Per la difesa della storia del Teatro dei Differenti

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Grazie Signora Bonafé, per aver reso giustizia al nobile Teatro dei Differenti. Personalmente mi fa immenso piacere che dopo tanto lavoro sulla storia del Teatro dei Differenti di Barga, accolto a puntate prima su questo sito, poi stampato con il concorso di UNITRE Barga, Comune di Barga, Fondazione Ricci di Barga e Fondazione Banca del Monte di Lucca, qualcuno a Roma si sia accorto che da parte dello Stato Italiano si stava attuando un’ingiustizia, escludendo dalla legge sui Teatri Storici d’Italia, proprio il primo Teatro sorto nell’intera Valle del Serchio da Lucca a Carpinelli: il Teatro dei Differenti di Barga.

Confesso che, appresa la notizia tramite i giornali, di questa enorme sciocchezza, sono rimasto basito, quasi esterrefatto; poi, nel leggere sul sito del Giornale di Barga online l’intervento della vice presidente dei Deputati Pd Simona Bonafè, mi sono ripreso e devo dire anche commosso. Sia come sarà, perdio! Qualcuno si è accorto di noi a Roma e si è mosso per rendere giustizia al glorioso Differenti di Barga!

Un’idea, un Teatro per Barga, che affonda le sue radici nel secolo XVI, quando l’antiporta di Porta Reale o Mancianella, una sorta di spazio rettangolare largo circa cinque metri e lungo circa ventuno. Stava davanti a tutta la Porta, costituendo la parte interna del triangolare rivellino, che poi, nei primi decenni del detto secolo, si volle coprire e da subito s’iniziò a usarlo in molti modi ma anche come luogo di rappresentazioni teatrali.

Pensate compagnie girovaghe che nella fiorentina Barga trovarono uno dei loro approdi, quando, forse e lo ripetiamo, in valle non sapevano cosa volesse dire, riunirsi con un ben preciso concetto, ad ascoltare recitazioni. Da quella pratica idea, che si tramandò nel successivo secolo XVII, la volontà di rendere migliore il luogo e, infatti, l’anno 1639 andò migliorato con il mattonarlo.

Al mantenimento di quel luogo concorsero, in accordo con la comunità, le famiglie più facoltose e maggiormente vogliose di avere in Barga un simile luogo. Vi concorrevano anche economicamente al mantenimento, sino a che a un richiamo delle autorità locali che invitavano le dette famiglie, (Bartolini e Mazzolini, soprattutto) a porre rimedio a degli inconvenienti, queste iniziarono a tergiversare.

Ecco che da lì a poco si fa chiaro che quelle e altre famiglie, venti per l’esattezza, si stavano aggregando a formare un’Accademia, cui assegnarono il nome, degli Indifferenti, nel secolo XVIII, con l’intervento del granduca Gian Gastone dei Medici, cambiato il nome in Differenti, solo così accordando al già sorto e loro omonimo Teatro, tutta la sua benevolenza.

L’Accademia, sorta anche sotto gli auspici del grande Pietro Angeli detto, il Bargeo, (Barga 1517- Pisa 1596), sorse proprio, si è capito, per fare il Teatro, così comprando una vasta casa nella Terra di Barga (il Castello) che l’anno 1688 iniziarono a trasformarla in Teatro, l’attuale ubicazione. L’idea era di ascoltare cultura ma anche, tramite il Teatro, di farla attivamente. Infatti, sorgono nei tempi varie compagnie locali, istruite anche da chi veniva a fare teatro, spesso utilizzando quegli attori per riempire il loro organico. Il Teatro di Barga però, sin da quando nacque, dette anche l’aire, lo slancio ai più eruditi del luogo a comporre essi stessi delle commedie da portare poi su quelle tavole, tramite la locale compagnia del momento.

Il Teatro, poi, sul finire del secolo XVIII, cadde sotto la scure di un Decreto Granducale del 1785 che regolava la vita dei teatri in Toscana, molti andavano soppressi, tra cui quello di Barga. I barghigiani però non vollero cedere a nessuno il loro intrapreso e quel Teatro dei Differenti, seppur chiuso, restasse tale nelle sue vesti e mai smontato. Nel 1786 venne a Barga in visita il Granduca Pietro Leopoldo I, andando a riposare a casa dei nobili Bertacchi in via di Mezzo. Il Bertacchi era impegnato direttamente con l’Accademia dei Differenti, forse ne era il capo o comunque uno dei maggiori esponenti e certamente non gli sfuggì nel momento l’occasione buona per rammentare al Granduca la situazione di Barga, che con l’imposta chiusura del Teatro, nella Terra non aveva altri momenti laici di svago, se non ricorrere ad ascoltare le accademie ecclesiastiche, le funzioni cantate e musicali, che si facevano nel Duomo di Barga grazie all’Opera di san Cristofano.

