Storia del Teatro Differenti. L’Ottocento tra visite e rappresentazioni. (diciassettesima parte)

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Il Teatro continua nelle sue rappresentazioni con il metodo dell’affido degli spettacoli a quelle compagnie che lo richiedono con lettere che spiegano il tipo di spettacoli che avrebbero fatto. Previo tassativo accordo con l’Accademia, gli spettacoli potevano ripetersi oltre il normale numero richiesto, concordato e accordato, nella forma di beneficiate il cui incasso, come dalla parola, andava a favore del primo attore o cantante e così dicendo. Poi c’erano i filodrammatici locali con le loro commedie e, a volte, questi dilettanti attori, erano accolti in qualche parte con le compagnie maggiori. Altro momento importante è l’ingaggio in orchestre operistiche di elementi della nata Banda strumentale, così come vedremo più avanti.

Detto questo nel nostro racconto, si è capito in precedenza come si gestisse il Teatro circa i palchi e va detto ancora che, rispetto alle consuetudini di oggi, che quasi tutti preferiscono la platea, allora gli stessi palchi erano gli ambienti preferiti dagli Accademici che ne possedevano uno, come da chi voleva andare ad assistere a uno spettacolo. Appunto, questi ultimi, i benestanti non Accademici, acquistavano il diritto serale a occupare i palchi disponibili, mentre la platea era a esclusivo uso per il popolo e lì vi arrivava tramite una galleria di qualche metro che sfociava nella sala. Quest’ingresso, come già detto, s’imboccava alla sommità della prima rampa delle scale. Chi andava ai palchi, salvi gli altri eventuali e diretti accessi dall’esterno posti ai vari piani, dovevano continuare a salire quelle scale rammentate, così come oggi, sino al piano della platea, dove era il primo ordine dei palchi e continuare con le altre che portavano ai due restanti piani del Teatro.

Per quanto riguarda il Teatro di Barga, nell’ambito della Valle del Serchio in generale, gli anni che stanno tra la Restaurazione e l’Unità d’Italia, sono segnati da un singolare e importante rapporto con Bagni di Lucca, luogo termale ricercato da inglesi e persone importanti d’Italia. Questo lo abbiamo già osservato nella tredicesima parte di questo nostro lavoro e di quest’affermazione, la cartina di tornasole, la troveremo in diverse cose che diremo ma anche in ciò che pubblicò Sara Moscardini sul Giornale di Barga di questo Febbraio 2023, quando parlò di “Due inglesi a Teatro a Barga nel 1857”. (29) Anzi, è proprio con quell’articolo, stralciandone un brano, che ci inoltriamo nel percorso di un recupero della memoria circa il rapporto Barga e Bagni di Lucca con, nel mezzo, anche il Teatro, i suoi spettacoli ma soprattutto la qualità delle visite dal centro termale verso la Terra Fiorentina sino circa all’Unità d’Italia.

 

Faremo una breve carrellata del periodo che ci presenterà qualcosa di eccezionale, come il sapersi che a Barga, proveniente da Bagni di Lucca, arrivasse una giovane Regina, meglio un’ex in tale ruolo. Certamente non fu l’idea di venire a Teatro il motivo che la mosse a fare la tortuosa via che ivi la condusse, però, perché è innegabile che sia pur sempre un’interessante pagina che maggiormente ci illumina circa il periodo che stiamo trattando, noi andiamo comunque a rileggerla.

Partiamo però con un breve stralcio che faremo dal citato articolo “Due inglesi a Teatro a Barga”, che poi erano due donne, una giornalista autrice dell’articolo: Frances Minto Elliot, l’altra una sua amica. Con la sua penna, Frances, seppur mossa dalla curiosità di capire, con un sorriso, come tra questi monti potesse udirsi musica di livello, ci dirà molto circa il fascino musicale che Barga emanava con il suo Teatro ed eccoci al punto: “Il mio desiderio, allora, di visitare Barga, aveva una ragione completamente diversa dalla sua romantica storia. Mi era stata riportata piacevole notizia di un’opera rappresentata la sera prima.” Ecco questo è un segno, se ancora occorresse, che ci confermi ancora una volta che da Bagni di Lucca qualcuno veniva a Teatro a Barga, così come ora qualcuno era venuto e nel ritorno alle terme lucchesi, avesse poi raccontato del buon effetto che gli aveva fatto l’ascolto di un’opera, cioè: Lucia di Lammermoor di Donizetti. Continua Frances: “L’idea di ascoltare un Bellini o un Donizetti in un paese di campagna circondato dagli Appennini, era una tentazione irresistibile per studiare le usanze e abitudini italiane, incorrotte da influenze straniere.”    

