La storia del Muro della Ripa

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Gennaio 2011: il recente crollo dello spigolo del primo dei dodici archi costruiti tra il 1936-37 a protezione della rupe di Barga, detta comunemente La Ripa, dopo questo ennesimo campanello d’allarme -seppure ritenuto sciagura naturale di non grande entità – proprio per i precedenti (Frana da togliere e altri accidenti del passato) pensiamo meriti tutta l’attenzione degli organi preposti alla tutela del territorio, affinché l’intera struttura e la Ripa che quegli archi proteggono

da eventuali disastri siano sottoposte ad un vigile ed accorto controllo, per poi passare ad una ripulitura degli stessi archi dalle infestanti e pericolose piante che li stanno sovrastando.
Sulla storia della costruzione dei 12 archi -all’inizio erano 14- corrono in Paese diverse tesi. Con il presente opuscolo è mio desidero offrire alle discussioni il supporto della storia.
Pier Giuliano Cecchi

LA STORIA RACCONTA
NEL 1936-37 SI COSTRUISCONO GLI ARCHI
SOTTO LA RIPA
PER LA SICUREZZA DEL COLLE SU CUI SORGE IL DUOMO DI BARGA
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Il 7 settembre 1920 un terribile terremoto scosse tutta la Valle del Serchio causando a Barga il crollo di qualche casa nel quartiere di Porta Macchiaia, precisamente alcune di quelle che si affacciavano sulla Ripa da via della Speranza, la strada che dalla vecchia porta sale sino alla piazza S.Felice o Verzani.
Altri furono i danni alle case in genere di Barga, tanto da doverle legare da un muro esterno all’altro parallelo con dei “quadrelli” di ferro passanti sotto i pavimenti, all’esterno bloccati, nell’occhiello appositamente fatto, con l’incastro di altro “quadrello” di ferro di circa un metro affusolato agli estremi che, visibilmente -perché sono ancora in essere- sembrano grandi e plananti rondini stranamente disegnate sui muri di tante, se non quasi tutte le case del centro storico e sono ancora in essere sul campanile del Duomo.
Tra le costruzioni gravemente danneggiate da quel terremoto si annoverò, appunto, anche il nostro Duomo, con il crollo della parte tergale e altre lesioni diffuse in tutto l’edificio.
Nel 1921 furono eseguiti alcuni restauri (si adottò anche l’artifizio delle leghe metalliche) che risultarono dei palliativi rispetto alla reale necessità, anche perché la sua stabilità era già stata in parte compromessa da altri terremoti, specialmente da quelli avvenuti tra il 1740-46, i quali resero necessari dei barbacani d’appoggio dalla parte del SS. Crocifisso con chiusura dei finestroni, ma anche quelli del 1902 e 1913 dettero delle possenti spallate all’antico monumento.
Dopo la straordinaria scrollata e relativi crolli del 1920, con il successivo rattoppo alla struttura, sempre più prese campo l’idea che occorresse un progetto di restauro ben più ambizioso, il quale fu avviato nel 1923 dall’operaio Morando Stefani, a cui seguirono verifiche e perizie esplorative tanto negative da imporne la chiusura. Il progetto del nuovo restauro fu pronto nel 1926 ed ebbe inizio nel 1927.
Credo non occorra ripetere quanti e quali interventi furono eseguiti alla massima chiesa di Barga da quel 1927 sino al 1939, anno della riapertura ai fedeli, tanto sono noti ed anche perché non sono l’oggetto del presente articolo.
Diremo solo che investirono tutto del monumento: dalla accurata rivisitazione dell’edificio, con smontamento di alcune facciate, al totale restauro secondo i canoni dell’arte romanica. Un’operazione che tenne conto anche di un’immagine antica in tavola conservata nel Duomo, la Barga cinquecentesca raffigurata nel sec. XVI tra i santi Rocco, Giuseppe e Arsenio, che voleva il ritorno della sommità del campanile, dal tetto romanico, ai merli guelfi, che tutti sappiamo essere un antico particolare “politico” che capiremo subito a seguire.
Merli probabilmente risalenti a tempi ancor più remoti rispetto al quadro, cioè a quando Barga fu accolta sotto le insegne della guelfa Firenze e forse adottati (o imposti) in occasione di qualche restauro al campanile, frequentemente soggetto, come nei secoli successivi, ai fulmini che lo danneggiavano. Questa supposizione ci viene dall’osservazione dello Statuto di Barga del 1360, attuato circa vent’anni dopo l’entrata della Terra nei domini del Comune di Firenze, infatti nell’introduzione di quel testo si augura “mala e pestifera morte ad ogni ghibellino” e niente di più visivo che il campanile poteva far capire la scelta guelfa della Terra di Barga.

