Storie di Barga: così nacque il Museo (terza e ultima parte)

-

Riprendiamo per la terza volta la via delle memorie più lontane che portarono all’attuale Museo Civico del Territorio di Barga intitolato al prof. Antonio Mordini, che è situato lassù sul Colle sacro alla storia di Barga. È Questa Terra un antichissimo lembo di terra garfagnina, anche se oggi definire tale quest’area si rischia di essere faziosi, fuori ma anche in casa, ma la storia geografica e storica non si può cancellare e ciò le spetta a pieno titolo. Vediamo adesso, dove si era rimasti con il nostro racconto, ossia, all’opuscolo voluto dal Gruppo e dal Comune di Barga perché le storie e le cose fatte nel recenti anni di allora fino a essere concretate in quel 1993, restassero a futura memoria.  

Allora, da quella raccolta degli interventi intende lo scrivente riprendere alcuni passaggi che chiariscono del tutto ciò che tennedesta l’attenzione del Gruppo, finalizzata alla costituzione del Museo. In pratica durante l’anno 1970, sulla scia di una saputa Necropoli Ligure nella montagna di Barga, esattamente in Val di Vaiana, elementi del costituito Gruppo Ricerche risalente al precedente anno 1969, in quel sito, dopo ricerche sul posto,avevano trovato una Tomba Ligure completa e una vuota. Questo ritrovamento fu presentato alla Soprintendenza ai Beni Storici Archeologici, che sua volta inviò a Barga il vice soprintendenteDott. Monaco per una verifica sul campo. Tornato in sede il vice soprintendente, ecco che il Gruppo ottenne dal soprintendente e per scritto la possibilità di tenere in loco quanto ritrovato con la clausola: salvo altre eventuali decisioni in merito. In pratica si poteva decidere di far giungere a un qualsiasi museo, anche regionale, quanto apparteneva a Barga, quindi privandola di un suo bene storico molto eloquente. Questo poi accadde per un’altra Tomba Ligure rinvenuta casualmente l’anno 1976 nei pressi del complesso turistico Il Ciocco, quindi per ovviare a tale possibile decisione occorreva che in loco si organizzasse un museo, che facesse decidere di lasciare definitivamente a Barga le tombe liguri. Realizzato il Museo, non solo le due tombe liguri di Val di Vaiana furono salvate da un’esportazione ma anche quella ritrovata a Il Ciocco, con il tempo fece ritorno a Barga nella sua sede naturale, il Museo Civico del Territorio.

Nell’intervento che lo scrivente fece un ricordo dei primi passi del Museo, ecco che si rifece anche a quella bella e straordinariaconferenza che tenne l’anno 1980 nella sala consiliare del Comune di Barga il Prof. Michelangelo Zecchini, in cui tratteggiò i possibili sviluppi dell’intrapreso, ritessendo anche l’iter che portò alla realizzazione. Così si espresse Zecchini:

Il proposito di istituire a Barga un museo archeologico mineralogico nacque anni fa in vari ambienti, ma l’idea è stata coltivata, soprattutto in seno al locale Gruppo R. S. A. B., che a tale scopo ha finalizzato tutta la sua attività ma finché l’Amministrazione Comunale non se n’è fatta carico, con decisa volontà politica, i desideri sono rimasti nel limbo dei sogni. Il merito di aver capito che di una viva struttura museale Barga e La Media Valle del Serchio avevano bisogno, va al compianto sindaco Ing. Roberto Ceccarelli ed al suo vice Rag. Antonio Da prato, i quali si sono prodigati con decisione ed energia, affinché in pochissimi mesi fosse realizzato ciò di cui si è parlato per anni. La Regione Toscana, consapevole della serietà dell’assunto, dava pressoché immediatamente il suo appoggio, sia finanziario, che tecnico.