Credo che con quanto detto si possa avere una certa idea di ciò che volesse dire il Teatro a Barga, ma non fu quello che mosse il personaggio importante, un’ex Regina, venuta a Bagni di Lucca per visitare Barga. Si tratta di un evento avvenuto ventitré anni prima di questo 1857 e sono certo che la notizia, allora, avesse fatto scalpore in loco, una notizia che lo scrivente mai ha sentito raccontare in nessun libro di storia locale, ma che si apprende da un articolo che apparve su La Gazzetta di Firenze del 19 agosto 1834 (30). “Il dì 31 luglio scorso circa alle sette di sera, questa Terra fu onorata di una visita di S. M. la Regina Maria Isabella di Napoli, venuta dai Bagni di Lucca, ove ritrovasi, la quale percorso il Paese, e complimentata da questo Signor Vicario Regio dopo un’ora circa ne ripartì.”. Il Vicario Regio di cui si fa menzione nell’articolo era il dott. Giacinto Albergotti.

La prima domanda che uno si può porre: perché la quarantacinquenne ex Regina, moglie del defunto Re Francesco I delle due Sicilie, volle venire giovedì 31 luglio a visitare così velocemente Barga? Forse la risposta la possiamo avere continuando a leggere quell’articolo, infatti, si apprende che: “Il susseguente 3 agosto circa le ore 12 e mezzo pomeridiane, questa popolazione ebbe la contentezza di veder giungere le LL. AA. II. E RR. Il Gran-Duca, e la Granduchessa nostri Augusti Sovrani, i quali recatisi a ritrovare la prefata loro rispettiva Suocera, e Madre a Bagni suddetti, vollero felicitare questa parte di loro fedelissimi Sudditi con la loro augusta presenza.”. Chissà se non fosse stata concertata con l’ex Regina la visita a Bagni di Lucca da parte della figlia Granduchessa di Toscana e ovviamente con lei il Granduca? Allora parrebbe di vedere lo stesso Granduca riflettere con sua moglie: se andiamo a Bagni di Lucca, Ducato della stessa Lucca, a trovare tua madre, così come andremo, certamente devo visitare la mia Barga che è lì a non molta distanza. Saputo di ciò l’ex Regina madre della Granduchessa, potrebbe essersi posta una domanda: che è Barga? Così decidendo di venire in precedenza a vedere cosa fosse nel vero questa terra granducale.

 

La visita del Granduca e consorte, con uno stuolo di personaggi, fu anch’essa assai veloce, perché giunsero, come recita La Gazzetta di Firenze, alle 12,30 a palazzo del gonfaloniere Francesco Bertacchi, da dove mossero per raggiungere il Duomo, dove furono accolti dal clero, poi andò a visitare la nuova strada che dal Fosso o Porta Reale arrivava al Giardino, una sorta di ufficiale inaugurazione: “Aperta dietro le benefiche disposizioni di S. A. I. il sullodato Benignissimo Signore.”

La ricordata Granduchessa di Toscana era la ventenne Maria Antonietta Anna Borbone, la seconda moglie del trentasettenne Leopoldo II granduca di Toscana e figlia dell’ex Regina di Napoli, moglie del defunto Francesco I Re delle Due Sicilie, Maria Isabella di Spagna, che l’anno 1832 aveva lasciato la corona reale alla ventiduenne nuora Maria Cristina di Savoia, moglie del figlio ventiquattrenne, divenuto Re Ferdinando II.

Quella del Granduca non fu l’unica visita a Barga, perché già due anni prima c’era stato, quando da Pontremoli, annunciandone l’arrivo, il 1° ottobre 1832, alle ore sette di sera, era giunto alla Porta Reale della stessa Barga, accolto dal suono della Banda dei Dilettanti. Da lì fece ingresso nella Terra, andando a smontare al palazzo del dott. Francesco Bertacchi.