Per meglio comprendere lo stato politico di Barga in quel tempo si consideri che, al tempo del passaggio a Firenze (1331-1342), era capoluogo di una vicaria lucchese. Questo voleva dire che in qualche misura la guelfa Firenze dubitasse dei veri sentimenti dei barghigiani, perché l’azione politica esercitata dal ghibellino lucchese Castruccio Castracani (1281-1328), dal 1316 sino alla morte signore di Lucca, poteva essere ancora troppo radicata in Barga. Si ricordi che il Castracani nel 1315 aveva sconfitto a Montecatini la Lega Guelfa capeggiata da Firenze, di fatto, con l’assunzione della guida di Lucca, eleggendo la sua patria, come tutto il territorio a lei efferente, a fondamentale centro del ghibellinismo toscano. Quindi occorreva che i barghigiani dessero ogni possibile segno di vera condivisione dell’idea politica guelfa, per noi ravvisata nella visibile scelta dei merli guelfi al campanile, magari non ricostruendo dopo qualche accidente naturale il tettino romanico, oppure disfacendolo per l’occorenza narrata.
Le fazioni guelfe e ghibelline minarono i rapporti sociali in tante città, in Firenze “Giunse a tanto l’odio scambievole dei Guelfi e Ghibellini da farli aborrire perfino gli usi loro rispettivi…diverse le armi e le vesti…diverso il saluto e contraddistinti i palazzi e torri…se Guelfe, coronate da merli parallelepipedi…se Ghibelline, con merli biforcati”. (F.Fantuzzi, 1843).
Tornando ai restauri del Duomo di Barga del sec. XX, questi riguardarono anche diverse opere d’arte e soprattutto gli esterni, cioè tutto quel complesso che potremmo definire la Rocca: rampe d’accesso, muraglioni e piazzali con lo scolo delle acque piovane.
Per i lavori di restauro al Duomo e suoi annessi vedi il libro “All’ombra del Duomo di Barga” di mons. Lino Lombardi, L’Ora di Barga 1986, al capitolo “Il Duomo: ansie, preoccupazioni. Speranze”, pagg. 56, 72.
Per altri particolari del restauro vedi: “Il Duomo di Barga: storia, arte e spiritualità nei primi tre secoli dopo il Mille”, Valdilago Barga -Pontedera 2010, al capitolo “Testimonianza sui restauri (1927-39), di Antonio Nardini, pagg. 19-22.
Quando il Duomo fu ad uno stato avanzato dei restauri senz’altro a qualche ingenere, oppure ad attente personalità del luogo, corse agli occhi l’immagine del bel lavoro fatto scivolato giù in Latriani. Sì, perché c’era quella ripa dietro al Duomo, quel balzo pauroso di conglomerato, detto nello Statuto del 1360 “la rupe dell’Asinara” (forse perché sin dai tempi più antichi vi si gettavano i poveri cadaveri di quegli animali, gli asini) che ritta ritta, anche se lentamente, ognor cedeva parte del suo costrutto, con il pericolo che per altro scossone tellurico quell’erosione si avvicinasse troppo al compiuto capolavoro tecnico o, come detto, se non peggio.
Infatti andandola a visitare videro che la rupe poggiava sull’argilla, allora decisero seduta stante di rinfonzarla con un alto muraglione, gli attuali archi, prendendo anche in seria considerazione la stabilità di tutta quella parte del colle che dal nord della rupe, per levante, volgeva a sud.
Qualcuno potrà chiedersi: ma chi sorresse economicamente tutti questi lavori? Ebbene, dopo i primi tre anni di interventi dal 1927, nel 1930 Barga si trovò ad ospitare il Capo del Governo d’allora: Mussolini, essenzialmente salito sin quassù per recarsi a Castelvecchio a rendere omaggio a Maria Pascoli, ma soprattutto alla tomba del celebre conterraneo Giovanni Pascoli.
Operaio del Duomo e Podestà di Barga era l’emigrante di ritorno Morando Stefani, il quale sospinto dalla sua lungimirante indole imprenditoriale -oltrepassante ogni comune vedere- e sorretto da quel suo spirito che aveva del temerario, per la straordinaria occasione della visita, preventivamente, non lasciò niente di intentato per il Duomo. Infatti volle che Mussolini da Castelvecchio venisse anche a Barga, poi che salisse quelle scale che conducevano ai restauri, anche perché nei ministeri di Roma giaceva un’inviata perizia da finanziarsi e della quale non si sapeva niente circa il futuro esito.
