I terrilogi barghigiani di Domenico Cecchi (1678-1745) di Castiglione Lucchese

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Dedico questo mio modesto lavoro alla memoria del caro proposto di Barga Mons. Piero Giannini.

In ogni parrocchia italiana esiste un archivio storico in cui si trovano conservati i vecchi registri dei Battezzati, Matrimoni, Defunti, Stati delle Anime e altri documenti, il tutto variabile nella loro consistenza a seconda della eventuale grandezza nei tempi del luogo ad essa efferente e alla cospicuità degli affari relativi ai suoi interessi, ovviamente il tutto rispondente ad un quesito fondamentale: il grado di conservazione.

Quei registri, in cui parroci segnavano i dati essenziali della vita religiosa di ogni parrocchiano, possono risalire anche a tempi abbastanza remoti, in genere a dopo il Concilio di Trento (1545-1563), quando si dette attuazione da parte dei Vescovi a quanto si era solennemente sancito in quella importante riunione dei prelati della Chiesa, ossia, che ogni reggente di una parrocchia avesse l’obbligo di tenere, ben custodita e aggiornata l’ “anagrafe”. Tra l’altro, cosa non secondaria, finché il nascente Regno D’Italia nel 1864 non decise, con gli ovvi fini laici, di fare propria l’anagrafe parrocchiale, le varie amministrazioni dei comuni ricorrevano al soccorso degli archivi ecclesiastici nello stilare quegli atti in cui si dovevano dare, fermare e far conoscere i dati della persona interessata all’atto stesso, perché sino ad allora solo le parrocchie censivano la popolazione.
Per quanto riguarda la parrocchia di Barga possiamo dire che già molto tempo prima del Concilio di Trento aveva una sua parziale “anagrafe” ed ancora oggi si conserva nel suo archivio il primo libro dei Battezzati istituito dal pievano Jacopo Manni nel 1485, il quale riporta i nomi di coloro che furono portati al Sacro Fonte da allora sino al 1494. In quel tempo tra la nascita e il battesimo poteva intercorrere un giorno. (Quel piccolo registro è in uno stato di evidente consunsione della carta su cui sono descritti i battesimi. Da tanto tempo il sottoscritto, ma anche altri, ha posto all’attenzione il problema di un suo restauro conservativo e per salvare il salvabile vogliamo auguraci ancora una volta che si provveda e si deve provvedere; pena il continuo deterioramento della carta sino alla consunsione finale, così come è pensabile che successe per il registro che copriva i battezzati dal 1517 al 1564, il quale nell’inventario del 1684 affettuato dal pievano Mazzolini si ritrova annotato ma raccolto in fogli sciolti e in cattivissimo stato, mentre nell’inventario del successivo pievano Niccoli, circa il 1723, è completamente assente e da allora mai più ritrovato, appunto, forse perché degradatosi irrimediabilmente).
Tornando sui nostri passi va detto che, se comunque prima assai del Concilio di Trento a Barga si registravano i battesimi, per quanto concerne gli altri atti, ricordati in apertura dell’articolo, si dovettero aspettare gli effetti del ricordato Concilio, infatti si incominciarono a registrare i Matrimoni nel 1564, i Defunti nel 1620 e gli Stati delle Anime risalgono sempre ai primi decenni del 1600.
Vari e moltlepici sono i documenti non attinenti all’anagrafe ad oggi conservati nell’archivio della propositura, dei quali i più antichi risalgono alla fine del 1400. Un fondo che in questi anni si è arricchito per lo spostamento in parrocchia dell’archivio dell’Opera di S.Cristofano prima disposto nella sacrestia del Duomo.
Tra i più antichi documenti dell’archivio si registra un terrilogio della parrocchia del 1521, ma ancora più antico è il manoscritto delle memorie del pievano Jacopo Manni che vanno dal 1487 al 1530, il quale nel 1971 ha visto le stampe nel libro curato da Don Lorenzo Angelini: “Il Memoriale di Jacopo Manni Pievano di Barga”. Si continua poi col memoriale del pievano Domenico Ciarpi, fratello del famoso pittore Baccio, che annotò interessanti avvenimenti del luogo accaduti tra il 1620 e il 1635, successivamente utilizzati da vari storici locali nei loro lavori: Pietro Magri, Lino Lombardi e Antonio Nardini. Continuiamo ancora coi quattro volumi manoscritti, risalenti alla metà del settecento, in cui il proposto Michele Guidi raccolse, trascrivendole, le più svariate memorie della parrocchia, molte non più esistenti in originale.
Dal 1782, epoca delle radicali Riforme Leopoldine, diverse pergamene antiche di indubbio valore storico, essenziali per ricostruire la storia della parrocchia, alcune attinenti al Duomo: concessione del fonte battesimale 1256, passaggio del titolo di Pieve da Loppia a Barga 1390, ecc, sino ad allora conservate nell’archivio, furono prelevate per essere conservate nell’Archivio Diplomatico di Firenze.
Ovviamente possiamo continuare ad elencare cose sino ai giorni nostri, ma qui terminiamo questo approssimativo viaggio alla scoperta dell’archivio della propositura di Barga per venire all’argomento dell’articolo: i Terrilogi di Domenico Cecchi. (Il Terrilogio è un libro, all’epoca del Cecchi scritto e disegnato a mano, in cui un perito agrimensore patentato, su richiesta di un ente, dimostra graficamente la misura, la posizione e la storia livellaria del bene censito onde fornire al committente un chiaro e inoppugnabile documento delle sue possessioni immobiliari e dei propri diritti e doveri).
Per introdurre l’argomento e per cercare di far capire il pregio di ciò che andremo a trattare, desidero citare le parole che usò il defunto proposto di Barga mons. Piero Giannini quando, qualche anno addietro, gli chiesi di consultare l’archivio per vedere se lì erano conservati dei Terrilogi del mio avo Domenico Cecchi, dei quali ne supponevo l’esistenza, perché nelle mie passate ricerche in loco avevo notato dei lavori che si accostavano nei ricordi alla sua arte. Così il Proposto: “Io ho da fare in questo momento e non ti posso seguire, ma vai pure. Ti posso solo dire che entrando, a sinistra, nel centro dello scaffale, ce n’è qualcuno, tra cui due colorati e belli del settecento, vedi un po’ te”. Andai nella stanza dell’archivio seguendo l’indicazione, per il vero già conosciuta, e ritrovata l’area dei Terrilogi subito mi venne alla mano quello della propositura del 1728. Lo aprìi e immediatamente mi resi conto dai disegni e dallo stile in genere, poi dalla firma, che era del Cecchi. Continuai la ricerca e ne venne fuori un’altro del 1729 intestato ai Canonici della Collegiata.
Tornato dal Proposto glieli feci vedere e lui mi disse: “Eh, questi sono quelli belli. L’ha fatti il tuo antenato?….”
Questo è l’inizio della mia conoscenza di due dei tre Terrilogi barghigiani di Domenico Cecchi di Castiglione Lucchese che, dopo una breve biografia del personaggio, cercherò di illustrare, rimandando il lettore alla visione delle relative immagini poste a corredo del presente articolo.

