Il mio saluto ad Aldo

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Oramai è passato un po’ di tempo da quando Aldo ci ha lasciati. Anche se al solo pensiero mi sudano le mani e mi sento una pressa sul petto, posso dire che la vita è ripresa, nella sua quotidiana banalità. Adesso posso trovare la forza e la lucidità per scrivere due righe. Tutto sommato, credevo di essere abituato alle malattie incurabili e ai conseguenti lutti, ma questa volta è diverso. Questa volta mi aspettavo di vederlo tornare da un momento all’altro, con i suoi occhi verdi e il suo sorriso a metà. Invece mi è toccato assistere al suo ingresso nel gorgo in cui si scende muti.

Giusto il tempo di capire l’entità del dolore che mi attendeva e mi sono accorto di quante cose facesse Aldo per la sua famiglia, in particolare per il piccolo Isaia. Al tempo stesso, ho capito quanto sia rimasto di Aldo a Barga, e perché noi tutti siamo così legati alla nostra cittadina.

Sono ricomparsi dal nulla gli amici di una vita. Mi hanno abbracciato con gli occhi rossi e mi hanno dato aiuto. Da chiunque mi abbia offerto un’unghia ho preso con gratitudine l’intero braccio (ve lo restituisco, prima o poi, promesso!).

Ma la sorpresa vera è venuta dalle istituzioni. D’altronde, da un’amica un po’ te lo aspetti, che arrivi con il suo abbraccio caldo a offrire una spalla su cui piangere, che si dia da fare per toglierti dai guai. Ma dalle istituzioni, no. O almeno, io non me lo aspettavo. Eppure è successo. La scuola, la ASL, il comune, e altre che ora non ricordo: come dei vecchi amici, mi hanno cercato, e mi hanno detto hai bisogno di me, ci sono. Ma c’è un di più, grosso come una casa, grosso come Casa Pascoli, come il Duomo (piccolo il mio, grande il nostro). Ho preso coscienza in questo frangente, e l’ho fatto con piacere, che le istituzioni sono mosse dalle persone, e quando queste persone non si limitano a svolgere il proprio lavoro, ma prendono il cuore in mano e lo scaraventano oltre ogni ostacolo, ecco, in questo momento le istituzioni si trasformano, e fanno molto più del loro dovere. Diventano come quei vecchi amici che di nascosto ti rimettono i soldi in tasca, dopo che ti hanno concesso di offrire da bere. Ma io ho vi ho visti, e ve ne sono grato.

Ecco, queste poche righe un po’ sgangherate sono il mio modo di salutare Aldo, che ancora una volta mi ha aperto la strada, mi ha mostrato come si fa, ha voluto essere il primo, ha voluto che io guardassi, per poter essere poi pronto. Grazie, Aldo, non te l’ho mai detto, ma grazie. Approfitto infine di questo spazio per ringraziare chi, personalmente o istituzionalmente, ci è stato vicino. E’ stata una vicinanza molto apprezzata, davvero. Ecco, questo è successo a Barga nel 2023, l’anno più brutto della mia vita. Nell’anno in cui il mio passato è stato in un certo senso cancellato da Barga, grazie ai miei concittadini ho riscoperto l’orgoglio di essere barghigiano.

Fabio Marroni

Commenti

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  1. Non ci possono essere altre parole. Solo un abbraccio, forte


  2. Un abbraccio forte Fabio.

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