CoronaClub, come foglie d’autunno

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Giorno 4 di attesa per l’esito del tampone

Mentre attendo con impazienza che il referto finalmente si rilevi, per me e per Valeria (ma se i miei calcoli sconclusionati sono anche un pochino più precisi di Vlahovic sotto porta, oggi dovremmo essere al verdetto per i tamponi del 31 ottobre o giù di lì e quindi almeno fino a domenica o lunedì è meglio mettersi l’anima in pace), mi sono chiesto da dove venga il mio virus, quello che mi ha fatto compagnia, non richiesta, da più di un mese a questa parte…

Ho provato a fare, come fa anche l’azienda sanitaria, il tracciamento dei casi ed alla fine, caso, dopo caso, sono riuscito ad individuare il mio “paziente 0”:  un simpatico pipistrello cinese. Trump non sarebbe d’accordo e direbbe che il virus è nato in laboratorio ed è tutto un “complotto” delle forze di governo, soprattutto quelle Italiane, per imporre una dittatura sanitaria al paese, ma le truppe gatte mi confermano che anche nei loro ambienti (la voce più autorevole è quella della gatta di Annalisa, Nina), si dice che la causa dei nostri mali sia il suddetto pipistrello, che, tra parentesi, loro inviterebbero volentieri a pranzo insieme ai pochi topini di campagna che ancora sono rimasti, dato che ora, visto il letargo in corso, scarseggiano lucertole e bisce varie.

Per verificare l’ipotesi ho poi chiesto aiuto ad Immuni che in questo mese ha dimostrato di essere un veicolo di informazione e prevenzione dei contatti micidiale, ma l’app pare legata alle ipotesi terrapiattiste e negazioniste e pertanto rimane muta e senza mascherina.

Tornando al referto agognato, le ho provate tutte ieri, compreso anche  arrivare, dopo vari passaggi non scontati, alla lettura del mio prezioso fascicolo sanitario che mi ha svelato, ripercorrendo la storia clinica, di medicine, esami e casini vari, che già prima del coronavirus non ero messo benissimo e che dunque mi è andata abbastanza bene, visto che per il momento sono ancora qui a rompere a 55 anni suonati. Proprio così c’era scritto… “sei qui a rompere”. Comunque anche lì nessuna conferma in più sui referti se non quelli già noti, che per il momento mi fanno saldamente tenere in mano la tessera del CoronaClub.

Ho pensato, utilizzando lo spazio temporale che idealmente, per non perdere l’abitudine del viaggio, ho calcolato: ovvero il tempo che dovrei stare in auto per arrivare a lavoro, e quello che poi  passerei al Bar Nardini a prendere un caffè, prima di entrare in redazione, che oltre ai referti RILEVATO (tradotto in italiano: positivo), NON RILEVATO (negativo) e RIPETERE TAMPONE (riprova, sarai più fortunato), ci potrebbe essere una altrettanto inquietante risposta che è la non contemplata fino ad ora RILEVATO A (a bassa carica… contagioso ma non troppo…).

Lo riterrei un passo verso il futuro commiato del virus, ma anche una piccola recrudescenza di presa in giro; del tipo insomma, ci sei vicino, ma ancora non ce l’hai fatta. Comunque sia ho riflettuto sul fatto che la possibilità che arrivi un responso a me nettamente positivo (nel senso di negativo, nel senso di non rilevato, insomma che sono libero) è di 1 su 4…Incrociamo le dita…

Ieri, a consolarmi un po’ dalle mie angustie, ci ha pensato un vassoietto di mignon del Lucchesi e La Nazione fresca di stampa recati, dopo aver passato i check point di Renaio ed aver esibito il passaporto con cittadinanza della Palazzina, dalla brava Lara che comunque ha detto che la prossima volta tenterà di sfondare le linee nemiche dalla più sicura strada vicinale di Cerreta che ormai è stata liberata definitivamente dalle truppe Gatte.

Per oggi non sono previsti diversivi del genere e quindi la giornata sarà esattamente uguale alle ultime 33 vissute.

Alla prossima dunque.

 

PS

Resta oggi, ad aggiungersi alle altre, la preoccupazione delle foglie cadute con il Grecale di ieri, che sono talmente tante lungo il vialetto (ed in verità in ogni dove), che le truppe gatte hanno dovuto accendere i fari  antinebbia per poter ritrovare ieri sera la strada di casa.

A cose normali avrei chiesto il potente soffiatore-aspirafoglie in dotazione al Doriano, ma essendo io ancora potenzialmente contagioso è meglio soprassedere e quindi dovrò sperare in due alternative: o che un vento di burrasca come quello del 3 marzo 2015, spazzi via le foglie fino a Sommocolonia (per la gioia della Paola); o la fornitura a pagamento dal buon Leo (non il gatto) di un soffiatore-aspiratore nuovo di zecca… basta non costi una fortuna e sia adeguatamente potente come il vento di burrasca di cui sopra.

 

Poi come foglie d’autunno, un colpo di vento ci ha portati via

(cit. Luca Carboni)

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