CENNI SUL TERRILOGIO CHE DOMENICO CECCHI FECE PER GLI AGOSTINIANI DI BARGA NEL 1741 – OGGI INTROVABILE.

Intanto, come accennato, i Terrilogi barghigiani del Cecchi si completano con un altro ad oggi irreperibile. Si tratta di quello che fece nel 1741 per i frati del convento di S.Agostino o meglio di S.Maria Novella, situato nella piazza principale del Castello di Barga, precisamente nell’odierna piazza Angelio, anticamente detta l’Aiaccia.
Questo convento, la cui nascita risaliva al 1369, nel 1782 cadde sotto la scure delle Riforme Leopoldine e fu soppresso e i suoi beni alienati. L’archivio del convento, così come i beni immobili, forse andò agli agostiniani dell’ordine degli eremitiani di S.Nicola di Pisa, ma non ne siamo sicuri, oppure ad oggi raccolto in qualche “fondo” di archivio statale.
Comunque sia andata, sino a non moltissimi anni addietro si ricordava l’esistenza a Barga del Terrilogio che fece il Cecchi in quel 1741 per i detti Agostiniani, segno evidente che non tutte le cose dei frati, cioè del convento, seguirono il loro trasferimento.
La traccia risale a quando nel 1965 la maestra Pina Jacopucci Marroni pubblicò, tra le foto a corredo del libro “Barga e i suoi Castelli”, il bel disegno del convento di S.Agostino di Barga che il Cecchi aveva eseguito nel suo Terrilogio. La pubblicazione di quella foto fu un’importante evento culturale e per certi versi contribuì a rendere maggiormente affascinante lo stesso libro, anche perché sino ad allora nessuno conosceva il vero aspetto del Convento, quindi, vederlo nella sua interezza fu una cosa eccezionale. Comunque resta da dire che quel disegno fu pubblicato senza una didascalia, la quale, oltre all’autore, desse altre informazioni: per esempio da dove fosse stato ricavato, ecc; in pratica risultava anonimo.
All’epoca della pubblicazione del disegno nel libro della Marroni io ero un ragazzo, ma ricordo benissimo le parole di diverse e attente persone, soprattutto del di lei marito: Pietro Marroni, i quali ragionando del libro, al tempo stesso ripetevano la storia della provenienza, appunto, di quel disegno del convento degli Agostiniani.
Dicevano che era conservato nell’archivio Mordini di Barga; che apparteneva ad un bel Terrilogio dei frati di S.Agostino; che il Terrilogio era molto interessante e di valore, così come diceva il suo conservatore: Antonio Mordini, nipote del Patriotta. Però nessuno poteva portare altre informazioni perché all’autrice del libro era stata fornita unicamente la foto del disegno del convento.
La “scoperta” che quel disegno fosse appartenuto ad un lavoro di Domenico Cecchi la dobbiamo al sottoscritto e ciò risale a questi anni da poco passati. Precisamente al 2007, quando con altri amici decidemmo di celebrare il Cecchi e la sua arte nella sua Castiglione. Infatti nel momento delle ricerche dei suoi lavori cartografici per esporli in una mostra nella sua Terra, poi ripetuta a Castelnuovo, a cui ha fatto seguito un libro e un concorso sulla sua figura per le scuole della Valle, mi sovvenne il ricordo di quel disegno pubblicato nel libro, che in tutto si collegava alla suo stile e, dagli ovvi raffronti, quanto avevo dedotto si mostrò il vero.