Oggi esistono tutte le premesse perché il Museo di Barga, che negli intendimenti dei responsabili dovrebbe essere un Museo del Territorio, con varie sezioni, diventerà un Museo modello, sia per la bellezza intrinseca della sede che lo ospita, in uno scenario che non è retorico definire unico, sia per la modernissima strutturazione interna, per la quale si stanno facendo studi approfonditi. Ma, oltre che con fondate speranze verso il futuro, credo ci si possa rivolgere senza malcelata soddisfazione al pur breve tempo passato del Museo (Luglio 1979, maggio 1980) che ha neanche un anno di vita; in otto mesi non meno di 15.000 presenze da tutt’Italia e decine di classi primarie e secondarie della Valle del Serchio.

Mi piace ricordare (è sempre Zecchini che parla) che questa struttura museale, piccola per ora, ma già molto importante, è stato possibile realizzarla a tempo di record perché ognuno, dal Sindaco all’appassionato, ha lavorato in piena concordia e con decisa volontà di superare i problemi, che anche in questo caso non sono mancati.

Ricordo con piacere ad esempio, quando i ragazzi, di età o di spirito poco importa, del locale Gruppo Ricerche si trovarono di fronte al problema dei pesantissimi vetri e delle vetrine, che gli addetti ai lavori non riuscivano a trasportare su per la salita, per dire questo non tocca a me, questo non è compito mio o cose del genere, se le caricarono sulle spalle e le vetrine furono a posto nel tempo stabilito.

Da questi anni di fattivo entusiasmo, per i ricordati restauri al palazzo Pretorio e ultimati questi, finalmente si arrivò al 1993 dell’ufficiale inaugurazione del Museo Civico del Territorio di Barga. Era Sabato 18 dicembre 1993, giorno assai speciale per inaugurarlo, perché ci si approssimava alle feste natalizie, allora molto più sentite di oggi, perché ai tempi odierni siamo afflitti damille problemi di ogni genere e in parte ne risente anche la voglia di fare festa in comunità.

Da quell’inaugurazione riprendo i concetti che esposi in nome del Gruppo Storico, specialmente del clima che si era creato a seguito della forzata chiusura del Museo per restauri all’edificio, che negli anni che erano susseguiti da quel 1984, a un certo punto si era creato uno stato di preoccupazione circa il futuro dell’istituzione, rimarcando però l’impegno costante dello stesso Gruppo che mai perse d’occhio l’obiettivo finale, stimolando sempre chi di dovere.

Nel momento non ci si può sottrarre dal ringraziare il Comune di Barga e la sua Amministrazione, la quale ha saputo chiudere un pericoloso vuoto decennale nella maniera più felice e utile.Questo lo diciamo riconoscendo il suo impegno per tutta la Comunità.

Infatti, dopo la chiusura del 1984, per la ripresa dei restauri all’edificio, l’istituzione era caduta in un graduale sgonfiamento d’iniziativa, per non dire altro, tanto che la speranza di una riapertura col tempo pareva sempre più un sogno, anche se periodicamente se ne parlava.

Il Gruppo, quando le occasioni si presentavano, mai ha trascurato di sollecitare e stimolare il specialmente il Comune di Barga e diversamente non poteva essere. Un grazie del tutto particolare, cui si deve unire certamente quello di tutta la Comunità, è per coloro che attraverso il Gruppo hanno saputo, con tanta passione, amore e disinteresse economico, dare corpo all’iniziativa Museo.La loro opera di ricerca e intellettuale … merita questo riconoscimento di gratitudine e stima.

Niente nasce e cresce durando nel tempo se non c’è dietro un importante movimento d’idea, di discussione e di interesse, come è stato per il Museo, di cui il Gruppo, tra l’altro, è stato l’ultimo testamentario di una tranquilla vicenda culturale che trae origini agli del secolo (ndr- Novecento).

Appunto è da questa considerazione … senza tema di essere smentiti: il Museo di Barga è figlio del suo popolo e niente può essere più importante e bello di quanto detto. In altre parole non è stato imposto dall’alto … bensì è quel frutto di una riconosciuta necessità del popolo di Barga, espressa in diversi tempi, per onorare la sua millenaria storia e le origini di questa nobile Terra. Una volontà positiva … di cui il Gruppo è fiero e orgoglioso.

