OPI Lucca: “Non prendertela sul personale”, al via la campagna contro la violenza in corsia

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LUCCA –  “Non prendertela sul personale” è il titolo della campagna di sensibilizzazione contro la violenza in corsia che l’Ordine delle Professioni Infermieristiche della provincia di Lucca lancerà nei prossimi giorni sul territorio con spot televisivi, adesivi sui bus, una campagna sui social e affissioni all’interno delle strutture sanitarie. L’obiettivo è aiutare i cittadini a comprendere il grande lavoro che ogni giorno gli infermieri svolgono a servizio della comunità, nonostante i molti problemi che affliggono la categoria, a partire dalla cronica carenza di personale.

L’intento dell’iniziativa, che fa parte di un più ampio lavoro portato avanti da OPI Lucca in questi anni, è proprio quello di invitare a riflettere sulla figura professionale dell’infermiere e sul contesto in cui questo opera, per arrivare a creare uno spirito di collaborazione e reciproca comprensione tra pazienti e professionisti.

L’iniziativa è stata presentata alla stampa questa mattina (19 aprile) nella sede di OPI Lucca, dal presidente Gabriele Ciucci e dalla responsabile scientifica nonché vicepresidente Laura Bertolotti. Con loro anche Mila Mazzotti, dirigente infermieristica della Zona di Lucca.

«Nei primi mesi del 2024 – afferma Ciucci – i casi segnalati in provincia di Lucca sono già 26 e, sebbene in media vengano attaccate soprattutto le donne, 17 di questi riguardano uomini; se il trend sarà confermato nei prossimi mesi, segna un cambio di rotta, in questo senso. Le cifre esposte confermano, se ce n’è bisogno, la necessità di intervenire sull’informazione e l’educazione della cittadinanza, cosa che intendiamo fare con questa campagna».

«Il fenomeno della violenza contro gli operatori sociosanitari ha una grande rilevanza a livello sociale – commenta Bertolotti – Come OPI vogliamo farci promotori della non-violenza e del rispetto tra operatori, pazienti e familiari dei pazienti perché senza non-violenza e rispetto non può esserci cura. Riteniamo che il cittadino debba essere coinvolto in questo processo e l’intento della nostra campagna è educativo, non vittimistico né accusatorio».

Da parte sua Mazzotti ha sottolineato come il problema sia fortemente attenzionato a livello regionale e locale dall’Azienda sanitaria e come per fare questo sia attivo un lavoro di coordinamento tra ASL e ordini professionali.

La campagna prevede l’utilizzo di tre immagini e tre slogan differenti, mirati a sottolineare altrettanti aspetti della professione infermieristica e del rapporto con i pazienti e i loro familiari. C’è un sacco da pugilato, chiaro riferimento alla violenza fisica di cui troppo spesso gli infermieri sono vittima nei luoghi di cura; c’è un’immagine con alcuni operatori che si muovono velocemente in un corridoio mentre un grande orologio sulla parete sembra immobile, a indicare la diversa percezione del tempo, per il paziente e l’operatore sanitario; c’è infine un’infermiera che lavora al computer mentre in sala alcune persone aspettano il loro turno, per sottolineare come il lavoro di cura sia fatto anche di una parte burocratica, spesso finalizzata ad assicurare il giusto e necessario raccordo con il medico di famiglia o tra i diversi specialisti che possono seguire lo stesso caso.

La campagna “Non prendertela sul personale” è il punto culminante di un percorso che a novembre del 2023 ha proposto agli iscritti di OPI un corso di tecniche di autodifesa, con esercitazioni pratiche e simulazioni di krav maga, disciplina che si presta in realtà anche alla prevenzione dello scontro fisico grazie alla preparazione fisica e soprattutto a quella psicologica (calma interiore, controllo delle emozioni, lucidità mentale). In febbraio e marzo è stato aperto uno sportello di aiuto psicologico con una psicologa e psicoterapeuta esperta. Questo percorso si chiuderà il 10 maggio nella chiesa di San Francesco con una tavola rotonda aperta alla cittadinanza per offrire un’ulteriore opportunità di approfondimento e di scambio.

Nel 2022, in Italia, i casi di violenze, aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario accertati da INAIL sono stati 2.243, in aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Si tratta soprattutto di episodi di reazione, spesso scatenati dai tempi di attesa delle prestazioni, valutati troppo lunghi dai pazienti o dai loro familiari, ma talvolta anche da aspettative irrealistiche o da scarsa conoscenza del sistema sanitario e dei servizi erogati o erogabili. Per quanto riguarda gli infermieri, le cause principali di violenza sono dovute a più fattori tra cui il personale ridotto e il conseguente carico di lavoro; la tipologia di pazienti (persone con precedenti di violenza o sotto effetto di stupefacenti o con problematiche mentali); limitazioni strutturali dell’ambiente lavorativo; mancanza di formazione e addestramento del personale; elevato turnover; tempi di attesa e affollamento, in particolar modo nei pronto soccorso.

Oltre alle aggressioni fisiche, ci sono quelle verbali e quelle contro la proprietà degli operatori sanitari. L’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie istituito dal Ministero della Salute segnala che nel 2022 le segnalazioni complessive di aggressioni a operatori sanitari sull’intero territorio nazionale sono state oltre 16mila, per un totale di circa 18mila operatori coinvolti.

La vittima tipo è una donna di età compresa tra 51 e 60 anni che lavora come operatore sociosanitario o infermiera in una struttura ospedaliera o in una Rsa, prevalentemente in ambito psichiatrico o dell’emergenza/urgenza che subisce v145iolenza fisica, con pugni o calci.

A livello regionale, i dati diffusi dall’Osservatorio regionale sul rischio aggressioni dicono che su circa 55mila operatori del servizio sanitario, sono state registrate 752 aggressioni nel 2020, 817 nel 2021, 1258 nel 2022 e 1027 (804 verbali e 223 fisiche) nei primi sei mesi del 2023.

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