Ricordi fornacini: “All things must pass” (tutto deve passare)

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Eh sì!

Mi va di aggiungere anche a me qualcosa della mia Fornaci, come ha fatto l’amico Walter sull’onda della lettura del libro ben confezionato da Sara Moscardini e collaboratori.

La lettura, le foto, “stuzzicano” tantissimi altri ricordi che è giusto raccontare, certo che farà piacere a molti fornacini. Lo faccio non con nostalgia e rimpianto, ma consapevole che tutto passa e cambia come mi è venuto subito in mente pensando all’album di George Harrison; fa bene ricordare, rivivere, senza però “come era bello allora” o “be’ mì tempi”, ma vivendo “qui e ora” perché tutto deve passare, anche se non dobbiamo dimenticare… Ho vissuto i miei primi vent’anni in via Provinciale 112, nella casa che piano piano, col passare degli anni cambiava aspetto…Dietro casa, nell’orto, ero un bimbetto e giocavo a pallone, spesso da solo, schivando le galline che spaventate, interrompevano i loro pranzetti nell’erba e facendo telecronache ad alta voce delle mie immaginarie partite. Facevo il mio “giro d’Italia” usando i tappini delle bibite, sui quali all’interno, incollavo le foto dei miei eroi ciclisti di allora: Gimondi, Motta, Adorni, Eddie Merckx. Annotavo su un quadernino l’andamento quotidiano e le vittorie delle varie tappe. Con gli amici più grandi di me, Franco Guerrini, Riccardo, Giorgio, Mauro, Orlando Salotti, giocavo in via provinciale davanti casa, facendo le porte nella strada, tanto al massimo poteva passare una macchina ogni quarto d’ora, oppure facevo  scorribande in chiave western o poliziesca, usando le nostre pistole giocattolo preferite: la Susanna a 12 colpi (rigorosamente col manico di legno) o la Cobra o la Jaguarmatic. C’era poi anche l’aspetto musicale: suonavo spesso i tamburi del Dixan, ma senza successo, nel vialetto di casa cosparso di ghiaia, davanti alla capanna dove il nonno Nello teneva i conigli e la legna. Poi sono passato alla chitarra con maggiori soddisfazioni.

Ricordo con grande affetto, persone e personaggi tipici della nostra infanzia: Cesilio, nonno dell’Annagrazia Lucchesi: aveva sempre un mozzicone di sigaro in bocca, Anna Casillo, il maresciallo in pensione Del Pianta che partiva sempre con la sua vespina in seconda e non ho mai capito perché, la Vera e il Giovanni, il Falchi, l’Annagrazia, Mario Ulivi e Doli e  Laura Giannetti, che nelle sere d’estate ci deliziava con il suo pianoforte suonando con la finestra di sala aperta…ricordo le canzoni di Mina e quelle del film Disney di Mary Poppins, cantate molto bene da Laura, il pallaio delle bocce del Bruno Salotti e del Giannetti, rigorosamente “pettinato” giornalmente e levigato con il bidone vuoto  del gas; in quel pallaio di terra rossa era rigorosamente proibito mettere i piedi! Nel 1973 fui inviato, con molto piacere, a Tamaqua in Pensylvania, in vacanza dal cugino del nonno Nello, Giovanni Da Prato. La mia vita e i miei ricordi sono sempre contornati dalla musica e dalle canzoni: erano gli anni di “my love” di Mc Cartney, “Minuetto” di Mia Martini e “Il mio canto libero” di Battisti. Quel viaggio mi cambiò molto anche perché l’amica Tessie diventò dopo quell’anno, qualcosa di più. Lo zio Giovanni, così lo chiamavo io, era una persona stupenda e mi inviò una settimana da Tessie, dato che spesso in casa parlavo di lei. Mi disse: ho capito chi è, si tratta della nipote della “Mena” – cioè la bisnonna della Tessie. – Ci penso io ! – E mi pagò il viaggio aereo Filadelfia – Chicago…

Quando arrivai, mi scortarono due hostess, perché Giovanni mi aveva raccomandato, probabilmente elargendo una bustarella…Tessie se la ride ancora ripensando a quella scenetta di me diciassettenne, scortato da due hostess…Il resto è storia! Dagli anni ’80 mi sono trasferito nell’Aia del Begna, nella casa della famiglia di mia moglie che nel corso degli anni abbiamo aggiornato e modificato adeguandola alle esigenze. Quello era il regno del “Begna”, del figlio “Tono”e del nipote “Grolla”. L’aia era in terra battuta e divenne il campo di battaglia di vent’anni di feste dirette in modo impeccabile dal babbo Elio Rigali: “ Cena nell’aia”, “Estate Cinema”,”Natale insieme”,”L’aia d’argento”  “il Fornacino dell’anno” e tanto altro ancora…

Quelle che pubblico sono le foto, approvate dai soggetti ritratti, durante una calda giornata estiva. Non so molto del Togno, ma spesso veniva nell’aia a confidarsi con l’amico “Tono”. Questi scatti rappresentano per me uno straordinario ricordo di due personaggi unici, mitici direi. A quei tempi non c’era la foto digitale, erano gli anni ottanta e ricordo che imbracciai la mia Olympus om1 reflex, rigorosamente manuale, avevo dentro un rullino in bianco e nero Ilford e quei due che erano seduti davanti alla capanna del Tono mi autorizzarono a ritrarli. Ma il Tono fece di più ad un certo punto prese in collo il Togno e quella fu l’apoteosi di una giornata unica. Combinai adeguatamente diaframma e tempo di scatto, tenendomi leggermente sotto con la lancetta dell’esposimetro: con la mia olympus sapevo già quando faceva clic, ciò che sarebbe successo su carta…

 

 

Commenti

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  1. DANIELE BALLATI


    Complimenti a GABRIELE per la sua organizzazione mentale e per i ricordi di tantissime persone che anche io adesso, dopo lo stimolo di Gabriele, ricordo con piacere !
    Grazie, Gabriele dell’imput mentale!!!!!!!!!😍

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