Per la storia di quel Terrilogio ricordiamo che diversi storici si sono ritrovati a parlarne nel momento in cui si sono accinti a delle citazioni sulla storia degli Agostiniani di Barga, ma nessuno a mai saputo (o forse voluto) dire chi ne fosse stato l’autore. Questo particolare mi porta a credere che queste persone, se hanno avuto l’occasione di vedere il Terrilogio, abbiano trovato mancante la pagina interna in cui il Cecchi è solito introdurre il suo lavoro. In genere è manoscritta con l’inchiostro rosso ed è qui, dopo la descrizione delle misure che ha adottato e quant’altro, che egli dichiara la sua identità, ossia: “Misurati da me Domenico Cecchi pubblico agrimensore di Garfagnana”, questa forma è per tutti gli oltre 20 Terrilogi ritrovati in Garfagnana. Qui si ricorda che ci sono tracce che ci portano a credere esistenti altri Terrilogi del Cecchi al di là degli Appennini, nell’allora Lombardia. Infatti il Cecchi ci fa conoscere in una sua “Informazione” che ne aveva fatto uno per la Comunità della Val d’Asta nel reggiano.
Un’autorevole esempio della citazione del Terrilogio degli Agostiniani di Barga senza dire chi ne fu l’autore, lo ritroviamo nel libro di Amedeo Guidugli: “Garfagnana Medioevale – appunti storici”, edito da M.P.Fazzi nel 1982, nel capitolo “Gli Hospitalia e le altre istituzioni della Garfagnana”, dove, a pagg. 44-45, si parla del Romitorio Agostiniano di Giuncheto di Barga:
Nelle vicinanze di Barga sono tutt’oggi visibili le rovine dell’eremo di Giuncheto “Heremitorium de Junceto”. Il piccolo eremo agostiniano, forse per la sua posizione scomoda e solitaria, forse per sopraggiunte difficoltà economiche, nel 1260 versa l’imponibile di sole 10 libre (n.73). Un secolo dopo, cioè il 12 maggio 1369, trasferisce i propri beni all’interno del comune di Barga (n.74).
Scrive il Pacchi: “nel pievere di Loppia altra volta mentovato, vi avevano un piccol Convento, o forse meglio due (n.75), anche i frati “Eremiti Agostiniani…”.
Esiste anche ai dì nostri tal fabbrica in luogo detto appunto “Giunceto”, che rimane dietro a Barga, di là verso levante, e da quella situazione, che certo era incomoda, e solinga, furono trasportati gli Agostiniani entro la Terra di Barga l’anno 1369 a’ 12 maggio per Bolla del Vescovo di Lucca Guglielmo in esecuzione del Breve concesso da Papa Urbano IV, Convento di poi soppresso ed unito a quello di Pisa nell’anno 1783 (n.76).
Altre notizie sull’eremo di Giuncheto, che era intitolato a S.Maria Maddalena, ci sono pervenute in forma indiretta in memorie del sec. XVII e XVIII (n.77). Infatti, in un Terrilogio del Convento agostiniano di S.Maria Novella di Barga dell’anno 1741, si accenna ancora, a parte talune contraddizioni, alla località “Giunceto” (n.78). Si dirà, per esempio, che sia i religiosi di questo eremo, sia quelli della vicina cella di S.Margherita, fin dal 1077 “si passavano vicendevolmente i sussidi” e che nell’anno 1354 la popolazione di Barga, assieme ad una congregazione Religiosa del luogo, invitarono questi eremiti a sistemarsi nella chiesa della Congregazione stessa, posta all’interno dell’abitato”.

Note:
N.73 – Guidi, 261. (La Tuscia I, “La decima degli anni 1274-1280, Città del Vaticano – 1932).
N.74 – Pacchi, 95. (Ricerche Istoriche, ecc – Modena – 1785)
N.75 _ Si riferisce con ogni probalità alle celle di S.Margherita ricordata in un Terrilogio del 1741.
N.76 – Pacchi,95. (Ricerche Istoriche,ecc – Modena – 1785.
N.77 _ Cfr. l’Arrighi, op. cit. (“L’eremitorio Agostiniano di Giuncheto presso Barga” – in “Giornale Storico della Lunigiana e del Territorio Lucense”, aano XI – 1961 – n.12.) pag.39 e Matteo Barsotti, “La coromazione della Miracolosa Imagine di Maria Vergine del Sasso” – Lucca 1693. Quest’ultimo autore riporta un atto del 1282 dove si ricorda “L’ Heremitorij, et loci S.Marie Magdalene de Junceto”. Anche in un successivo documento del 1° dicembre 1368 si parla dello stesso eremo e si nominano altre istituzioni garfagnine: “…locus de Buiti, de Vale Bona Garfagnane, et de Iunceto Lucani Districtus”.
N.78Tale manoscritto appartiene al Sig. Antonio Mordini di Barga. La presente citazione si riferisce alla c. 3 Cfr. anche l’Arrighi alla pagina citata.

