Castiglione Garfagnana e il suo territorio

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Nel passato 2023, si è aggiunto un altro libro ad arricchire le biblioteche dei garfagnini e non solo di loro. Si tratta di una pubblicazione di quasi cento pagine che si potrebbe definire una guida di Castiglione e del suo Territorio, per la caratteristica di offrire con brevi racconti, trentuno per l’esattezza, una panoramica delle peculiarità e cose particolari della stessa Castiglione e dei vari Paesi che lo circondano. Luogo che un tempo fu parte della Repubblica di Lucca, con Minucciano, Gallicano, e le Tre Terre: Riana, Treppignana e Lupinaia, mentre intorno era contornato dalla parte della Garfagnana modenese e da lontano anche la fiorentina Barga faceva giungere la sua presenza.

Gli autori del libro sono Ettore Benedetti e Pietro Paolo Pighini, che in molti conoscono il primo per la sua passione per gli alberi monumentali, mentre il secondo per le escursioni nella storia locale, entrambi con una passione comune, la cultura con particolare attenzione alla loro Castiglione e il suo Territorio.

Di loro, anche perché ce ne siamo già interessati l’anno passato su questo sito, ricordiamo ai lettori, che per Benedetti, parlando del suo libro “I castagni monumentali di Renaio e i loro funghi” del 2023, mentre di Pighini “La Gioconda e il segreto di Leonardo” del 2019, ma altri sono i contributi che entrambi riservano al loro turrito Castello di antiche memorie, come altrettanto ci ammicca il suo Territorio, con i suoi Paesi e luoghi di straordinario fascino.

Il titolo del libro di cui oggi parliamo è: “Luoghi, personaggi e tradizioni del Territorio di Castiglione Garfagnana” che ha avuto il suo battesimo con il pubblico con la presentazione effettuata il giorno sabato 30 settembre 2023, presso la sala della Musica di quel Castello. Altra presentazione si è avuta il giorno sabato 16 dicembre, stesso anno, con una cena organizzata al ristorante Casone di Profecchia.

Come detto il libro si presenta come una sorta di guida al territorio castiglionese e mi fa immenso piacere e non nascondo che ho avuto un moto spontaneo di profonda nostalgia per i tre personaggi cui è dedicato: Samuele, Luisa Giannelli e Giuseppe Cecchi, che uniti in un nocciolo, ho voluto un gran bene. Con Samuele condividendo molto della storia di Castiglione, insieme, scandagliando a fondo l’Archivio Storico della Comunità, poi quello delle due chiese del Castello: San Pietro e San Michele, con molti giorni di ricerca e letture, mossi dal solito obiettivo, quello di cercare documenti che parlassero del cartografo Domenico Cecchi.

Tutto un lavoro condiviso con altri storici, come la cara memoria di Mariano Verdigi del Circolo Culturale Garfagnana, insieme giungendo a rendere quella dovuta e negata giustizia alla straordinaria figura, appunto, di Domenico Cecchi, che a suo tempo il Consiglio di Castiglione (1730), lui esule, già gli aveva tributato, in pratica approvando il suo rientro in patria ma che Lucca non volle consentire. Moralmente, noi ci riuscimmo quel giorno in cui, era il 18 dicembre 2010, il Consiglio Comunale di Castiglione retto dal sindaco Giuntini, volle celebrare il ritorno di Domenico Cecchi al suo Castello, solennemente deliberando dopo 280 anni da quel primo tentativo di: “Riabiltare sotto ogni profilo storico, civile, morale, la figura del concittadino Domenico Cecchi (1678-1745) conferendogli la cittadinanza onoraria del Comune di Castiglione di Garfagnana”.

Tornando al libro che andiamo presentando ecco come nella premessa gli Autori introducono il loro racconto, diremo storico: “Il territorio di Castiglione di Garfagnana è noto per la ricchezza del suo patrimonio naturale, storico, culturale, artistico e religioso.” Seguono dicendoci che ogni luogo ha le sue caratteristiche, storie, leggende, curiosità che in definitiva hanno contribuito a disegnare quel substrato che identifica ogni comunità e da cui si possono trarre quegli insegnamenti nel vivere i giorni, che tramandati, potranno essere importanti per chi verrà.

