Il momento della resistenza

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Resistenza. E’ il momento della resistenza; quella più dura, quella che non ha certezze per il futuro, quella che può guardare solo alla fine del tunnel che non si vede ancora, ma che tutti noi ci auguriamo di ritrovare verso marzo ed aprile, cercando nel frattempo di pagare il prezzo meno alto possibile a questa malattia che ci sta colpendo duro, spesso anche negli affetti e nelle conoscenze a noi vicine. E che in ogni caso sta portando al collasso non solo il nostro sistema sanitario, ma la tenuta della nostra economia.

Le parole, ieri sera, del Ministro della Salute Roberto Speranza  al TG1 mi hanno fatto riflettere e comunque, al di là di come uno può pensarla sulla azione di questo governo e di tutta la nostra politica, delle istituzioni regionali e di quelle locali, mi sento di condividere:

“Dobbiamo cercare di portare il dato rt sotto l’1%. E’ in diminuzione ma non basta. Con il passaggio di alcune regioni alle zone rosse e arancioni stiamo cercando di apportare misure più stringenti in quei territori in cui è più necessario. Non sono pagelle sulle Regioni, abbiamo ancora bisogno di misure significative per piegare la curva. Siamo consapevoli che ogni volta che si firma un’ordinanza si mettono in campo dei sacrifici che noi chiediamo ai cittadini. Ma questi sacrifici sono indispensabili. Senza questa sacrifici ci saranno più morti, il numero dei contagiati crescerà e le nostre strutture ospedaliere non saranno efficienti. Saranno mesi non facili, ma vediamo la luce in fondo al tunnel. Nel giro di qualche mese saremo in grado di programmare un’uscita da questa emergenza. Questi di adesso sono mesi di resistenza”.

Mesi di resistenza appunto. Che per alcuni di noi saranno più difficili; per chi si troverà a lottare in un letto di ospedale; per chi sarà ad assistere quel paziente, prigioniero dentro scafandri e paure del contagio; sarà difficile per chi il virus si troverà a viverlo imprigionato nella propria abitazione, con nessuna certezza sul proprio futuro prossimo, con il timore che la malattia magari peggiori; con l’impotenza di non trovarsi più padrone del proprio destino.

Non sarà facile nemmeno per le nostre attività che in questi mesi hanno dimostrato una forte resilienza, ma che ancora una volta si trovano a pagare il prezzo, economico, più alto. Se penso agli eroi di questo casino che ci siamo trovati nuovamente a vivere, penso anche a loro, ai nostri commercianti e alle nostre partite iva, oltre ai malati nei letti di ospedali, a quelli che non ce la fanno, a quelli che riescono ad uscirne; ed infine a quelli che si fanno un culo così per curare i nostri malati e per fare resistere la nostra sanità che davvero rischia di avvicinarsi al collasso.

Non voglio oggi mettermi qui a riflettere se si è sbagliato, se si poteva pensarci prima, a cominciare dal Governo e dalle aziende sanitarie per finire ai comuni e poi arrivare anche a quelli che questa estate se ne sono andati in giro a fare il loro porco comodo ed anche a prendere per il culo chi gli chiedeva di indossare la mascherina, magari…

Non voglio pensare oggi a niente di tutto questo, anche se, e mi è successo solo stamani, sentire persone che dicono ancora, nonostante tutto, che questa cosa è finta, che di gente malata loro non la conoscono, mi fa davvero incazzare…

Oggi comunque non è tempo di prendersela con nessuno; è tempo solo di resistere; come hanno fatto i nostri padri ed i nostri nonni in guerra, quando la situazione si fa più complicata. A criticare, insultare, accusare, ci penseremo a questo punto quando ne saremo fuori. Basta con i leoni da tastiera, con gli insulti, con i se e con i ma…

Perché ora bisogna tutti lottare per venirne fuori; il prima possibile. Con la consapevolezza, che in verità non avevamo ad aprile, che il vaccino adesso è più vicino e che forse con la prossima bella stagione finalmente potremo cominciare a dire addio a questo stramaledetto virus e lentamente, anche se ci vorrà molto tempo e dovremo comunque pagare nel frattempo tanti cari prezzi, torneremo alla vita normale.

Chiudo con una riflessione, tutta mia personale e di cui mi prendo la responsabilità. Ma siamo certi che opporsi a creare una bolla covid al San Francesco sia la cosa più giusta? Non stiamo pagando anche come valle del Serchio un prezzo altissimo a questa malattia? Non abbiamo anche noi pazienti covid che hanno bisogno di cure e di assistenza? Non è quindi giusto che pure noi si faccia la nostra parte con i mezzi che abbiamo?

A garantire poi che la Medicina di Barga, finito questo caos, torni al suo posto e che magari a strutture ospedaliere come le nostre venga in seguito riconosciuto il valore che hanno, andando a potenziate tutti quei servizi che in questi anni ci hanno invece tolto, ci deve pensare la nostra politica e sono certo che in questo senso, tutti saprebbero muoversi al modo giusto.

Al di là di tutto questo, delle decisioni giuste o sbagliate, c’è comunque una sola strada da seguire adesso, nel momento forse più difficile. La riassume una semplice parola: RESISTENZA.

Senza se e senza ma.

Commenti

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  1. Ben venga la bolla Covid al San Francesco! Chi di noi non si sentirebbe rassicurato dal sapere che nel malaugurato caso di necessità di ricovero per Covid potrebbe trovare assistenza vicino casa? Come al solito la politica si dimostra miope e lontana dai bisogni del cittadino. E’ un’occasione e un’opportunità da non lasciarsi sfuggire anche perché i servizi di supporto che si renderanno necessari sono destinati a rimanere una volta terminata l’emergenza.

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