Come abbiamo visto si parla del Terrilogio ma non si dice del suo autore.
Recentemente ho cercato di rintracciare il Terrilogio presso l’archivio Mordini di Barga ma, nonostante la grande disponibilità degli attuali discendenti, non mi è riuscito trovarlo.
Ora, come già detto, prima di passare a qualche notizia sui Terrilogi che il Cecchi fece per la parrocchia di Barga e i Canonici del Duomo, penso siano opportune alcune note biografiche sul personaggio.

L’INGEGNO E LA SFORTUNA.
CHI ERA DOMENICO CECCHI DI CASTIGLIONE LUCCHESE.

Domenico nasce a Castiglione Garfagnana, allora vicaria lucchese circondata dallo stato Estense, il 1° ottobre del 1678 quale secondo genito, ma primo figlio maschio di dieci fratelli, da M° Lunardo di M° Domenico Cecchi e da Giovanna del sergente Matteo Morganti, entrambi di Castiglione Garfagnana.
Niente sappiamo della sua infanzia e gioventù, ma pare che imparasse l’arte del cartografo dal compaesano Giovanni Battista Pieri, che per vivere svolgeva l’attività di cerusico nel Castello, infatti nei suoi primi lavori è evidente lo stile imparato dal maestro. Comunque ci sono altre tracce che ci portano a credere che avesse compiuto degli studi di un certo livello nella cartografia, anche perché in una carta si appella Ingegnere e Architetto e nel frontespizio del libro “Lucimetro” Geometra e Architetto. Come discendente posso solo dire che nella mia famiglia c’è sempre stata la memoria di un antenato Ingegnere e Architetto.
Per conoscere la storia familiare dei Cecchi di Castiglione, del ramo del cartografo Domenico, della sua discendenza e della sua arte, rimando il lettore alla lettura del libro voluto dal Comune di Castiglione e curato da Samuele Cecchi: “Domenico Cecchi da Castiglione, cartografo e agrimensore del XVIII secolo”.
Tra il 1707 e il 17o8, dopo una presunta vita di frate o di studente in qualche seminario, abbandonata l’idea ecclesiastica si unisce in matrimonio con Maria del caporale Piero Giovannoli di Castiglione. Ebbero sei figli, dei quali un Pietro Lunardo e il di lui figlio Ascanio, seguiranno le orme di Domenico esercitando negli anni l’arte del Perito Agrimensore.
Domenico nel 1713 compila il suo primo Terrilogio per l’Opera di S.Michele di Castiglione, scontrandosi coi livellari, che in mancanza di precisi ricordi, agivano da sfruttatori dell’Opera. Nel 1714 col grado di sergente è chiamato a far parte del Consiglio del suo Comune e della Vicaria. Dotato di una buona istruzione e di un carattere, presumibilmente, fortemente volitivo, qui incomincia a vivere dei momenti molto gravosi che lo porteranno nel 1728 all’esilio dalla sua Terra.
L’inizio delle sue disavventure si hanno nel momento in cui il Comune decide di vendere i suoi migliori beni da alliverlarsi al popolo, terre e selve, per ripianare un debito contratto col governo centrale di Lucca. Il Cecchi da consigliere si accorge che si stanno tramando delle truffe in danno del Comune e dei suoi abitanti ad opera di alcuni dei suoi colleghi sorretti dal Commissario del castello Niccolini, i quali decidono il prezzo dei beni da vendere al ribasso del loro effettivo costo perché sono interessati a comprarli. In aggiunta va detto che in quel 1714 il Cecchi era impegnato nel redigere il Terrilogio di quei beni per conto del Comune e nelle sue misurazioni si era accorto che diversi terreni non erano più nei confini dovuti, si erano allargati. Denuncia il malaffare ma le sue accuse rimangono inascoltate, anzi gli si obbliga il silenzio in Consiglio col serrargli la bocca e in aggiunta gli si aprono le porte del carcere. Poi il Governo Centrale dovette sancire che mai più si ardisca togliere la parola ad un consigliere di Castiglione, il Cecchi in qualche misura recede, però ormai la civile armonia si era rotta e diversi sono i nemici giurati che aspettano il momento buono per rifarsi dalle sue sia pur giuste accuse.
In questi anni esegue diversi lavori cartografici di rilievo che lo pongono all’attenzione anche al di fuori della vicaria Lucchese di Castiglione: mappe di confini, una prima carta corografica della Garfagnana, carte e studi della fortezza di Castiglione, tanto da vedersi chiamato in diverse realtà della Garfagnana modenese a redigere Terrilogi per chiese e opere collegate.
Nel 1727 è chiamato a ricoprire l’incarico di camerlengo del Comune di Castiglione e ha inizio l’atto finale che lo porterà a decidere l’esilio dalla Terra. Infatti al termine del mandato, dice il Cecchi, qualcuno che era stato agevolato nei pagamenti non lo aveva saldato del dovuto e al Cecchi stesso rimase il debito e congelato ogni suo credito. Poi s’aggiunse l’infamante accusa, dice ancora il Cecchi, tramata dai suoi nemici, di aver fatto una carta dei confini di Castiglione a favore della confinante Modena: il Cecchi era diventato scomodo e la sua presenza in Castiglione turbava il “quieto vivere della Repubblica” e per non finire i suoi giorni in un carcere, anche perché non poteva difendersi dalle accuse mosse contro di lui da persone tenute “segrete” e difese per legge dal potere costituito, dopo che a suono di tamburo era stato degradato da sergente, s’allontana da Castiglione per raggiungere la modenese Castelnuovo dove consegue la patente di perito agrimensore per la Garfagnana.
Continua la sua attività redigendo due Terrilogi in Castelnuovo, poi si sposta a Barga e qui vi soggiorna circa due anni ospite del Proposto Manfredini, eseguendo nel 1728 il Terrilogio della Propositura e nel 1729 quello dei Canonici del Duomo.
Per sfuggire dalle continue molestie lucchesi: quando il Cecchi è a Barga Lucca scrive al suo Commissario di Coreglia di prestare attenzione ai suoi spostamenti, accetta un incarico a Modena di Tenente alle Porte e poi di Alfiere e qui redige la sua seconda e bella carta della Garfagnana datata 1732.
Ma il richiamo della terra è forte, sia per la famiglia, che in un certo momento lo aveva seguito, come per cercare di salvare i suoi beni confiscati in Castiglione, ed allora, tornato in Garfagnana, però a Pieve Fosciana modenese, qui inizia a tessere tutta una serie di contatti con Lucca per ricevere la grazia di poter tornare con tutti gli onori nella sua Castiglione, che in ogni mattina di sole o tra la nebbia vede sempre brillare lassù in alto. Ma riceve solo dei salvacondotti e nel 1741, l’anno del suo ritorno a Barga per comporre il Terrilogio di S.Agostino, vista persa ogni speranza del ritorno e del relativo salvamento dei suoi beni, dà alle stampe una sua “Informazione” in cui detta tutte le sue ingiuste persecuzioni, alla quale ne fa seguire un’altra in cui fa i nomi dei persecutori. Intanto continua il suo lavoro nei Terrilogi fino alla sera del 15 ottobre 1745, quando il suo cuore cessò all’ improvviso di battere. La mattina seguente fu sepolto nell’oratorio di S.Giuseppe vicino alla Pieve di S.Giovanni.
Ancora oggi, in virtù della sua arte, vive la memoria di Domenico Cecchi, per le belle carte della fortezza di Castiglione, le mappe di confini tra gli Stati allora presenti nella Valle, le suggestive carte corografiche delle Garfagnana e per i suoi Terrilogi, conservati in quasi tutti i paesi della Garfagnana, ma accostandoci a lui, non potremo mai evitare quel suo flebile lamento, che ognor sarà sempre novello.

