Sabato 18 a Barga si parla della plurisecolare questione del Monte di Gragno

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È stata recentemente presentata la conferenza che sabato 18 luglio vedrà le sezioni dell’Istituto Storico Lucchese di Barga, Gallicano e della Versilia Storica approfondire una problematica quanto annosa questione che per secoli ha contrapposto le due comunità sulle sponde del Serchio, vale a dire la controversia per il possesso del Monte di Gragno. Ad annunciare l’evento sono stati congiuntamente i direttori delle tre sezioni in una conferenza stampa a Palazzo Pancrazi, presenti il Sindaco Marco Bonini e l’assessore Giovanna Stefani che con l’Amministrazione comunale hanno appoggiato e promosso l’iniziativa.

La questione è stata in breve presentata dal dr. Luigi Santini, direttore della sezione “Versilia Storica”, che alcuni anni fa, in occasione di alcune ricerche sul lodo di Leone X del 1513, si imbatté e rimase colpito da questa intricata vicenda. Il Monte di Gragno è stato oggetto infatti di secolari e gravose discordie tra la comunità di Barga, fiorentina, e quella di Gallicano, lucchese. Fin dal secolo XIII, proprietario del monte fu il “comunello” di Gragno, situato nella parte meridionale del piano di Barga; ciò fino a quando, con atto del 7 aprile 1256, la piccola comunità di Gragno volle donarsi al comune di Barga, assieme ad ogni proprio diritto sul luogo e quindi alla proprietà, al di là del fiume Serchio, del Monte di Gragno. La “ricchezza” legata al possesso ed allo sfruttamento di quel monte consisteva essenzialmente nel ricavo delle castagne, del legname per gli usi domestici e del carbone, ma anche nella titolarità dei diritti di passo e di gabella e in quelli di pascolo per il bestiame. Per giunta, mentre ulteriore fonte di discordia quotidiana tra le genti delle due rive era rappresentata dal possesso e dall’utilizzo a scopo seminativo delle cosiddette “isole del Serchio”, una nuova ed irrinunciabile rilevanza strategico-militare assunse l’apertura operata dal Granduca di Toscana fin dal 1625 della cosiddetta “Via dei Remi”.

Non fu dunque solamente la competizione per il possesso e lo sfruttamento del territorio a generare tra quelle genti la gravosa “questione del Monte di Gragno”, costellata come fu per secoli da discordie, scontri, feroci rappresaglie su persone e cose; ma anche guerra di frontiera tra stati confinanti che intendevano salvaguardare le proprie posizioni di controllo sopra una territorio di rilevante significato politico e militare.

A smorzare i toni delle vertenze non giovarono pertanto né la pronuncia dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo del 1° settembre 1509, né il lodo di papa Leone X del 29 settembre 1513, quello di papa Pio V il 17 aprile 1570. Anzi, nel prosieguo del tempo, non mancò mai motivo o pretesto per la riaccensione degli antichi rancori con nuovi e sempre fieri contrasti, tanto che Emanuele Repetti così annotò nel suo Dizionario del 1835: «Fatto sta, che da quell’epoca in poi continuarono, né possono dirsi ancora pienamente sopite fra i due popoli le vertenze sul conteso monte», come a dire che esse perdurarono, praticamente, fino all’Unità d’Italia.

Sabato 18 luglio conosceremo il finale di questa secolare discordia: l’appuntamento è alle ore 17 presso la Sala consiliare di Palazzo Pancrazi. Ai saluti istituzionali, seguirà la Conferenza a cura del dr. Luigi Santini. In conclusione, un brindisi di saluto con prodotti tipici locali. A tutti gli intervenuti saranno consegnati in omaggio volumi di studi storici sulla Versilia e la Valle del Serchio.

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