Nonostante le avversità incontrate l’ebbe vinta e Mussolini salì sino al Duomo. Quando fu lassù chiese delle ovvie informazioni sullo stato dei lavori e lo Stefani senza perdere il tanto atteso e propizio attimo gli disse della pratica inoltrata al ministero. Ovviamente il Capo del Governo non potè che promettere il suo interessamento e difatti dopo un mese giunse a Barga la notizia che il Ministero dei Lavori Pubblici aveva finalmente sciolto il nodo in favore del Duomo di Barga, anzi ci fu un totale interessamento, tantoché altre pratiche di sovvenzionamento futuro trovarono le porte sfondate.
In articoli dell’epoca si citano le approssimative spese occorse per il totale restauro, dichiarate oltrepassanti il milione e mezzo (valuta dell’epoca), che rapportati ad oggi siamo sull’ordine di milioni di Euro. Diremo ancora che alla cifra concorsero anche i nostri emigranti con contributi rilevanti che versavano all’Opera del Duomo o commissionando lavori di abbellimento, ma ci furono anche sussidi di privati in loco. Nel 1936 il Comune di Barga deliberò l’arretrato del 1934 -35′ -36′ di £ 30.000, impegnandosi a contribuire con £ 10.000 all’anno sino al 1946 (sic!). Sempre nel 1936 sappiamo che il Governo partecipava alle spese con il 50%, ma ci furono anche non quantificati sussidi da parte del Ministero Educazione Nazionale. (Delibere Comunali dell’epoca). Per il rafforzamento dell’area rupestre che dalla Ripa va al Bastione di sopra, sappiamo da “La Corsonna” del 9 febbraio 1936, che le spese furono a totale carico del Governo.
Il fondamentale appoggio ricevuto dal Governo in quel 1930 sciolse ogni indugio circa i lavori da farsi al Duomo e a tutto quanto poteva interessare la sua sicurezza, come il progetto del rafforzamento e protezione della rupe che lo minacciava.
Una notizia riguardante l’interessamento del Ministero dei Lavori Pubblici alla rupe che minacciava la stabilità del colle su cui sorge il Duomo la troviamo su “La Corsonna” del 17 settembre 1933, nell’articolo “Il Grand’Ufficiale Domenico Romano a Barga”, in cui si può leggere:
“Pochi giorni fa il Grand’Ufficiale Domenico Romano, Ispettore Generale dei servizi speciali al Ministero dei LL.PP. e i Comm. Alicata, Marcellini e Faccenda si recarono nella nostra Città per visitare i più importanti lavori in corso. Accompagnati dal Podestà visitarono per primo il Duomo…Visitando la rupe bargea retrostante il Duomo consigliarono la sollecita presentazione di un progetto per il suo razionale e definitivo consolidamento…”.
A distanza di sei mesi, su “La Corsonna” del 18 marzo 1934, possiamo leggere che il progetto di consolidamento era stato fatto, presentato e finanziato, infatti nella cronaca “Visite gradite” si può leggere:
“sabato mattina, accompagnato dal Comm. Palagi Ingegnere Capo del Genio Civile di Lucca, arrivò a Barga il Grand’Ufficiale Ing. Alicata Ispettore Superiore presso il Ministero dei LL.PP., per il sopralluogo agli importanti lavori di consolidamento dell’abitato di Barga…”.
Gli iniziati lavori di “consolidamento all’abitato di Barga” sono da riferirsi al fianco del colle che sta sotto il Conservatorio di S.Elisabetta. Infatti nel diario di mons. Lino Lombardi -il proposto di Barga e fedele cronista di tutti i restauri- possiamo leggere che due anni dopo, nel 1936, si stava attuando il muraglione sotto alla “Vignola” e accennava all’inizio dell’intervento alla Ripa:
“Quaresima 1936 -…è in corso la costruzione del muraglione della Vignola…è prossimo l’inizio del rafforzamento della Ripa dietro il Duomo, per evitare eventuali frane”.
In tono contraddittorio a quanto si è detto, perché sembra che tutta l’opera sia ancora da iniziare, quei lavori furono annunciati anche da “La Corsonna” del 9 febbraio 1936, in cui si dice che:
“Consolidamento della Ripa -Quanto prima avranno luogo gl’ingenti lavori di consolidamento, eseguiti a spese dello Stato, di tutta la zona rupestre che si estende da Porta Macchiaia fino alle vetuste mura del Revellino. Con questi grandiosi lavori verrà arrestata la corrosione della Ripa ed eliminato per sempre il pericolo di franamenti che porterebbero la distruzione di tutta la zona monumentale di Barga dal Palazzo Pretorio al R. Conservatorio di S. Elisabetta.
Questi provvidenziali restauri invocati da tanto tempo, oggi finalmente, in regime fascista, saranno un fatto compiuto”.