I TERRILOGI DEL CECCHI CONSERVATI NELL’ARCHIVIO DELLA PROPOSITURA DI BARGA

Come si è detto, nel 1728 il Cecchi, esule da Castiglione lucchese, si ritrova a Castelnuovo modenese e da qui muove verso Barga fiorentina. Questo spostamento ci porta ad una riflessione: fu chiamato dal proposto Carlo Antonio Manfredini perché informato della sua maestria nelle carte, quindi pensando semplicemente di fargli rinnovare il Terrilogio dei beni della parrocchia da lui amministrata e poi dei Canonici? Oppure fu richiesta la sua arte pensando a un duplice risultato: i Terrilogi e l’idea di toglierlo dai guai in Castelnuovo per la troppa vicinanza di Castiglione?
Queste domande ci vengono spontanee nel momento in cui constatiamo che il Cecchi nei Terrilogi, quasi in assoluto, lavora per chiese e opere collegate in un rapporto direi esclusivo con la parte ecclesiastica. Quindi verrebbe da dire che in tali ambienti si muovesse a suo agio, quasi “protetto” da eventuali disturbi. Tra l’altro per tutto il tempo che stette a Barga per fare i Terrilogi visse a diretto contatto col proposto Manfredini in qualità di ospite nella sua canonica.
Per quanto riguarda la parte politica di Barga posso dire che, nelle mie ricerche sui libri del periodo, non ho mai trovato un sia pur minimo riferimento al Cecchi, né nelle delibere del Comune, né nei libri delle lettere dirette al Podestà o al Cancelliere. Solo nel Terrilogio che fece per la Propositura nel 1728 si si trova un’ accenno ai suoi rapporti con la politica locale. Infatti nell’introduzione al lavoro dice che aveva rapportato le sue misurazioni dei terreni alla misura della “Canna o Perticha” fornitagli dal misuratore Giannotti di Barga, la quale risultò diversa da un’altra che gli indicò successivamente il Cancelliere del Comune, quest’ultima da verificarsi su di un Estimo conservato nell’archivio barghigiano. Il Cecchi, dopo averne presa visione, nel Terrilogio già compilato con la “Canna o Perticha” del Giannotti, aggiunse il metodo del calcolo a quella indicatagli dal Cancelliere.

