CoronaClub, lacrime e sorrisi

-

Giorno 17 dall’esito del (primo) tampone

Oggi la voglia di scrivere non è tanta perché la guerra di noi dello scaglione 10/2020 si è fatta più triste e dura per la perdita di un caro amico di Barga, il nostro Giovanni, che non ce l’ha fatta a superare tutte le complicazioni che il coronavirus gli ha purtroppo riservato. Ha combattuto fino a quando ha potuto, ma infine ha dovuto arrendersi di fronte ad una malattia che con lui è stata oltremodo spietata.

Non ho tanta voglia di raccontarla oggi e vorrei finirla qui, ma poi, se rifletto sulle bischerate che scrivo ogni giorno, mi viene da pensare che forse Giovanni le leggerebbe e ci si ritroverebbe; che magari ci riderebbe anche di gusto e con lui dunque oggi continuo a scrivere questa pagina.

Vado dunque avanti con un pensiero positivo. Per me ieri sera, lo è stato molto. Questa immagine mi è arrivata mentre stavo tentando di riordinare i miei pensieri per scrivere un ricordo di Giovanni e mi ha aiutato:  raffigura la torta realizzata dalla bimba Sofia con le sue mani; costretta suo malgrado, a causa della prolungata positività di persone a lei vicine, a restare a casa in quarantena da tanto e tanto tempo. Per la festa di Halloween non ha però fatto mancare il suo entusiasmo da bambina e lei ha festeggiato così, con questa bella torta che ci sorride e ci dice che la vita va avanti e che non ci possiamo fermare. Il sorriso di una zucca su una torta è in realtà il sorriso più bello e puro, quello di una bambina. E’ un messaggio a tutti noi che siamo in questa barca; c’è chi c’è da quasi cinquanta giorni, chi da trenta e chi da minor tempo ed ognuno fa il suo percorso più o meno lastricato di ostacoli e di magagne, di malanni o di assenza di sintomi, di ricoveri, di aspettative, di incazzature e impotenza, di attese e purtroppo, in alcuni casi, anche di morte. Ma c’è anche chi ne è infine uscito ed ora ha ripreso a camminare per le vie di Barga, di Fornaci, degli altri nostri paesi.

La zucca sorridente di Sofia ci dice a tutti che prima o poi a questo stronzo di virus, gliela faremo anche noi; ne usciremo. Certo, non potremo mai dimenticare gli eroi di questa guerra, come Giovanni… Anche lui però ci sorride nel posto dove è ora e ci dice che bisogna andare avanti.

Nel mio cammino nel ritrovare la positività di questa giornata, vi racconto infine di quanto ancora ci coccolano le mamme di Renaio.

Ieri doppia portata di cibarie per il pranzo, con la Diana che ha paracadutato in giardino lasagne, polpette di carne, verdure al forno, tutto appena sfornato. In contemporanea, ma dal cancello di casa, l’arrivo della prima fornitura, direttamente dalle mani della inossidabile Franca che è in grande forma, della riaperta caserma del Mostrico, ricostruita dopo i bombardamenti del coronavirus ed ora in piena funzione. Cotti nel forno a legna, regno incontrastato del comandante Luca, la Franca ci ha portato il suo pane fatto in casa, lasagne fumanti, il suo sformato di verdure e poi una trippa che dire stellare è poco; per finire tartufi neri e bianchi (semifreddi però) in quantità. Ho riassaporato tutti i sapori che tanto mi sono mancati del ristorante di Renaio dove non mi sono mai sentito un cliente, ma uno di casa, accolto da mamma Franca come un figlio.

Comunque sia, la doppia fornitura ha rappresentato una scorta di cibo fresco da coprire il fabbisogno giornaliero di una caserma intera… entro la fine della giornata era stato però diligentemente e scientificamente spolverato o quasi…

Gatto Nemo, mentre con la sua vocetta roca e di due toni sotto implorava un pezzo di lasagne, ha però fatto durante il pranzo una riflessione che ripropongo…

La Diana ha cambiato le carte in tavola ed alla ormai consueta abitudine di aviotrasportare il cibo per il pranzo della domenica ha scelto il sabato. Perché?

Secondo Gatto Nemo, ma anche gatto incazzereccio Aldo concorda, è stato un modo della Diana per non dare punti di riferimento alle truppe dei servizi segreti nelle retrovie, composte dagli amici versiliesi, circa le portate ed il menù del suo pranzo domenicale. Che stavolta, mi sa, non potranno farsi venire l’acquolina in bocca con i segreti piatti della domenica. Lo sanno anche loro però, che sia un maccherone fatto in casa, che un risotto alla zucca, che un fungo fritto o una faraona al forno, o… meglio ancora, la sua spettacolare torta di riso, la Diana è sempre il top di gamma delle truppe delle casalinghe d’assalto. Il più alto grado in comando in assoluto.

Non mi resta molto da dire se non una riflessione su questa giornata; che ieri sera ha avuto un preludio fatto di un nebbione londinese che filtrava anche dentro casa e che si è aperta, guardando fuori dalla finestra, con un cielo grigio da farti diventare immunodepresso seduta stante…  un’atmosfera e una luce che ti mette insomma subito dell’umore giusto per affrontare un’altra delle uguali giornate di uno sfigato da coronavirus.

Che farò oggi? Forse non lavorerò più di tanto visto che è domenica anche per noi del coronaclub… Non devo spippolare col computer per vedere se hanno pubblicato l’ultimo referto del coronavirus, perché lo so già e solo domani mi rifaranno quel tampone che spero tanto stavolta riesca…

Dunque che si fa? Se riesco e non mi viene l’affanno, farò una certosina quanto inutile azione di raccolta – senza soffioni di ultima generazione, ma solo con la forza bruta di un rastrello –  dei miliardi di foglie che stanno sommergendo il nostro giardino; inutile appunto, perché domani sarà di nuovo tutto immutato… andrà avanti così per tutto novembre….

La giornata proseguirà con una necessaria doccia dopo tante fatiche e forse, dopo, anche con un po’ di percorso di addestramento militare lungo via delle scale di sopra, che anticiperà l’ora di pranzo. Il pomeriggio è tutto un programma: nella più classica delle conformazioni da italiano medio, mi aspettano lunghe ore sul divano a vedere partite, in attesa del momento clou della giornata, con la sfida della Viola contro la Roma; preludio certo, dopo la prevista asfaltatura di rito, al ripiombare nella disperazione e nell’apatia più assoluta ispirate di primo mattino dal cielo grigio di cui sopra.

Poi guardo ancora fuori dalla finestra: oltre il grigio vedo quello che gli fa da contorno, la gradazione che va da giallo all’arancione intenso e finisce nel marrone delle foglie dei castagni che rendono tutto il paesaggio di Renaio acceso, come una bellissima tavolozza di colori. Stai in casa un mese e quasi non ti rendi conto che la natura intorno a te è cambiata così tanto… e che è sempre bellissima.

Non c’è il sole, c’è il cielo grigio, ma l’autunno, anziché mal disporci e raccontarci che l’inverno è alle porte, ci regala continuamente splendide emozioni…

Tag: ,

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.