Il caso “Messina”. Cordoglio per i morti, ma guardiamo alla prevenzione

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Sabato 10 ottobre le bandiere rimarranno a mezz’asta per lutto nazionale, come “doveroso omaggio alle vittime” del nubifragio che ha spazzato via almeno tre frazioni del comune di Messina. Ma cominciamo la storia dall’inizio: la settimana scorsa un immane nubifragio si abbatte sul messinese e provoca il distacco di una parte delle colline che sovrastano gli abitati di Giampilieri, Scaletta Zanclea e Altolia creando un fiume di fango e detriti che letteralmente spazza via tutto ciò che si frappone tra le alture e il mare.Nessuno si aspettava un disastro del genere, nonostante uno dei paesi fosse già stato devastato nel 2007 da un episodio simile e fosse stato lanciato dagli organi competenti un all’erta meteo rimasta inascoltata o male interpretata.Il fatto comunque è che l’Italia si trova di nuovo a doversi confrontare con morti, dispersi, feriti, sfollati, case trascinate via, binari ferroviari divelti, panico, necessità di interventi urgenti per recuperare, salvare, mettere in sicurezza.Niente di nuovo, verrebbe da pensare, ma è sempre comunque una brutta storia che ci rende tutti un po’ partecipi; anche qui a Barga, poiché, lo sappiamo bene, anche la nostra zona , non può certo dormire beata tra due cuscini quando si parla di problemi idrogeologici e rischi legati alle calamità naturali.Solo per parlare di uno dei più gravi e più vicino nel tempo, citiamo il caso di Vinchiana, dove il 20 novembre del 2000 un fronte della collina sopra le case dell’abitato seppellì nel fango 5 persone. In quei giorni, seppur senza vittime, anche il comune di Barga pagò caro il suo essere adagiata sulle pendici degli Appennini. Il 6, 7, 8 Novembre, piogge intense, sommate al maltempo dei giorni precedenti, causarono frane e allagamenti in tutto il territorio comunale, costringendo anche all’evacuazione di 36 famiglie le cui abitazioni erano state invase dai detriti o minacciate dagli smottamenti.Anche le strade non ebbero grande fortuna, ricorderete sicuramente la chiusura della provinciale per Loppia, il cui manto stradale fu trascinato diversi metri sotto la scarpata a causa di un grosso movimento franoso. Uguale sorte toccò alla provinciale del Saltello in Località Lezza e a
quella che unisce Barga a Castelvecchio. E poi i numerosi disagi: alcuni tratti dell’acquedotto minacciati dalla piena dei torrenti o dagli smottamenti lasciarono per diverse ore gli abitanti all’asciutto, esondazioni di canali invasero tratti di strada, aziende e cittadini furono variamente danneggiati da colate di fango e frane di sassi.
Da quei giorni il Comune ne è uscito indenne, e anzi, rinforzato, poiché l’alluvione fu la scintilla per stimolare la realizzazione di opere già progettate o per ricostruire e consolidare secondo nuovi criteri e lungimiranza.
Il caso Fontanamaggio, ripreso anche da Canale 5 nella trasmissione Terra! Come esempio di un comune che investe sulla prevenzione, è sotto gli occhi di tutti.
Da i dati che verranno pubblicati nel prossimo mese di dicembre dall’Autorità di Bacino però si evince che l’instabilità dei versanti, le intense piogge a cui possiamo essere soggetti e terremoti (eh sì, anche loro) possono ancora fare molti danni, nonostante molto si sia fatto. Le stime parlano chiaro: nella provincia ci sono 1775 frane tra attive e quiescenti e 74 sono ritenute a “rischio molto elevato” minacciando almeno settanta i paesi.
Barga non rientra in questa infelice rosa, ma si classifica comunque al terzo posto per numero di movimenti franosi, 178 per l’esattezza, tra importanti o meno.

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