Da “La Corsonna” del 6 giugno 1936 stralciamo brani dall’articolo che parla dei terminati lavori dalla parte della Vignola, quindi la parte sotto il Conservatorio era già fatta:
“Il consolidamento dell’abitato di Barga -Il grandioso muraglione che dalla parte di levante corona tutto il terrapieno da cui s’eleva la massa Monumentale del nostro Duomo, costituisce il completamento de pri- mo lotto dei lavori intorno alla Ripa Bargea.
Questi lavori vera- mente romani nella loro imponentissima struttura sono stati progettati dall’Ing. Capo del R. Corpo del Genio Civile di Lucca, Comm. Ingegnere F. Palagi…è in prepara-zione l’ultimo lotto dei lavori che dovrà conclu-dere questa grandiosa opera di consolidamento, così urgentemente da tanto tempo invocata, e che costituiva una spaventosa minaccia per la parte alta della nostra Città…”.
Dell’ultimo lotto che avrebbe interessato la Ripa ne aveva già parlato “La Corsonna” del 9-10 maggio 1936 con queste parole:

Consolidamento della Ripa
“Per conto del Ministero dei Lavori Pubblici sono incominciati i lavori del grandioso progetto di consolidamento diligentemente studiato e preparato dal Comm. Palagi Ing. Capo del Genio Civile di Lucca.
Questi lavori sono stati affidati alla ditta Ponzi, molto stimata ed esperta in simili imprese. Abbiamo esaminato il progetto veramente imponente, che dovrà finalmente alleviare le apprensioni del popolo barghigiano, che dai continui franamenti ed abbassamenti già presentiva la minaccia di una grave catastrofe che avrebbe colpito l’abitato di Barga, proprio nella parte più eccelsa e monumentale della Città; e ci auguriamo che detto progetto venga portato a termine con ogni sollecitudine ed integralmente con tutte quelle provvide opere di sbarramento e di canalizzazione delle acque, causa di tanti danni a tutto il comprensorio di Latriani, su cui s’erge maestosa la Ripa di Barga”.