SSSSOSSSS

TERRILOGIO DE BENI STABILI DELLA PROPOSITURA
DELLA CHIESA DI S.CRISTOFANO DI BARGA
DELL’ALTEZZA REALE DEL GRAN DUCA DI TOSCANA
FATTO PER ORDINE DEL REVERENDISSIMO E DEGNISSIMO SIGNORE PROPOSTO DELLA MEDEMA INSIGNE COLLEGIATA
R° D° D° CARLANTONIO MANFREDINI
– 1728 –

Con la scritta riportata sopra, incorniciata in un bel cartiglio lavorato e colorato con inchiostri policromi, sormontato da una corona reale e i basso chiuso da un cappello prelatizio recante sotto un’aquila reale, ha inizio il primo Terrilogio barghigiano di Domenico Cecchi, il quale descriveremo nella cose più importanti o curiose.
Il libro è fornito delle sue copertine in cartone rigido e misura cm 42×28.
Le carte utilizzate sono 65, che nel verso e retto assommano a 130 pagine.
In tutto vengono descritti 118 beni.
La prima pagina non numerata è occupata dal suddetto cartiglio policromo.
A pag.1 verso si trova: 1728 Campione della Pieve segnato I m.
A pag.1 retto si trova la presentazione del metodo del lavoro e le scale usate da Domenico Cecchi: Tre Scale di Proporzione con le quali si sono fatti i Disegni delle presenti misure, misurati con la Catena secondo il declivio e positura de terreni, qual Catena è divisa in tre Pertiche di cinque Braccia per ciascheduna Pertica, della misura del Braccio comune di Garfagnana; la qual Pertica a comparazione di quella del’uso di Barga resta minore e più corta cinque Oncie del suddetto Braccio, cioè cinque Dodicesime parti di Braccio: Vedi altra dichiarazione avanti a C.48. (Che noi riporteremo integralmente a seguire, nel momento in cui andremo a vedere le curiosità più interessanti che ci offre il Terrilogio). Misurati da me Domenico Cecchi Pubblico Agrimensore di Garfagnana e tali misure si sono fatte a tenore del pacifico possesso de conduttori. Dichiarando avere repartito Pertiche 100 per ogni Staro di terra secondo luso della misura Nuova delle Terre di Barga.
Il Cecchi nella solita pagina seguita disegnando la metà di un Braccio a forma di una C rovesciata, al cui interno scrive:
Misura della metà del Braccio, diviso nella sua metà di Oncie sei, con il quale si è composta la Pertica delle suddette misure e ogni Oncia in 4 Minuti.
In fondo alla pagina: Il Repertorio de Terreni è posto in questo a C.49.
Il Repetorio de Conduttori, con le redite è posto a C.51.
A pag.2 verso si trovano raffigurate le scale metriche, rappresentate in una allegoria colorata con inchiostri policromi, consistente in due biscioni che si attorcigliano ai rami di un tronco posto in orizzontale al centro del foglio, sul cui tronco è disegnata una scala sormontata da un compasso, recante le misure: 5, 10, 15. La scala in alto retta da un primo biscione reca le misure: 5, 10, 20, 30, 40, 50, 60, 70. La scala in basso retta dal secondo biscione reca le misure: 5, 10, 20, 30.
A pag.2 retto è descritto il primo bene posseduto dalla Propositura:
Canonica con più stanze e più appartamenti, con tutte sue ragioni e pertinenze, posta in Barga sotto il Duomo luogo detto al Marzocco: quale confina, e giace, come il N°1.
Misurata con il Braccio.
Serve per uso del Signor Proposto.
A pag.3 verso, si trova: nella parte superiore del foglio il disegno del bene indicato col precedente N.1, cioè la Canonica, però vista dalla parte oggi detta di dietro che, all’ epoca, invece era la principale. Il Cecchi nel disegnare la canonica adottò un metodo che a prima vista appare strano, qualcuno potrebbe dire sbagliato, perché non è possibile vedere nella realtà tutte quante le facce dello stabile così come lui le disegnò. Allora mi pare chiaro che egli usò quel sistema per dare in una unica visione l’idea delle facce principali della canonica.
Sotto vi è il disegno planimetrico della suddivisione degli interni, semplificato tra piano terra e primo piano per la identica disposizione, e sono indicati i confini: da due parti confina con lo stabile e l’orto del Sig. Antonio Carlini, negli altri confini le strade. In alto, in un cartiglio o nastro volante, caratteristico della grafica del Cecchi, si può leggere che il bene è “Dentro in Barga”. Altra caratteristica dello stile del Cecchi sono l’ utilizzo di tronchetti nel comporre le parole iniziali dei beni descritti , le quali si ripetono nel comporre la lettera che indica nei grafici dei terreni dove sia Ponente, Levante, Settentrione e Meridione.
A pag.3 retto, col bene indicato col N°2, ha inizio l’elencazione dei diversi beni terrieri posseduti dalla Propositura.
Salvo qualche eccezione, sul retto di un foglio è descritto dove si trova il bene, quanto misura, chi lo conduce, quanto rende e il tipo di contratto. Si nota che il Cecchi riferisce ogni singola misurazione al cifrario di un certo Libro H, consistente in un precedente Terrilogio tenuto per riferimento.
Sul foglio seguente, alla pagina al verso, si trova la mappa geometrica del bene descritto in precedenza, il quale e sormontato sempre da una nastro volante al cui interno si dice dove sia ubicato il bene, nel caso è detto: “In Comune di Barga”.