Ecco che questa volta il Teatro fu illuminato con maggiore sfarzo, brillando con tutti i suoi accesi lumi, torce e cere, per la Festa da Ballo cui assisté lo stesso Granduca, che a notte fonda, se ne tornò a riposare a palazzo Bertacchi e il giorno seguente riprese il cammino per raggiungere la capitale, cioè, Firenze. (31)

Narra Antonio Nardini, non citando la fonte, in un suo articolo pubblicato sul giornale L’Ora di Barga, che il Granduca rimanesse felicemente sorpreso dall’accoglienza ricevuta: “Che brava gente, che cordiale sincerità, che attaccamento fedele al Sovrano, bravi ne avrà sempre memoria.”. Tra le spese incontrate dalla Comunità per l’accoglienza si nota da parte di Nardini, tra le altre, quella per la festa al Teatro e dell’acquisto di torce probabilmente utili per illuminare l’interno come le vie che conducevano allo stesso Teatro. (32)

Continuando, si annota ancora che l’anno 1839 ci fu altra visita importante a Barga, questa volta da parte della vedova del defunto granduca Ferdinando III, Maria Ferdinanda. Era Il 1° agosto e arrivò a Barga alle cinque della sera, tanto per non smentirsi nel precedente assunto, proveniente da Bagni di Lucca. Con l’ex Granduchessa c’erano le arciduchesse Maria Carolina e Augusta Ferdinanda, accompagnate dal Cav. Priore Marchese Leonardo Martellini Maggiordomo, dalla dama di compagnia Livia Ippoliti e dalla marchesa Maria Giuseppa Della Torre. Le autorità locali attesero l’arrivo alla Porta Reale, con loro la Banda Musicale e molta popolazione. La comitiva andò a palazzo del gonfaloniere Cav. Giuseppe Mordini, poi visitò Barga, le sue chiese, senza trascurare l’ingresso al Teatro che aveva fatto rinascere il defunto marito e Granduca Ferdinando III. Alle nove di sera ci fu la partenza per raggiungere Bagni di Lucca. (33) Quanto detto sinora serva per dare l’approssimativa idea di cosa potesse smuovere un Teatro, ovviamente che producesse spettacoli, com’era quello di Barga.

 

Circa i modi di contatto per l’uso del Teatro con l’Accademia dei Differenti da parte d’impresari teatrali, riportiamo come esempio il testo di una lettera, diretta al Dott. Ranieri Sanmartini, partita da Firenze l’11 maggio 1839. Questa missiva è scritta da Amato Ricci, che parrebbe essere impegnato, così dice l’intestazione, anche quale impresario nel Teatro degli Arrischiati di Sarteano vicino a Siena:

“Le rimetto in seno della presente l’elenco dell’ottima Compagnia Sig. De Martini. Il quale farebbe dimanda di codesto Loro Teatro per la prossima ventura fiera alle condizioni accordate finora per una tale stagione. Spero che se del merito degli attori le Signorie LL. prescelgono una compagnia, la mia raccomandata sono certo non riceverà una ripulsa … A. Ricci.

 

Quella sopra è una classica richiesta del Teatro diretta agli Accademici di Barga ma in quest’anno 1839 ve n’è un’altra partita da Pisa il 4 giugno 1839. Fu fatta da Lorenzo Cannelli, un artista comico che dirigeva la Drammatica Compagnia Toscana, il quale scrive al “Capo Accademico del Teatro di Barga”, offrendo un “corso di recite” da iniziarsi il primo luglio e terminare con i primi di agosto. Adduce che la Compagnia “presta servitù” nelle principali città toscane. Chiede che gli si risponda, anche circa “gli utili e le spese che vi sono onde possa” regolarsi. “Nella ferma lusinga di essere subito favorito”… Lorenzo Cannelli.  (continua)

 

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29) Opera citata: vedi nota 23, tredicesima parte di questo lavoro.
30) La Gazzetta di Firenze N. 99 – Martedì 19 agosto1834.
31) La Gazzetta di Firenze N. 124 – Martedì 16 ottobre 1832
32) Antonio Nardini: Una visita di Leopoldo II a Barga; L’Ora di Barga N.54, ottobre 1983.
33) La Gazzetta di Firenze N. 103 – Martedì 27 agosto 1839.
 

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