Renaio per assicurare ai suoi clienti i migliori prodotti.

Il menù del ristorantino dello zio, era semplice: tortelli, pastasciutta con i funghi, maccheroni, polli ruspanti con patatine e verdure loro con finale di dolci casalinghi, ma l’aria buona, il fresco dei castagni e la bontà della cucina, fungevano da grande richiamo. A testimonianza degli innumerevoli clienti dello zio, spesso anche amici o che lo diventavano pranzo dopo pranzo; mi è rimasta un’ incredibile raccolta di francobolli che forse non varranno molto, ma che provengono da tutte le parti del mondo, USA, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Spagna, Svizzera, Germania… io non ho idea di come tutte queste persone possano avergli scritto, oltre alle centinaia e centinaia di affrancature italiane. Un giorno lui mi disse: non so più quanti amici ho – aveva ragione! si può diventare “internazionali” anche vivendo su una montagna, se hai la personalità giusta, e lo zio Enrico di sicuro l’aveva! Per non parlare delle meravigliose sorprese quando la Marialina Marcucci portava a pranzare a Renaio le figlie di Bob Kennedy e mia madre un giorno mi disse

– mai avrei pensato in vita mia che  avrei baciato più volte una Kennedy!

E a Renaio, aggiungo io! Ma anche il cugino Raniero Gonnella, uno dei presentatori e attori più conosciuti della TV svizzera del Canton Ticino, che viveva a Lugano e arrivava portando tutte le foto di lui in abiti di scena con i migliori attori del momento, Gino Bramieri, Paolo Carlini, Scilla Gabel, Sandra Mondaini, Ave Ninchi e cento altri, e questa grande versatilità, disposizione all’ascolto, grande capacità comunicativa era propria anche dello zio Enrico e un po’ di tutti i figli Marchi, nati belli e brillanti. Poi il tempo passa ed anche Enrico deve fare i conti con l’età e qualche malanno, e quel ristorantino e la Bottega non possono più essere seguiti, e così il Ristoro dell’Eva incomincia a segnare il passo, dopo aver raggiunto allora il suo culmine, e aver dato vita involontariamente ad un nuovo “brand”, che ad essere sinceri non era il massimo dell’eleganza, oltre ad essere poco barghigiano e molto garfagnino ma così andò: un rappresentante del caffè, che veniva da Altopascio, ma era di origini garfagnine, probabilmente “stremato” dalle trattative commerciali con lo zio, gli portò sì l’insegna nuova della marca del caffè ma con su scritto “Il mostrico”.

Lo zio, rimase lì per lì un po’ interdetto, ma non volle dargliela vinta e senza battere ciglio appese l’insegna, e fu così che non si sa come, quel nome che in garfagnino sottintende a persona abile ed arguta in ambito commerciale, è diventato un nome di richiamo, e siccome il cliente ha sempre ragione, se è piaciuto ai clienti, qualcosa di intrigante ce lo deve avere. Pochi giorni prima dell’inizio della primavera del 2004, Enrico ci ha lasciati; il suo più grande desiderio era quello di vedere ripopolata la montagna, quella montagna a cui lui aveva dedicato una vita tutto sommato di sacrifici, proprio quel ragazzo per il quale i maestri avevano convocato appositamente a Barga i genitori, per comunicar loro che dovevano in tutti i modi farlo proseguire negli studi per l’intelligenza fuori dal comune dimostrata in ogni materia, seppur piccolo d’età. Ma lui scelse di vivere da uomo libero nella sua montagna.

Dopo la sua morte, nel 2004 il testimone è stato raccolto dalla nipote Franca che aveva già lavorato per molti anni nella ristorazione. Con la Franca la Bottega ha ripreso slancio, come una brace mai spenta sotto la cenere è tornata ad ardere e giorno dopo giorno il fuoco è tornato a risplendere. Innanzitutto, Franca si preoccupò di risistemare gli spazi che necessitavano di una ristrutturazione, creando nuovi posti coperti e continuando sì il tradizionale menù dello zio ma con molti arricchimenti, sempre mantenendo una cucina saporita, genuina, casalinga con professionalità. Il successo è arrivato fin da subito favorito dal suo carattere disponibile, gioviale, simpatico, e nonostante la dolorosa prematura perdita della figlia Sonia e poi del marito Luciano compagno di tutta una vita, ha sempre accolto tutti con il sorriso e i clienti le vogliono un gran bene con tanta stima per lei e la sua famiglia.

Giorno dopo giorno, anno dopo anno di intenso lavoro, il tempo è passato, e mentre la Bottega il 24 gennaio prossimo compirà i suoi primi 100 anni sempre gestita dalla famiglia Marchi, Franca e la nipote Jada, hanno preso la sofferta decisione di chiudere l’attività per far riposare Franca e dare a Jada altre prospettive di vita più consone ai suoi desideri di giovane donna.

Tante, in questi 20 anni sono state le soddisfazioni avute nel lavoro, ma tanti sono stati anche i sacrifici, per questo bisogna sia pure a malincuore accettare la loro decisione, sapendo al tempo stesso quanto mancherà a tutti la storica Bottega di Renaio, che dal primo apparire è stata il centro della vita sociale della piccola frazione della montagna barghigiana, postazione indomita con l’allora unico telefono della zona installato come Servizio Pubblico e tutte le comunicazioni urgenti e no passavano da lì, e nessuno scendendo dall’Alpe o salendo da Barga, saltava la Bottega, che era lì ad accogliere tutti con il suo richiamo irresistibile della sua semplicità.

Commenti

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  1. E possibile leggere in englese? Io ? Non parlo bene, ma il ristorante è chiusa per sempre?

    • Stephen Huntrod


      RENAIO – January 31, 2024. The last day of opening of the Il Mostrico restaurant, the Franca restaurant, the Righetto and Eva shops, in Renaio.

      If in the meantime there isn’t someone interested in taking over this business and taking over from the Marchi – Gonnella family, this will be the last day of a business that has a century of history and life round and round.

      There have been some contacts, nothing concrete for now, but all those who love Renaio and who love this place, and there are many of them, are hoping for it, keeping their fingers crossed…. And again, including us, they hope for a change of heart which is unlikely to happen.


  2. Mi sono sposata a renaio e al Mostrico ho fatto il pranzo nel lontano 1982 Spero tanto che possa rimanere aperto

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