A pag.19 retto e 20 verso si vede il vasto podere che girava intorno alla chiesa di Loppia, disegnata dal Cecchi nella pagina 19 retto. Così è descritto il bene: N° 49 – Una possessione seminativa, prativa, vignata, selvata, pascolativa, boschiva con alberi, viti, frutti, olivi, balzi, dirupi, fossi, strade, iara e fiume, con la chiesa, campanile, canonica, sagrato, cori e orti per uso del sig. Rettore. E casa e capanna, metato e orti per uso del contadino con tutte sue ragioni e pertinenze, luogo detto a Loppia. Confina e giace come il N°49.
A pag 27 retto, al bene N°75 si ha il ricordo della vecchia chiesa di S.Regolo di Catagnana: “Sito, cioè le mura della chiesa vecchia di S.Regolo di Sommocologna, luogo detto a Catagnana. Confina e giace come il N°75”. Nella successiva pagina, 28 verso, si può vedere lo schizzo planimetrico della chiesa, che si componeva di una stanza con abside. Credo si voglia dire col termine “sito” le dirette dipendenze della chiesa, forse disfatta, cioè, poco oltre il perimetro della chiesa. Senz’altro il luogo venne a far parte dei beni della parrocchia e salvaguardato dalla stessa da eventuali abusi.
A pag.31 retto, al bene N°85 si ha il ricordo della vecchia chiesa di S.Quirico sopra Castelvecchio: Sito et attenenze della chiesa vecchia di S.Quirico sopra Castelvecchio”. Nella pagina seguente, 32 verso, possiamo vedere lo schizzo planimetrico della chiesa e anche qui osserviamo che era consistenze di una stanza, un poco più grande di quella di S.Regolo, ma con la solita abside. Anche qui per il discorso del bene, vale il solito discorso che si è fatto sopra.
A pag. 48 verso, ritroviamo l’aggiunta del Cecchi in merito alle misure adottate:
Dichiarazione aggionta sopra le Pertiche: essendo che sia stato fatto da me il computo della Perticha di Braccia cinque, come nella dichiarazione in questo a C.2 con la Perticha del uso di Barga, e trovata questa essere maggiore Oncie cinque di Braccio, per l’esperienza fatta sopra una Canna o Perticha del mesuratore Giannotti per non havere allora altro lume, e secondo tal computo avendo trovato essere maggiore la superficie della Perticha di Barga Braccia 4 e 1/6, la reduzione della presente opera è stata fatta con tal regola.
Ma il 1729 in fare altre misure, venuto in cognizione che al’Estimo Pubblico tenuto dal Signor Canceliero, fatto il …, si trova delineato e dichiarato nel primo foglio l’ottavo della Perticha di Barga, il quale ottavo si trova essere 4 Oncie in circa di Braccio, dal che di deduce non esservi la diferenza sopra trovata di Oncie cinque, ma solo si trova la diferenza di Oncie quatro e un quarto di Oncia, di modo che la crescenza della detta Perticha di Barga non è più Braccia 4 1/6 nella sua superficie, ma solo Braccia 3 ½ per ogni Perticha.
E per essere già fatta la presente Opera, è stato necessario dichiarare che respetto alle reduzioni delle superficie non si deve attendere per causa della suddetta diferenza che la Perticha non è 5 Braccia e 5 Oncie, ma solo 5 braccia e Once 4 ¼, e volendo sapere a quanto porta la reduzione si moltlipicherà ogni Perticha superficiale per 3 ½ suo crescimento e il prodotto si partirà per 25, il quale quoziente si sottrerà dalla superficie di ogni corpo e la somma che resta saranno Pertiche ridotte al’uso di Barga, o vero, basta computare Pertiche 114 delle suddette di 5 Braccia per ogni Staro di terra, che così restano ridotte a Pertiche 100, crescendo il 14 per cento. In fede Domenico Cecchi
A pag.48 retto, inizia il: “Repertorio dei luoghi” redatto per ordine alfabetico e secondo il nome dell’area geografica, o della comunità, i cui si trova il bene, dal quale apprendiamo nomi di luoghi oggi non più esistenti, ma anche nomi che ancora si tramandano.
Tra le cose più singolari e interessanti riportiamo l’esistenza di un luogo situato “Nel Piano di Sigliari” detto “Alla chiesina di Sigliari” . Mentre “Nella tenuta di Pedona”: “Al Santo Vecchio”. “Nella tenuta di Loppia”: “Alla fontana Rognosa”. “Nella tenuta di Tiglio”: “Alla borra dei Preti” – “Al Paesello”.
A pag. 51 verso, inizia il: “Repertorio per Alfabeto de conduttori, Rendite e note de Contratti”.
In genere i contratti prevedevano una rendita al Proposto. Per esempio Cristofano di Giovanni Gelmetti per il bene avuto con contratto del 1660 doveva al Proposto Stara 2 di farina di castagne e 2 polli. Invece per il contadino che teneva il podere di Loppia si dice che lo conduceva a mezzadria, cioè metà del raccolto annuale andava al Proposto. Per qualche bene il contratto diceva che si dovesse solvere l’allogazione pagando dei denari. Per esempio Antonio Giorgetti per due beni avuti doveva £ 22. Qualche volta alla voce Rende segue il silenzio.
A pag.64 verso abbiamo il: “Ristretto dell’ Entrata”, ma ad ogni singola voce segue il silenzio.

