La mostra Nuova Barga, tra Liberty e stile eclettico il 26 settembre chiude al pubblico

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Una straordinaria galoppata culturale, conclusasi con la mostra che “La Nuova Barga”, è stata quella intrapresa dalla Fondazione Ricci e dalla locale Sezione dell’Istituto Storico Lucchese, entrambi operanti nella stessa Barga. 

Era il 12 febbraio 2019, ancora non entrati nel pieno della pandemia, quando guardandoci negli occhi tra Cristiana Ricci, Sara Moscardini, Ivano Stefani e lo scrivente, dopo che da qualche giorno Cristiana aveva espresso l’idea di un cammino tra le ammiccanti ville e villini di Barga e del Comune, che decidemmo di iniziare con una prima uscita di perlustrazione. Un primo e semplice atto che ci conducesse a riuscire a ritessere storicamente e visivamente nel presente, quanto ancora, molto, si lasciava ammirare e che mai aveva trovato uno sviluppo d’indagine e quindi di approfondita conoscenza e il tutto, poi, da tradursi dall’iniziale studio in una mostra e poi in un libro. Il gruppo poi si è ampliato ad altre collaborazioni, come Caterina Salvi, Maria Pia Baroncelli e Leonardo Conti.

La “Nuova Barga” è quella parte della cittadina che sta sotto il castello, il tutto dominato dal romanico Duomo e che si estende dal viale Cesare Biondi e adiacenze, passando per il Giardino, arrivando in tutto il viale che solca il Pian Grande, per poi arrivare sul Fosso e scendere verso Fornaci, dove, ai lati della strada, anche qui si affacciano diversi villini.

Dal titolo uno potrebbe pensare che si parli solo di Barga, di quando agli inizi del Novecento s’iniziarono a insediare le prime e nuove costruzioni che andarono a contornare la Vecchia Barga. Non è così, perché il titolo è stato solo un modo, un’idea, utile per sintetizzare un lavoro che invece si espande anche a parte del territorio comunale, da Santa Maria a Castelvecchio Pascoli, come da San Pietro in Campo – Mologno a Fornaci e sino a Filecchio.

Proprio una bella galoppata che, con quanto diremo, rivelerà tutta la sua importanza. Infatti, e ciò qualifica la cosa, che mai prima di ora era stato intrapreso un simile studio a così vasto raggio con risultati che crediamo soddisfacenti. Come detto tra giorni si chiuderà la mostra, che però non sarà smantellata ma resterà in essere per le scuole di ogni ordine e grado non solo del Comune di Barga ma dell’intera Valle del Serchio e Garfagnana sino alla fine di ottobre, cosicché, anche le giovani generazioni che man mano crescono avranno l’occasione di apprendere tutta questa novità edilizia e artistica, che si sviluppò, più o meno, in ogni dove d’Italia, essenzialmente grazie a chi emigrò in cerca di fortuna per le vie del Mondo, che tornati con una buona fortuna, vollero quanto oggi ancora ci affascina e rende piacevole una passeggiata nei nostri paesi.

Chiude la mostra al pubblico e di là dalla possibilità offerta dalla Fondazione Ricci alle scuole di poterla visitare, ovviamente su appuntamento, comunque resterà aperto un capitolo che troverà la sua fine con la realizzazione del catalogo. Un libro in cui sarà fermato nel tempo a venire il lavoro svolto e più che altro tutta quella storia delle persone, delle famiglie che hanno voluto tanta bellezza esteriore e negli interni dei villini e ville, avendo sperimentato di persona che ciò che ancora si conserva, questo va detto, è ancora gelosamente custodito.

Giunti quasi alla fine di questo percorso espositivo ci preme di ringraziare tutti coloro, le famiglie, che ci hanno favorito l’accesso agli ambienti e permesso di fotografarli, di fermare con uno scatto tanta bellezza per poi esporla prima e dopo di pubblicarla, fornendoci anche utilissime informazioni. Inoltre un grazie vada alle molte persone che in qualche e qualsiasi modo ci hanno aiutato nelle ricerche storiche, dal Comune di Barga, alle Parrocchie, ai semplici cittadini animati dall’idea di contribuire a far progredire il progetto.

Ci piace fare anche qualche nome di chi ha collaborato con tanta passione e allora citiamo Fiorina Serafini Del Checcolo, oggi è da non molto scomparsa, che ci aprì completamente l’accesso ai ricordi di famiglia. Figlia di Giovanni Celestino Serafini, questi aveva fatto costruire il suo villino quasi all’apice dell’allora viale Littorio, salendo a sinistra, ancora esistente dei coniugi Marchetti-Da Prato, poi si fece costruire la celebre e celebrata Arabesca, quella costruzione che in tutto ricorda l’oriente or ora citato nel nome della costruzione. Per esempio, dalle notizie di Fiorina siamo arrivati a conoscere anche parte della storia della singolare palazzina che oggi ospita l’Oreficeria Notini al Giardino, singolare per le sue belle maioliche della famosa ditta Liberty di Galileo Chini, la Fornace di San Lorenzo (Mugello). Infine anche la storia di Villa Germana in via della Crocetta, dove abitò con la sua famiglia per molti anni e di cui era parente dei costruttori, un Tognarelli Filippo e appunto la moglie Turicchi Germana. Da Tognarelli Filippo tramite queste informazioni, si riuscì a passare al fratello Giovanni che aveva fatto costruire l’attuale Villa di Riposo Giovanni Pascoli.

Credo si sia capito come si sia evoluto in parte lo studio delle committenze, cioè, stando attenti a ogni minima informazione che potesse condurci a scoprire la storia nascosta in un’altra villa che ci ammiccava seducente ma che non presentava alcun appiglio tale da condurci all’obiettivo.

Importante è stato anche l’apporto dato dai discendenti del geometra comunale ed anche in privato, Giuseppe Santini. Uno dei due progettisti di villini e ville, l’altro fu l’Ing. Cantella.

Abbiamo esposto un solo caso di un contributo dato dai cittadini al progetto ma ovviamente sono molti e diversificati e tutti importanti, come per esempio le informazioni avute da Cesira Cabrelli e Giorgio Brogi, che avendo una veneranda età e un’ottima memoria, i loro ricordi sono stati molto illuminanti.

Concludendo questo excursus ripetiamo i nostri ringraziamenti a tutti, comprendendo anche le fonti dell’informazione, cittadini, enti e possiamo dire, che ultimato il lavoro, Barga e il suo Comune avrà nelle mani un’opera che certamente si tramanderà nei tempi a venire a testimonianza di una grande, bella e anche triste avventura umana che però fece bella l’Italia: la novecentesca emigrazione.

 

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