San Giovanni Leonardi, il Santo della Mediavalle

-

Le figure dei santi più conosciuti in terra di Lucca sono di certo San Frediano, Santa Gemma Galgani, Santa Zita. Risalendo la Valle del Serchio, però, ci informano i cartelli stradali turistici, che Diecimo ha dato i natali a San Giovanni Leonardi. Era nato nel 1541 o forse nel 1543. Non ci è dato di saperlo con esattezza perché è andato perduto nel tempo una parte dell’archivio parrocchiale della bellissima pieve di Diecimo. Si chiamava Giovanni ed era il settimo figlio di Giacomo Leonardi e Giovanna Lippi. Erano piccoli proprietari terrieri all’ombra del bellissimo campanile di Diecimo; inoltre commerciavano con il vino del “Lorami” che all’epoca era quel vino di seconda qualità prodotto con la strizzatura delle vinacce. Giovanni era l’ultimo dei sette figli (quattro femmine e tre maschi) e il papà aveva in mente per lui la carriera dello speziale, vale a dire il farmacista.
Al tempo lo speziale era un buon conoscitore della botanica, delle proprietà benefiche e officinali delle erbe, procedeva quindi alla distribuzione di infusi ed impacchi per chi ne avesse avuto bisogno.
Per i primi 17 anni visse alternandosi fra Diecimo e Villa Basilica dove un suo zio faceva il parroco e dove apprese i primi insegnamenti religiosi dai quali fu fortemente attratto.
Il padre, però, lo indirizza con gran forza verso l’apprendimento dell’arte del naturopata-speziale facendolo assumere come apprendista nella importante farmacia di Antonio Parigi a Lucca. Fra alambicchi e mortai, Giovanni diviene assai presto un gentile e premuroso operatore di quel negozio. I lucchesi lo apprezzano e lo stimano. Rimase lì una decina d’anni rispettando (un po’ a malincuore) le direttive del padre. Nel frattempo partecipa attivamente alle iniziative della chiesa lucchese. È girovago fra diverse chiese all’interno della cerchia muraria: chiesa di S. Girolamo dei Colombini, chiesa di S. Romano dei domenicani, oratorio della Madonna della Rosa, S. Maria di Corteorlandini, chiesa della Magione. Conobbe altri suoi coetanei come Cesare Franciotti, Giovan Battista Cioni, Giorgio Arrighini e Giovanni Fornaino. Quest’ultimo gli darà ospitalità ed assistenza. Questi giovani adepti erano fortemente preoccupati per i nuovi orientamenti dell’oligarchia aristocratiche che governava la città perché attratta dalle idee della riforma protestante, oltremodo Cesare e Giulio Franciotti provenivano da ricche famiglie. L’idea base del Leonardi era quella di ritornare all’insegnamento della catechesi con una religiosità quotidiana fatta di semplici parole e popolari azioni, cosicché anche la gente più umile potesse comprender e divulgare la religione. Questo gli attrasse parecchie antipatie, accusandolo di far predicare la religione a persone troppo semplici svilendo così la potenza dell’oratoria.
Nel 1569 muore suo padre e quello fu il momento di lasciare gli impegni farmaceutici e l’idea paterna che avrebbe dovuto vederlo aprire nel paese di Diecimo una sua personale farmacia.
Il Leonardi sarà ordinato sacerdote il 22 dicembre 1571 dal vescovo di Lucca Alessandro Guidiccioni. Nel 1574 abbozza lo sviluppo di una confraternita dei “preti riformati” per poi arrivare a scrivere la “Costituzione e regole della compagnia dei sacerdoti e chierici secolari della gloriosa Vergine…”. Questa compagnia, diversi anni più tardi (1621), sarà elevata al rango di ordine religioso da papa Gregorio XV. Dopo il 1574 si sposterà in diverse città d’Italia come Loreto, Roma, Napoli. A Roma conosce e vive con Filippo Neri che lo ospita nella sua dimora presso l’oratorio di S. Girolamo della Carità. S. Filippo Neri lo presenta a papa Clemente VIII che rimane entusiasta del suo operato inviandolo così a Napoli come Commissario apostolico perché fosse avviata anche lì una riforma ecclesiale. Questo fu anche il momento in cui il senato di Lucca gli invia una lettera comunicandogli di non ritornare più nella sua città essendo un personaggio indesiderato.
Tanta fu l’angoscia di non poter più rivedere i suoi fratelli lucchesi che rifiutò anche cariche più elevate. Con un forte interessamento del cardinale Baronio e di papa Clemente VIII la Repubblica di Lucca ebbe una certa riappacificazione con il prete Leonardi, cosicché nel 1608 poté tornare a rivedere la sua amata città e il suo natio paese di Diecimo.
