Il bimbo sul tetto

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Ancora una volta sfuggito all’asfissiante marcatura dei genitori, attraverso un piccolo pertugio si era arrampicato sul tetto delle cabine da dove poteva osservare dall’alto gli ombrelloni dagli spicchi colorati e le onde del mare che, in una sequenza infinita, arrivavano a dissolvere sulla riva le bianche creste di schiuma.
Sulle ali di una leggera brezza un coro di dialetti diversi fatto di risate, bizze, promesse, complimenti, saluti, raccomandazioni e commenti alle notizie del giorno, gli arrivava all’orecchio: era la voce del Bagno Adele, magicamente sempre uguale a se stessa anche se gli interpreti cambiavano ogni anno.
Il sole del mattino gli riscaldava piacevolmente la pelle ormai color cioccolata, mentre i piccoli sandali di sughero gli isolavano i piedini dal calore delle tegole rosse e spioventi.
Dall’altoparlante della solita barca che incrociava davanti al litorale uscivano gracchianti inviti ad approfittare delle ricche proposte di quell’estate versiliese che si dipanava nell’euforia del boom economico.
Insomma, tutto stava andando a meraviglia fino a quando una di quelle attempate signorine del nord, con quella parlata che le faceva sembrare tutte antipatiche e schizzinose, iniziò a urlare come un’ossessa.

«C’È UN BAMBINO SUL TETTOOO!!! C’È UN BAMBINO SUL TETTOOO!!!… FATE QUALCOSAAA!!!…ODDIO CADEEE!!!… CAAADEEEE!!!».

Mentre, incuriosito, si guardava intorno per vedere chi e dove fosse quello che stava precipitando dal tetto, esplose il finimondo!
Con lo stesso effetto di un sasso che colpisce un formicaio, il bagno Adele si mise a brulicare di gente impazzita che correva ogni dove e, in breve, un codazzo di scalmanati con in testa i suoi genitori arrivò proprio sotto di lui.
A quel punto, dal momento che tutti si sbracciavano nella sua direzione, gli venne in mente che, forse, erano convinti che il bimbo in pericolo fosse lui.
Per dimostrare quanto si sbagliassero e come avesse tutto sotto controllo, si mise a saltare e fare acrobazie proprio sul bordo del cornicione cosa che, invece di rassicurare quella turba urlante, la fece esplodere in un delirio di grida ancora più isteriche.
Siccome il punto in cui si trovava non era raggiungibile da un adulto, per convincerlo a scendere la mamma, con voce suadente, prometteva gelati e bomboloni mentre il babbo ruggiva minacciando sculaccioni e botte con la cintola, con l’effetto di convincerlo sempre di più a restare fuori della portata di chiunque.
Alla fine lo stallo venne risolto da Italo, il figlio del bagnino, che riuscì a farlo scendere con la promessa di difenderlo dalle grinfie del babbo e di insegnargli quegli esercizi agli anelli per i quali era ammirato da tutti i ragazzi della spiaggia.
Appena il babbo lo agguantò per un braccio, il bimbo si penti della decisione presa ma, ormai, era troppo tardi.
Tra i tanti spettatori, ci fu anche chi trovò la situazione talmente divertente da scattare un’immagine di quel monello biondo che, dal tetto delle cabine, faceva smorfie e teneva in scacco l’intero stabilimento balneare.
Quando, in ricordo di quell’episodio che tutto sommato era finito bene, la foto venne regalata ai suoi genitori, per poco non scatenò una seconda dose di sculaccioni; come se la prima, ottima e abbondante, non fosse bastata!

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