L’età dell’oro

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A qualcuno sembrerà strano ma c’è stato un tempo in cui per i ragazzi la musica era una cosa estremamente seria e importante e non un fenomeno di mero divertimento e disimpegno come adesso che viene ascoltata, anche distrattamente, nella bassa qualità dello smartphone.
Orgogliosamente uscivamo dal negozio col nostro acquisto sotto il braccio, tenendolo in modo che si vedesse bene, perché la musica che ascoltavamo in qualche modo ci definiva agli occhi dei nostri coetanei e, d’altronde, le dimensioni dei L.P. erano tali da non poter, certo, passare inosservate.
Impazienti, correvamo a casa e lo mettevamo sul piatto dello stereo, delicatamente appoggiavamo la testina che traduceva i solchi del disco in vinile in note che uscivano dalle casse acustiche riempiendo la stanza e portandoci via in viaggi meravigliosi, molte volte suggeriti da quelle splendide copertine evocative.
Di soldi ce n’erano pochi e non si poteva di certo comprare tutti i bei dischi che uscivano in quel periodo così musicalmente irripetibile e, quindi, ci si rivolgeva ad amici e conoscenti.
Se volevi ascoltare un Long Playing che aveva un amico potevi farlo solo a casa sua perché, per via del diverso peso delle puntine del giradischi, nessuno avrebbe prestato un disco al quale teneva, col pericolo di ritrovarselo rigato e funestato da quegli schiocchi che sciupavano l’atmosfera sempre nel momento meno indicato.
E siccome le cose condivise sono più belle, ci riunivamo per passare interi pomeriggi ascoltando buona musica e sentendoci speciali nei confronti di quelli dal “palato grosso” a cui piaceva soltanto la cosiddetta musica commerciale.
Ricordo ancora con piacere quelle fumose sessioni d’ascolto a casa del mio amico Mauro che mi fece scoprire il primo Bob Dylan, quello “acustico e di protesta”, di cui leggevamo e traducevamo i testi col vocabolario, mentre le sue sigarette MS si sublimavano, una dietro l’altra, in pesanti volute azzurrine che mi rimanevano impigliate nei vestiti.
Tornato a casa avevo il mio bel daffare per convincere i miei genitori che io non fumavo, ricevendone sguardi poco convinti e commenti che dicevano:
«Fai come ti pare, la salute è tua… Ma se ti becco a fumare te la faccio passare io la voglia!!!»
La mia paghetta settimanale non mi permetteva certo spese folli e così, per obbedire alla mia passione per la musica, dovevo arrangiarmi: quanti dei miei dischi sono stati comprati saltando la merenda a scuola o facendo l’autostop per risparmiare il costo dell’abbonamento al pullman del Nardini!
Mi documentavo leggendo il famoso “Ciao 2001”, il settimanale che recensiva concerti e nuove uscite discografiche, e poi andavo a un famoso negozio di Fornaci dove, a cose normali, nel giro di una settimana il disco arrivava.
Se in bottega c’era il “Vecchio”, però, una faccenda in apparenza semplice come ordinare un disco poteva assumere toni surreali.
Gli mettevo sotto gli occhi l’articolo di “Ciao 2001”con tanto di foto del disco e poi gli davo l’appunto scritto su un foglio, al che lui mi guardava con espressione tra l’infastidito e il sospettoso e fingeva di darmi retta, dicendomi di tornare tra una settimana.
Dopo sette giorni mi ripresentavo e lui, con la migliore faccia da poker, mi diceva:

«Allora… questo disco non esiste!»

E se protestavo, dicendo:

«Ma come? Se t’ho fatto anche vedere l’articolo!»

E lui, imperturbabile:

«O’ bimbo, se si dovesse crede a tutte le bischerate che scrivono i giornali!…»

Comunque, quando me lo fece anche con “The dark side of the moon” dei Pink Floyd, uno dei dischi più venduti della storia, capii che se c’era lui in negozio era meglio che girassi al largo in attesa di tempi migliori.
Solo a distanza di anni seppi che non appena uscivo dal negozio il mio appunto finiva nel cestino dei rifiuti.
Ora con internet è tutto facile: trovi notizie, fai ordini online e trovi i prezzi migliori, ma a quei tempi… come faccio a spiegarlo a chi non c’era?
Quanto ci sarebbe da dire sulle discussioni per stabilire quale fosse il miglior amplificatore, piatto o piastra di registrazione!
E che disfide sui giornali specializzati quelle che opponevano i nostalgici delle Valvole contro i modernisti dei Transistor!
Erano perlopiù scontri tra fazioni opposte che non erano mai risolutivi, ma quanta energia e passione ci mettevamo!
Insomma, era l’età del vinile ma, per certi aspetti, potrebbe anche essere chiamata l’età dell’oro.

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