Ecco allora alcuni nomi che tramite il Gruppo hanno contribuito nel tempo al progetto Museo, l’occasione è quanto mai propizia … (ndr -purtroppo oggi, 2021, molti di loro non ci sono più): Pier Carlo Marroni, Giuseppe Nardini, Renzo Casci, Aldo Brizi, Mario Fluperi, Angelo Pellegrini, Antonio Nardini (uno dei presidenti), Fabrizio Gianni, Giulio Guidi, Luigi Lemetti, Umberto Barsanti, Muzio Da Prato, Aldo Cappelli di Pisa, Mario Giannetti, Corrado Mussini, Dario Giannini, Romero Giovannetti, Vincenzo Simonini, Brubno Bonaccorsi, Marino Gigli, Stefano Santoro, Alberto Da Prato, Alfreda Rossi Verzani, Antonio Da Prato, Alessandro Adami, Pier Giuliano Cecchi (uno dei presidenti), Giancarlo Marroni (direttore del Gruppo), Maria Vittoria Stefani (uno dei presidenti), Antonella Brizi, Riccardo Bertoni, Florio Biagioni, don Piero Giannini, Gualtiero Pia, Marisa Desideri, Paola Stefani, Stafano Mrakic, Rolando Gonnella, Raffaeelo Lucchesi (uno dei soci onorari), ecc.

Particolare ricordo è riservato al Prof. Michelangelo Zecchini, Socio Onorario del Gruppo, che ha contribuito a scrivere con lettere cubitali questa pagina della storia di Barga.

Continuava questo intervento con il ringraziamento alla stampa locale e alla memoria del Comm. Pietro Marroni presidente della Pro Loco di Barga, ente cui il Gruppo doveva molto sin dalle origini, l’anno 1969.

Con questa importante riapertura iniziò la tanto auspicata fase due del Museo, che si ebbe con il forte impegno culturale per far progredire l’idea. Cosicché pian piano, con gli anni sino a circa il 2008, abbiamo assistito alla progressiva apertura delle sale sino alla n.6, per poi scendere anche alle antiche e temutissime prigioni che sin dall’antico, cioè, da quando nacque l’attuale Palazzo, nei seminterrati ebbero la loro sede. Lecarceri era di due specie: tre erano le cosiddette segrete, che avevano anche un loro nome: Volpe, Serena e Tigre e queste erano per chi doveva stare in isolamento prima di essere interrogato dal Podestà e suo Giudice o in attesa di essere giustiziato, mentre per i reati minori c’erano la larga degli uomini e, separatamente, quella per le donne. Ogni giorno si recava alle carceri un cappellano per il conforto ai detenuti e ogni domenica, almeno del secolo XIX, sotto scorta, questi erano condotti a udire la Messa alla chiesa delSS. Crocifisso, a porte chiuse. Qui c’era un preciso altare, che si pensa fosse quello di San Vincenzo de’ Paoli, ancora esistente. San Vincenzo è considerato ancora da tutti il patrono delle carceri(dei carcerati era San Leonardo) e un grande riformatore del servizio penitenziario, avendo creato anche un attivo servizio a favore dei bisognosi, come i carcerati.

Tale servizio religioso nel corso dell’Ottocento fu poi reso funzionante all’interno delle carceri, dove fu montato uno specifico altare in una posizione ben studiata affinché, senza uscire dalle carceri, i detenuti potevano vedere il sacerdote durante la Messa.  

Per chi volesse approfondire la storia del Palazzo Pretorio lo rimandiamo ai quattordici articoli dello scrivente che ne parlano e che si trovano su questo sito Il palazzo Pretorio di Barga sede del museo  cui oggi si uniscono questi ultimi tre. Qui chiede venialo scrivente per dire, che l’argomento Museo di Barga, appartiene a tutti i cittadini, specialmente a chi vi ha partecipato e fortemente creduto.  (fine della terza e ultima parte)

Pier Giuliano Cecchi

 

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.