Da “La Corsonna” del 17 gennaio 1937

IL CONSOLIDAMENTO MONUMENTALE DELLA RIPA BARGEA

LA RIPA BARGEA: “Sono terminati i grandiosi lavori di difesa dell’abitato della Città di Barga, e l’esecuzione dei medesimi è riuscita un vero capolavoro d’ingegneria e d’architettura.
Al Ministero dei Lavori Pubblici, ed in modo particolare alla Direzione dei servizi speciali, il plauso più vivo e più grato per la rapidità con la quale, una volta appurata sul posto l’urgenza di questi lavori,furono esperite tutte le pratiche, ed i necessari stanziamenti.
Al Comm. T. Palagi ingegnere capo del Genio Civile spetta il merito di avere elaborato questo progetto, che ha riscosso le unanimi approvazioni degli esperti in simili lavori; e lode al Cav. Di Maio, geometra principale, che ne curò la perfetta esecuzione.
È in corso un progetto supplettivo per tutte le opere d’imbrigliamento, con canali convogliatori e fossi di guardia, delle acque insidiose che lungo i ripidi costoni precipitano nel Rio Latriani; e che erano una delle più gravi cause d’erosione dell’alto banco, su cui posa, sovrano e mirabile a vedersi, il millenario Duomo di Barga.
Sempre ad opera del Genio Civile di Lucca è in preparazione il tracciato di una strada a piè d’opera, che oltre a raccogliere tutte le acque piovane, costituirà un sentiero amenissimo, in un oasi di verde, durante l’estate….”.

