I simboli che usiamo e non conosciamo

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Tra le mode che non sono mai tramontate tra ragazzi a volte si trovano nel loro abbigliamento, anche se non lo sanno, dei simboli nascosti. Oggi un accessorio comunemente usato sono le sciarpe tra cui la Kefiah, un copricapo tradizionale della cultura palestinese, In genere fatta di seta, cotone o lana. Spesso la Kefiah bianca e nera è indossata come segno di solidarietà verso i movimenti socialisti, il verde, essendo il colore dell’ Islam, è anche associato a Ḥamās,
movimento fondamentalista islamico, Il rosso, colore tipico del comunismo, è associato al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, movimento di ispirazione marxista-leninista. Un’altra figura che si vede spesso stampata su vari oggetti, soprattutto sulle magliette è l’immagine di Ernesto Guevara detto anche Che Guevara. Le magliette con sopra il suo volto sono molto popolari nei giovani anche se spesso alcuni non sanno il vero e proprio valore simbolico. La sua figura ha assunto dimensioni del “mito” essendo divenuto un’icona di livello internazionale per quella parte di persone che si riconoscono nei suoi ideali rivoluzionari comunisti. È diventato così simbolo di ribellione e libertà. Come gli altri due emblemi detti in precedenza anche i capelli rasta fanno parte dei simboli nascosti che non sempre conosciamo: questo stile nasce da un movimento, Il Rastafarianesimo, sorto in Giamaica all’inizio del XX secolo. Esso si fonda sulle dottrine divulgate dal poeta e predicatore Marcus Gaveyche, che, negli anni ’20, basandosi sullo studio della Bibbia, profetizzò per l’Africa l’avvenuta di un grande leader nero. I Rastafariani sostengono la necessità di un ritorno degli afroamericani nelle terre di origine, di una liberazione definitiva da ogni forma di oppressione di cui gli europei, anche dopo la fine dello schiavismo e del colonialismo, continuavano a rendersi protagonisti imponendo la loro superiorità attraverso un sistema sociale ed economico iniquo. La parola Rasta deriva dunque dal nome della religione che i Rastafariani professano. Quindi dietro simboli che in apparenza sembrano semplici si nascondono invece vicende politiche e culturali veramente complesse.


testo e progetto grafico di Ylenia Vesnaver

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