Sono tempi questi che vedevano il grande impegno granducale teso a rendere sempre meno invadente la chiesa nella conduzione dei suoi cittadini e sudditi. Il Granduca era venuto a Barga anche per rendersi conto della lontana e isolata realtà, della sua enclave tra terre aliene estensi e lucchesi di come poter intervenire per le già, soppresse chiese, compagnie religiose ed anche circa la scuola, il Conservatorio, che si sarebbe dovuta continuare a tenere presso il monastero delle monache di San Domenico, però, seduta stante, quando ebbe visitato il monastero delle Clarisse di Santa Elisabetta, maggiormente atto a ricevere e poter dare sviluppo a una scuola, lo decretò maggiormente idoneo all’idea scolastica, cambiando opinione, e non contento, volle che le suore di San Domenico, lasciassero e abbandonassero il loro monastero per essere aggregate in tutt’uno con le Clarisse, ognuna restando nel proprio velo, però unite.

Per il Teatro dei Differenti non si decise niente ma, di fatto, non fu abolito e smontato così come recitava il Decreto Granducale del 1785. Il suo funerale era deciso ma mai partì, anzi, con il successivo Ferdinando III, vediamo che a Barga arriva la comunicazione agli accademici che finalmente il loro Teatro è salvo, forse con l’obbligo di porci mano per renderlo migliore.

Dal 1793 ha inizio la seconda vita del Differenti, con l’intervento d’importanti artisti e tecnici, condotti dallo scenografo, pittore e disegnatore, Cavalier Professore Francesco Fontanesi (Reggio Emilia 1751 – 1795), che al Teatro di Barga fece il suo “canto del cigno”. Infatti, venuto qua il 4 luglio 1794, con l’autunno dovette anticipare la partenza per essere incappato in una gravissima malattia che lo renderà, probabilmente inabile, sino alla morte nell’anno 1795.

L’attuale Teatro dei Differenti si presenta, salvo poche varianti, come fu concepito in quella ristrutturazione che s’inaugurò nell’estate dell’anno 1795 con due balli “Il matrimonio disturbato dalla gelosia” e “La scuola di scultura”, pare fossero opere del presente ballerino Vincenzo Cosentini, poi con il dramma in musica “Don Giovanni Tenorio” di Fabrizi, infine, “Giannina e Bernardone” e “Il matrimonio segreto” entrambe “Musica del celebre Sig. Domenico Cimarosa, Maestro di Cappella Napolitano”.

Resta interessante dire che con il nuovo Teatro dei Differenti nasce anche un’Accademia di Musica a Barga, retta dal violinista pistoiese Francesco Rafanelli. Volontà, probabilmente imposta dalla ravvisata necessità di avere in loco degli strumentisti da poter utilizzare per integrare gli organici orchestrali nel rappresentare delle opere.

Il Teatro dei Differenti, dopo momenti di straordinaria importanza culturale, come Opera Barga, avrà una nuova vita, imposta dalle novecentesche leggi sulla sicurezza dei luoghi pubblici. Senza deturpare e distruggere gli interni, il lavoro è stato attuato dai primi anni ’80 sino al 1998, quando sarà nuovamente inaugurato con un concerto Jazz: “Sacred Concert” di Duke Ellington, che nell’occasione ebbe la sua prima rappresentazione in Italia.

Pleonastico, ma lo facciamo, ricordare che in questo nobile Teatro dei Differenti, il poeta Giovanni Pascoli, abbia tenuto la sua prima rappresentazione dell’operetta “Il sogno di Rosetta” musicata da Carlo Mussinelli, era il 1901, ma anche dei suoi discorsi, tra cui il celebre “La grande Proletaria si è mossa”, era il 26 novembre 1911.

Sulle tavole del glorioso palco dei Differenti già si era esibita una piccola Eleonora Duse (Vigevano 1858 – Pittisburg 1924), quando qui venne la compagnia di suo padre Alessandro Vincenzo Duse.

Giovanni Pascoli, correva l’aprile del 1912, ci lasciò a Bologna, nella sua casetta ai piedi del Colle dell’Osservanza. Il funerale bolognese e poi la via ferrata che lo ricondusse alla sua amata terra di Barga. Alla stazione, tra un turbinare di tempesta, lo attesero i cittadini, la Banda di Barga e poi via sul carro trainato da un cavallo della Misericordia di Barga, sino al Cimitero Urbano di Barga, per riposare in un loculo messo disposizione dalla stessa Misericordia. Alla sua casa non ci fu portato perché la cappella per accoglierlo non era ancora pronta. Lo fu solo dopo sei mesi esatti, quando, il 6 ottobre 1912, dopo una solenne cerimonia che si ebbe al Teatro dei Differenti, nel pomeriggio la venerata salma del Poeta fu trasportata da Barga all’allora Castelvecchio di Barga, alla casa dello stesso Poeta. Tra i tanti bei nomi non poteva mancare a quella cerimonia il suo più grande ammiratore, Giacomo Puccini, che con Plinio Nomellini salì le scale del Differenti per sedersi in sala ad ascoltare le voci ma, più che altro, il suo cuore che poi, nel vedere quel “lungo e mesto corteo” si sciolse in pianto.

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