Da “La Corsonna” del 18 settembre 1938

L’IMPONENTE OPERA DI CONSOLIDAMENTO DELL’ABITATO DI BARGA
“Domenica scorsa giunse a Barga, ospite graditissimo, il Cav. di Gran Croce Domenico Romano direttore generale dei servizi speciali al Ministero dei Lavori Pubblici, per una visita al Duomo di Barga. Lo accompagnava in questa sua visita l’ispettore Comm. Ing. Antonino Alicata.
Prima di salire in Duomo il Direttore Generale espresse il desiderio di vedere i grandiosi lavori di consolidamento intorno alla Ripa. L’ispezione fu accuratissima, richiedendo informazioni e dati per i nuovi lavori, che dovranno completare le opere di consolidamento tutto intorno all’abitato di Barga, da Porta Macchiaia fino all’incrocio di via del Sasso, ed esaminando il tracciato del Viale che tutto in giro alla Ripa, dovrà allacciare tutte le opere che verranno eseguite, a completo consolidamento della parte alta della nostra città.
Promise che avrebbe dato disposizione per il sollecito inizio dei lavori supplettivi (n.d.r: vedi articolo precedente.
Al termine di questa lunga e minuziosa ispezione, dimostrandosi soddisfatto dell’ottima esecuzione dei lavori, per via della Speranza, si diresse verso il Duomo, soffermandosi in Piazza Verzani; ove fece alcuni rilievi circa l’opportunità di colmare la cavità sottostante, tra il muraglione e la casa Carciofini, dando inoltre particolari istruzioni sul modo di riempimento.
Giunto alla chiesa del Crocifisso si fermò in attento esame davanti ai muraglioni dell’Arringo che dovranno essere consolidati secondo il progetto redatto dal R. Corpo del Genio Civile di Lucca.
Per la rampa di via del Pretorio ascese in Duomo, rimanendo ammiratissimo della superba monumentale restaurazione. Volle essere minutamente informato di tuttti i grandiosi restauri eseguiti, dei materiali impiegati, di tutti insomma i particolari tecnici; esprimendo infine tutto il suo plauso per l’esecuzione perfetta di questa opera, veramente colossale, e che nel suo genere può annoverarsi tra le maggiori d’Italia.
Prima di lasciare Barga ripetè all’Operaio del Duomo l’assicurazione che i nuovi lavori di consolidamento (n.d.r.: dell’Arringo) avrebbero avuto sollecito inizio, in modo che questa grandissima opera di consolidamento venisse ultimata prima della solenne inaugurazione del Duomo di Barga, che avrà luogo il 25 luglio del 1939.
Invitato insistentemente dall’Operaio, promise il suo intervento alla inaugurazione di questa opera, che corona oltre dodici anni di passione, di fede, e d’indomita volontà”.
Dall’articolo sopra siamo venuti a conoscenza che con i lavori di contenimento della Ripa la parte sottostante fu soggetta ad una ovvia valorizzazione, così come possiamo vederla oggi, con un viale abbastanza ampio che costeggia la base dei costruiti archi sino al loro termine. Un’opera che secondo gli intendimenti -forse solo barghigiani- avrebbe dovuto proseguire per tutto il percorso oggetto dei muraglioni di rinforzo al colle, cioè sino al Bastione.
Con il pensiero di oggi possiamo dire che sarebbe stato bello avere avuto a disposizione una simile passeggiata panoramica tra il verde e a due passi da casa.
Detto questo resta da evidenziare che la lunghezza di quel viale oggi è da rendere quantomeno transitabile, dato che da un anno dall’odierno 2011 vi giace uno smottamento del terreno soprastante che ne impedisce l’accesso. Comunque, grazie ad altra disgrazia che ha smosso l’inevitabile interessamento degli enti preposti alla manutenzione del territorio, è da presumersi che presto sarà preso rimedio. Infatti una piccola parte di quegl’archi, l’angolo in alto che s’incontra venendo da Porta Macchiaia, con il tempo ha deciso di arrendersi, così franando nel viale sottastante. Tale stato delle cose ha smosso la Comunità Montana che, in questi giorni di gennaio ha deliberato la somma di 10.000 Euro.
L’evenienza dell’odierno e urgente intervento di manutenzione inevitabilmente ci porta ad analizzare ancora la storia degli archi, la quale ci dice che all’inizio questi erano 14 (vedi l’immagine tratta da “La Corsonna” risalente a quando furono costruiti), cioè due archi in più rispetto ad oggi che sono 12.
L’odierna mancanza fu dovuta ad un crollo avvenuto qualche anno dopo la loro costruzione. Si tratta dei due archi che congiungevano la struttura al muro di piazza S.Felice o Verzani.
Forse la causa del piccolo disastro fu dovuta alla realizzata idea del direttore generale dei servizi speciali al Ministero dei Lavori Pubblici Domenico Romano, il quale nel settembre del 1938 (come si è visto in precedenza) guardando da piazza S.Felice l’eseguito lavoro degli archi e vedendo che tra questi, il muro della piazza e la casa c’era un’inutile vuoto, propose il suo riempimento.
Se realmente realizzata la colmatura di quel vuoto, l’eccessiva spinta della terra potrebbe essere stata la causa del cedimento della struttura dei due archi, che non ricostruiti, con i materiali crollati furono eseguiti i gradoni a sostegno di quella parte sottostante alla casa che vi si affaccia e tutt’oggi visibili.
La rottura della struttura fu sanata all’altezza del dodicesimo arco, il primo che s’incontra venendo da Porta Macchiaia, quello che oggi in parte è franato, senz’altro usando nell’allora fase di ricostruzione dei materiali del vicino crollo.

Pier Giuliano Cecchi


Gennaio 2011

VECCHIE FRANE E LAVORI ALLA RIPA DI BARGA

Da “La Nazione” – Lucca provincia – mercoledì 4 luglio 1990

Paura per il Duomo. Si teme per i possibili smottamenti del terreno
Articolo di Luca Galeotti