Ecco allora che si fanno parlare le ammiccanti pietre della chiesa di San Michele, personaggi importanti nel Settecento come Vincenzo Lunardi che nato a Lucca dalla castiglionese Maria Caterina Pardocchi, lo stesso Vincenzo portò sul suo strabiliante pallone aerostatico anche un poco di Castiglione.

Ci sono dei personaggi che in tutti i luoghi incarnano più di altri il modo di dire: “Parlane bene o male ma di me parla” e queste persone, esemplari nella loro semplicità, sono destinate a essere ricordate e varcheranno i tempi a venire. Questo è il caso di “Tubo”, soprannome che gli veniva dalla continua ricerca di un tubo di vino. Questi al secolo fu Michele Lugliani (1926-1971) e nel rispetto di quanto si è detto sopra, dopo oltre cinquant’anni dalla sua morte, è sempre vivo tra noi nelle parole di Pighini, che ne ha scritto un capitolo traendo spunto dalle sue battute a volte anche brucianti per l’astante. Come quando, emigrante, lavorando in una miniera, trovandosi dirimpetto a un Vescovo che lo rimproverava per non averlo mai visto in chiesa “Tubo” gli rispose, controbattendo: anch’io non ho mai visto lei in miniera.

Se questo, anche per altri episodi, è un momento del libro molto simpatico, altrettanto sono piacevoli tutti i racconti, come quando Benedetti intrattiene il lettore su “La cerro-sughera del curvone”, un albero ormai divenuto un monumento naturale, ma l’argomento lo tocca ancora nel libro con “Il castagno di Pratofosco” o in “Le croci di legno sugli alberi”. Se Benedetti, da come si conosce, è particolarmente portato verso la natura, non disdegnando la storia, anzi, tutt’altro, invece Pighini si sente maggiormente attratto nel rileggere l’arte e le storie dei luoghi, dai Liguri Apuani che in questi luoghi, probabile a Marcione, battagliarono contro Roma e così dicendo.

Ovviamente, proprio come una guida per il visitatore, le storie, le leggende, i personaggi e altro, si muovono nel libro partendo da Castiglione, poi si passa a Pian di Cerreto con la storia dell’Abate Lucchesi (1878-1967) che fondò il giornale “L’Eco di Montenero”, luogo dove rese l’anima a Dio. Gli ipotetici visitatori di questo giro turistico arrivano poi al borgo di Mozzanella, con il suo culto a San Rocco, l’enigma templare offerto dalla visione di una croce e un albero della vita scolpito e posto su di una casa, per dire poi alcune cose sulla sentinella della Garfagnana, la torre“piezometrica” che sul lungo fusto ha attorcigliato tutta una serie di scalini che salgono al sommo.

Da lì il visitatore poi è condotto alla frazione di Campori e lì a ripensare alla storia dei Longobardi ma anche a quel suo figlio nato a Castelnuovo Garfagnana, Pietro Campori (1549-1643), che divenne un’eminente Cardinale di Roma, tanto in alto che solo per quei tre voti non avuti non poté salire al trono del Papa che fu invece di Gregorio XV.

Da lì si passa a Chiozza con le sue storie, poi alla Boccaia tra alberi e legna, con un passaggio a Cerageto, agli storici borghi di Isola e Valbona, per raggiungere il Casone con il racconto “Il ponte di Carosi – L’orribile rogo di Garfagnana”. È questa la storia che portava per le contrade garfagnine il cantastorie Giuseppe Bracali, che ritesseva nella sceneggiata la storia di chi dopo aver squartato la moglie la bruciò dentro una valigia sotto il ponte a Casone di Profecchia e che da allora, tornando alle parole poc’anzi dette nell’articolo, “parlane bene o male ma di me parla”, ecco che lo stesso ponte ha preso il suo nome.

Infine eccoci al punto topico di tutto il territorio di Castiglione, cioè, a San Pellegrino, le cui storie, dalla chiesa, ai Santi, alla croce, al giro del diavolo, al cippo del Caselli, alla piazza che come un’isola è della modenese Frassinoro, ognuno può rileggere in questo libro, migliore nella “guida” di Castiglione e del suo Territorio, di Ettore Benedetti e Pietropaolo Pighini.

 

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