Breve storia della “Via dei Remi” e della “Vetricia”

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LA VIA DEI REMIOgni sentiero di montagna non nasce a caso ma è la conseguenza di uno spontaneo e continuo calpestamento, attuato su di un tratto di terreno, da parte di chi abita o di chi si reca in certi luoghi seguendo un preciso percorso per delle ovvie necessità difficilmente databili. Tra le ovvie necessità dei Barghigiani – fiorentini dal 1341 sino all’unità d’Italia – che dettero inizio a dei tracciati vere e proprie strade più o meno larghe c’era quello del trasporto a valle, effettuato con buoi e vacche, del legname tagliato con fini commerciali nei boschi della comunità, i quali, si estendevano anche al di là del crinale appenninico nella “Selva Romanesca” oggi in provincia di Modena. Un’attività molto redditizia e di antichissima memoria
che dette origine alle cosiddette vie del “traino” che nel primo quarto del XVII sec. iniziarono a essere convenzionalmente identificate col nome di vecchia e nuova “Via dei Remi”. La vecchia era quella in abbandono che veniva dal coreglino, mentre la nuova – già identificabile nel XVI sec. col nome di Via dei Remi – da tre rami provenienti dalla Macchia dei Remi, capo Corsonna, Lago Santo diveniva unica qui alla Vetricia per proseguire a Renaio e Barga, dove, in Canteo vi si congiungeva un’altra via proveniente sempre da Coreglia lucchese. Il termine, costeggiato tutto il piano di Canteo per scendere in S.Pietro in Campo, era al fiume Serchio, cioè al deposito del legname che si effettuava al capannone dell’Arsenale Mediceo. La spedizione lungo il fiume però avveniva dopo un nuovo traino di circa due chilometri al porto di Barga situato alla “Grotta di Gragno” o “Sasso di Menante”. Quando Firenze nel 1561 decise di costituire “L’ordine marittimo dei Cavalieri si S.Stefano” con sede a Pisa le macchie dell’Alpe di Barga furono sottratte al controllo e al diretto uso della Comunità e incamerate per i fini dell’Ordine. Cosicché ebbe inizio un rigido e finalizzato controllo dei suoi tagli e degli eventuali guasti che finì per investire anche il resto del territorio. Solo nel 1786 per “donazione” del Granduca Pietro Leopoldo le macchie tornarono al diretto uso della Comunità di Barga.

LA VETRICIA”La Vetricia era una antica osteria ed il punto più florido di questa parte dell’Alpe. Qui era il ritrovo di tutti i contrabbandieri e di tutti i passeggeri tanto Toscani che Lombardi; il luogo di tutti i maneggi, di tutti gli accordellati, questa la loro camera di commercio, di consiglio, il loro parlamento. Povera osteria, che differenza d’allora a oggi! Muta, silenziosa, cadente, nessuno la degna più di uno sguardo, ed è venuta in onta agli stessi gufi e pipistrelli.”. Questo gustoso quadretto del luogo ce lo offre lo storico barghigiano canonico Pietro Magri (1839-1904) al V° capitolo nel suo libro “Il Territorio di Barga” edito nel 1881 dove tratta della montagna di Renaio. Se oggi il Canonico fosse qui con noi trasalirebbe di meraviglia nel paragonare ciò che vide con ciò che vedrebbe: riattivata l’osteria e non più luogo di maneggi! Ma il passaggio dall’abbandono ad oggi ha una storia che va raccontata. Infatti per vedere rinascere d’importanza il luogo bisogna scendere da quel XIX sec. agli anni 30′ del 1900, quando il Comune di Barga il 22 giugno 1935 concesse l’area della Vetricia, gratuitamente e in perpetuo, alla Milizia Forestale che già vi aveva costruito una sua caserma nel 1934 quale base di controllo della montagna circostante. L’utilizzo della caserma si protrasse sino al 1964 per poi essere abbandonata a se stessa. Con la costituzione dell’A.S.B.U.C. di Barga – 1997 – ha inizio tutto un esame di indagini burocratiche circa lo stato di disponibilità a nuovo uso civico della caserma e dell’area su cui sorge e riscontrato l’intero bene quale possessione del demanio, previo annullamento della donazione del Comune del 1935, il 21 aprile 1997 per decreto dirigenziale della Regione Toscana tornò tra i beni del Comune ad uso civico.Nel 2002 l’A.S.B.U.C. apportò dei restauri alla caserma e l’inaugurazione avvenne con l’intitolazione della stessa al maestro Giovanni Santi di Barga.

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