Stamani, a cura dell’ufficio tecnico del Comune, sarà effettuato un sopralluogo nella zona sovrastante gli Archi della Ripa, vicino alla Fornacetta. Qui, lunedì mattina, si è infatti verificato un piccolo movimento franoso che ha però fatto temere agli abitanti della zona anche altri più grossi smottamenti.
Gli Archi della Ripa, si trovano infatti praticamente alla base del colle su cui sorge il Duomo di Barga. Furono costruiti proprio a protezione dei terreni sottostanti.
I tecnici del Comune hanno già effettuato alcuni sopralluoghi ma solo superficiali, a causa dell’asperità del terreno che ha rimandato solo ad oggi un’esplorazione più dettagliata della zona interessata.
Intanto per precauzione è stata transennata la strada sottostante agli Archi, che comunque è in disuso da diverso tempo.
Da quanto comunque hanno potuto vedere i tecnici comunali, il movimento franoso non desterebbe preoccupazioni e tanto meno potrebbe esserci pericolo per il Duomo. Si tratta, secondo gli stessi, solo di pochi sassi di conglomerato e lo smottamento non riguarderebbe in alcun modo gli stessi Archi. Dovrebbe quindi bastare solo la rimozione di eventuale terriccio o sassi rimasti ancora in bilico, per poter così togliere anche le transenne nella strada.
Il sopralluogo di stamani servirà però soprattutto per capire il motivo di tale frana, che non è certo dovuta a precipitazioni piovose assenti da diversi giorni. Secondo le prime ipotesi comunque, i sassi caduti potrebbero essere stati in precario equilibrio da diverso tempo e piano piano scivolati.

GLI INTERVENTI ALLA RIPA E AL DUOMO DELL’ANNO 1994

Da “Il Tirreno” – Mediavalle Garfagnana – mercoledì 9 marzo 1994

A Barga le opere di consolidamento. Sono iniziati i lavori per salvare il duomo
di Moreno Salvadori

BARGA – Circa due anni fa erano nate forti preoccupazioni per la stabilità del millenario duomo di Barga.
Furono infatti rilevate profonde crepe sia nei muri della monumentale chiesa che in quelli che sostengono il grande magnifico piazzale dell’Arringo.
Anche la rupe sulla quale fu costruita la cattedrale barghigiana, dette qualche segnale di cedimento e si verificarono piccoli smottamenti di terreno che furono però giudicati dai tecnici, di carattere superficiale.
Questi fatti cui la stampa dette ampia risonanza, attivarono le varie istituzioni che avevano competenza in merito, e ora sono in corso lavori di notevole portata che dovrebbero eliminare il pericolo di cedimenti del terreno su cui poggia l’antica costruzione.
Canalizzazione delle acque pluviali su tutta l’area del piazzale dell’Arringo; disfacimento, rifacimento e impermeabilizzazione dell’intero lastricato antistante la facciata del Duomo; rifacimento della scala di pietra che sale al prato degli Avelli e consolidamento dei muri di sostegno al piazzale, sono i lavori attualmente in corso per i quali si prevede il completamento entro la prossima estate.
Più sicuro e rimesso a nuovo apparirà dunque il piazzale dell’Arringo, dal quale si godono panorami di rara bellezza.
Ma anche la rupe su cui è stato costruito il Duomo di Barga, è stata interessata da importanti lavori di ripulitura.
La Comunità Montana della Media Valle del Serchio aveva infatti stanziato, per l’anno 1993, una somma di oltre trenta milioni, per procedere alla ripulitura degli archi in muratura che sostengono la stessa rupe, archi di non poca bellezza architettonica che col tempo erano quasi scomparsi dalla vista, ricoperti da una folta vegetazione spontanea che rischiava di comprometterne la stabilità.
Con un progetto degli uffici della Comunità e l’opera degli esperti operatori dell’impresa Cvt, gli archi sono ora tornati liberi e si mostrano nella loro imponenza.
Il progetto prevede anche la ripulitura di quella parte di boscaglia incolta che è posta subito prima della serie degli archi rendendo così godibile alla vista un tratto della costa retrostante il colle di Barga che appariva abbandonata.
Una volta che tutto sarà sistemato e ripulito, sembra che l’Amministrazione comunale intenda mettere in opera un impianto di illuminazione di tutta la rupe in modo da rendere una suggestiva visione notturna si una parte di Barga ora completamente dimenticata, ma che un tempo fu oggetto di particolare attenzione, tanto che vi fu iniziata la costruzione di una strada con la quale si intendeva realizzare una via di circonvallazione del centro storico dal Borgo del “Sasso” a Porta Macchiaia.
Una vecchia idea che potrebbe essere anche ripresa da qualche amministratore lungimirante e attento ai problemi della circolazione nel centro storico.

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