La storia dei Bagni di Lucca

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Note fin dall’antichità romana le sorgenti termali, di questa zona, acquistarono grande rinomanza nell’XI secolo, ai tempi della contessa Matilde di Canossa fino a diventare, prima dell’ “invasione” dei litorali, una delle maggiori stazioni termali d’Europa. Scoperta per primi dagli anglosassoni che la chiamarono la “Svizzera della Toscana” e la amarono fino al punto di farla divenire la loro seconda patria la piccola cittadina della Val di Lima fu gradito ritrovo della nobiltà e dei diplomatici di tutta Europa, accreditati presso la corte di Lucca e il Granducato di Toscana e fu meta di illustrissimi ospiti come George Gordon Byron, Bysshe Percy Shelley, Giosuè Carducci, Alexander Dumas (padre), Johann Strauss, Franz Listz, Niccolò Paganini, Giacomo Puccini, Pietro Ma scagni, Charles Montesquieu, la Regina Margherita (solo per citarne alcuni). Come precisa lo storico Cesare Sardi, infatti, “per la via di Bagni di Lucca e quella che conduce alla Villa si affondava nell’Ottocento tra altezze reali fino a mezza gamba!” Non a caso il 12 settembre prossimo, presso il Circolo dei Forestieri, la Fondazione Michael de Mointaigne ricorderà personaggio che villeggiò qui: il celebre poeta tedesco Heinrich Heine che nel suo “Reisebilder”, scriveva: “Ai Bagni di Lucca le abitazioni sorgono o in un villaggio circondato da alture o su una di queste, non lungi dalla sorgente
principale, dove un pittoresco gruppo di case guarda giù nell’incantevole valle. Ma ve ne sono anche di sparpagliate qua e là sui pendii e per raggiungerle bisogna arrampicarsi fra tralci di vite, cespugli di mirto, macchie di caprifoglio, di lauro, di oleandro, di geranio e altri splendidi alberi e fiori; insomma, un vero e proprio paradiso selvatico. Una valle più incantevole io non l’ho mai trovata, specie a guardar sul villaggio dalla terrazza dei Bagni Alti, cui fanno da sentinella dei cipressi di un verde cupo. Si vede, da qui, un ponte gettato su un fiumicello che si chiama Lima e che, tagliando in due il paese, precipita alle due estremità in dolci cascatelle e mormora tra le rocce come se volesse dire le cose più gentili e il chiacchiericcio dell’eco tutt’intorno gli impedisse di prendere la parola. Tuttavia il fascino della valle sta soprattutto nel fatto che non è né troppo grande, né troppo piccola, che l’anima di chi guarda non è sopraffatta, ma armonicamente nutrita dal paesaggio delizioso, che le stesse cime dei monti, come dovunque negli Appennini, non hanno la forma sgraziata, bizzarramente e goticamente sublime, delle caricature di montagne di cui la Germania è piena come di caricature di uomo, ma sembrano esprimere nelle forme nobilmente modellate, di un verde gaio, una civiltà superiore e accordarsi melodicamente con un cielo di un pallido azzurro”. Non poteva “fare a meno di rallegrarsi di poter respirare finalmente la stessa aria che in tempi diversi avevano respirato uomini per i quali continuava a provare un’ammirazione incondizionata”. Heine finalmente aveva trovato un ambiente tranquillo che lo aiutava a ritrovare se stesso e la sua arte ne traeva nuovi stimoli. Come passava i suoi giorni ce lo racconta lui stesso: “faccio i bagni, mi intrattengo con belle donne, salgo sugli Appennini e faccio mille pazzie.” Dirà a Moses Moser “Ai Bagni di Lucca ho trascorso il mio tempo più divino.” Troverà, però anche il tempo di scrivere allo zio Salomon Heine (il suo parente milionario da cui dipendeva per molti versi la sua stessa sopravvivenza di nipote nullatenente) per rabbonirlo dopo alcune “voci maligne che avrebbero voluto inquinare quello strano rapporto.” “Lei riceverà questa lettera da Bagni di Lucca sugli Appennini, dove da 14 giorni faccio i bagni. La natura qui è bella e le persone amorevoli…In questi giorni ho pensato così intensamente a Lei, ho provato così spesso nostalgia di baciarLe la mano…Ma adesso basta, il sole oggi splende così magnificamente e se guardo dalla finestra, non vedo altro che montagne sorridenti con viti. Non voglio lamentarmi… Le voglio confessare che questa è ancora più bella delle magnificenze che ho finora visto in Italia…”.

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