Gli ultimi anni della sua vita li trascorse a Roma nella chiesa di S. Maria in Portico dove ospitava pellegrini e povera gente. Un’antica icona di S. Maria in Portico serviva a proteggere Roma da carestie ed epidemie; ma tutto questo non bastò perché quel quartiere fu colpito da un’epidemia. Giovanni Leonardi, contagiato, spirò il 9 ottobre 1609., mentre un noto pittore romano ne dipingeva la sofferenza dell’ultimo momento di vita.
Nonostante il grande aiuto che seppe dare alla gente più misera e povera, questo personaggio non divenne mai un santo popolare e venerato e pregato da migliaia di persone. La sua fama rimase circoscritta agli ambienti ecclesiastici. Il Leonardi fu beatificato il 10 novembre 1861 e santificato il 17 aprile 1938 da papa Pio IX.
Durante i secoli trascorsi dalla sua morte alla sua santità sorsero in Italia e nel mondo diversi centri di assistenza spirituale e materiale per la gente più bisognosa; anche se il tutto fu sempre un’azione proveniente dall’alto e quasi mai una “cultura dal basso”.
In Italia vale la pena di ricordarsi Napoli, Vasto, Genova (1667), La Spezia (1890), Massa Marittima – GR (1897), Foggia (1937), Gallipoli – LE (1938), Lariano e Torre Maura (Roma). Anche in altri stati estri il pensiero leonardiano riuscì a giungere a Toledo (Spagna), Tolosa (Francia), Principato di Monaco, Santiago del Cile, Owerri (Nigeria). Ritornando nella Valle del Serchio, per l’ordine religioso di S. Giovanni Leonardi, il periodo di più grande apprezzamento popolare fu l’inizio del XX secolo (giugno 1903), quando inizierà una proficua e amata convivenza con il santuario della Madonna della Stella di Migliano.
Questo soave affresco, databile all’inizio del XV, nei secoli attraversò diverse disavventure. Periodi di abbandono, rifacimenti e rimozioni improprie, periodi di guerriglia fra Estensi e Lucchesi (fine XVI), movimenti tellurici (1746-1756), ed infine demolizioni, politiche volute dal Duca di Modena nel 1774. L’immagine rimarrà nascosta fra brandelli di muro e macerie fino al 1789 quando la più ricca famiglia di Fosciandora viene in possesso del terreno e dei ruderi decidendo di ricostruirvi sopra una sorta di annesso agricolo. Il 4 luglio 1789 un operaio martellando fa cadere una fattispecie di contro parete dalla quale riappare totalmente integro l’antico affresco. Quattro anni più tardi, in quel luogo, funzionava già un grande oratorio che verrà inaugurato ufficialmente nel 1827 dal vescovo di Massa. Processioni, feste, locali pellegrinaggi e offerte devozionali lo portano ad essere, nel giro di pochi anni, un luogo di forte richiamo religioso soprattutto per Barga e Gallicano. Alla ricerca di un ordine religioso cui affidare la guida del nuovo e imponente santuario, la scelta cadde sull’ordine del santo di Diecimo.
È assai probabile che considerate le lunghe trascorse liti burocratiche con la provincia estense della Garfagnana e con il suo ente centrale della Congregazione Generale delle Opere Pie del Governo Estense, la scelta sia caduta sull’Ordine della Madre di Dio di chiara genesi lucchese; con assai compiacimento, anche dalla lontana diocesi di Massa, a cui territorialmente apparteneva il santuario. I preti leonardiani arrivano al santuario all’inizio del Novecento (dicembre 1900) e trovano costruiti i primi basamenti del nuovo convento-seminario. Ritengono il progetto poco solido sotto il punto di vista strutturale. Lo abbattono e ricominciano da capo. Innalzarono una struttura robusta e possente che riuscì a resistere anche ai forti cannoneggiamenti americani, sulla Linea Gotica, nel dicembre del 1944 provenienti dalla cresta del Forcone.
Oggi è quell’imponente edificio sopra il santuario che è adibito a struttura di ricezione turistico-religiosa.
Tutto quanto abbiamo raccontato si è dipanato dal piccolo borgo di Diecimo, dove, ancora oggi, una torre matildica, una pieve medioevale e la piccola chiesetta romanica di S. Martino in Greppo delle sei miglia ci ricordano che questo è stato un luogo di confine fra i grandi poteri del Medioevo.

Tag: ,

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.