SSSSOSSSS

TERRILOGIO DELLI BENI STABILI DEL CAPITOLO
DE SIGNORI CANONICI DELL’INSIGNE COLLEGIATA
SOTTO IL TITOLO DELLA SANTISSIMA CONCEZIONE
NELLA CHIESA DI S.CRISTOFANO DI bARGA
– 1729 –

Il Terrilogio ha la sua copertina in cartone rigido e misura 42×28.
All’interno inizia con la dicitura riportata sopra, la quale è inserita all’ interno di un cartiglio colorato con inchiostri policromi.
Le carte utilizzate sono 28 per 56 pagine in tutto.
I beni censiti sono N°32.
A pag.1 verso troviamo: il cartiglio colorato con inchiostri policromi, recante in alto, al centro, l’immagine stilizzata della S.S.Concezione. In basso, all’interno di un più piccolo cartiglio, l’anno della compilazione del Terrilogio: 1729.
A pag.1 retto, si trova la presentazione del metodo usato nel lavoro e le scale usate da Domenico Cecchi: “Tre scale di proporzione con le quali si sono fatti i disegni delle presenti misure, misurati con la Catena secondo il declivio de terreni, qual Catena è divisa in tre Pertiche di cinque Braccia per ciascheduna Perticha, della misura del Braccio comune di Garfagnana, essendo della medema misura il Braccio di Barga: la qual Perticha a comparazione di quella del’uso di Barga resta minore e più corta 4 Oncie e un quarto di Oncia di Braccio.
Misurati da me Domenico Cecchi Pubblico Agrimensore di Garfagnana, e tali misure si sono fatte a tenore del pacifico possesso de conduttori: dichiarando avere ridotte le superficie al’uso di Barga e repartito Pertiche 100 per ogni Staro di Terra.
Il Repertorio de terreni è posto in questo a C.28.
Segue una grossa C rovesciata indicante la misura del mezzo Braccio, con all’interno: “Misura della metà del Braccio, diviso in Oncie dodici, e ogni Oncia divisa in quatro minuti, con il quale si è composta la Perticha delle suddette misure”.
A pag. 2 verso, grafico delle scale usate. Dall’alto in basso si legge nella prima scala: “Scala di Pertiche 57”. Nel mezzo: “Scala di Pertiche 30”. Sotto: “Scala di Pertiche 17”.
A pag.2 retto, inizia la descrizione dei beni, che nel retto del foglio vengono descritti secondo le voci usate nel Terrilogio precedente, mentre nel verso vicino, si dimostrano geometricamente nelle loro misure e confini. In alto si ritrova il solito cartiglio o nastro volante, al cui interno si dice dove sia il bene: “In Comune di Barga”. Anche qui ritornano, come in tutti i Terrilogi del Cecchi, le lettere iniziali formate da tronchetti, così come la lettera che indica il punto cardinale della disposizione del bene.
Vediamo ora di cogliere qualche curiosità che ci presenta il Terrilogio.
A pag.9 verso, si trova una curiosità che merita di essere riportata. Siamo a dimostrare geometricamente un bene composto: “”..di terra selvata, con prato, pastura e balzi, con capannella per le foglie, luogo detto in Nebbiana alla Fontana de Funnori..”. Ebbene, ai confini del bene il Cecchi dimostrò l’esistenza di una: “Chiesina de Pistoia detta de Franchini”, posta all’incrocio di due strade.
A pag.9 retto, si parla di un bene di vaste proporzioni in luogo detto: “Gragnana e Montevano”. Nella successiva pagina, a 10 verso, nella dimostrazione geometrica, vediamo che nella parte terminale del bene, a meridione, si trova una ignota “Chiesina” posta all’incrocio di quattro strade.
A pag.14 retto, si trova un’altra curiosità che merita di essere anch’essa riportata. In questa pagina si sta parlando di due beni in località Pegnana, nella montagna di Barga. Ma vediamo nella succevviva dimostrazione geometrica dei due beni in cosa consiste la curiosità .
A pag.15 verso, abbiamo nella dimostrazione sopra ricordata e vediamo che a confine di un bene: “Selva in detto luogo (Pegnana n.d.r.) detta la Fredda”, vediamo raffigurata dal Cecchi una casa con sopra scritto “Bottega”, situata in un terreno degli eredi di “Maestro Marco Marchetti”.
A pag.27 retto, “Repertorio de terreni e luochi che sono nel presente libbro”.
La maggior parte dei beni sono elencati in Nebbiana: 7 – Gragnana: 6 . Mentre 3 beni si trovano a: Sommocolonia, Pegnana e Gragno.

Pier Giuliano Cecchi
Barga – settembre 2008.

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