Storia del Teatro Differenti. 1795: riparte alla grande la cultura di Barga. (undicesima parte)

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Abbiamo visto in precedenza cosa fu fatto, quali spettacoli si allestirono per inaugurare il rinnovato, anzi, possiamo dire, il nuovo Teatro Differenti e che tipo di rilancio culturale si mosse in Barga. Più avanti vedremo altre spese cui andarono incontro gli Accademici per gli spettacoli d’inaugurazione del nuovo Teatro. Parlando di questo ci sovviene che c’è da far presente una cosa importante, consistente nel fatto, che gli spettacoli si ripetessero per molte sere, così come accadeva in tutti i teatri e chi poteva, tornava a rivederli, magari facendo l’abbonamento a tutte le serate. Questo perché entrare nel Teatro era come fare ingresso nel massimo momento della vita paesana, come visto, espanso anche a persone che venivano da lontano, come dai Bagni di Lucca, da uno stato diverso com’erano anche quei pochi che venivano dalla Garfagnana.

Certamente era piacevole e interessante andare a teatro, perché è lì che le idee si potevano scambiare, si facevano anche nuove amicizie e magari parlare insieme anche di politica, sempre con l’occhio attento al vicino, a quello che ogni tanto allunga la testa dal suo palchetto per vedere o ascoltare chi è che parla nell’altro. Buonasera ma … che poi non sentisse troppo, altrimenti poteva anche riportare cose udite male, oppure, secondo la simpatia, magari stravolgendole a suo piacimento e allora erano cartacce con questi governi che, come tutti, di “democratico” avevano ben poco. Questo non era solo per Barga ma per tutta la penisola italiana, in tempi in cui i teatri, a fronte delle pochissime occasioni di raggruppamento, laiche comunanze, salvo le piazze che però ben poco si prestavano alle macchinazioni politiche perché tutto era allo scoperto, eventualmente ospitando la fase successiva. Allora i teatri divennero il principale momento associativo, luogo, dove le idee potevano circolare con un senso di copertura e divenire anche movimenti di un’importante valenza sociale. Esempio maggiore lo abbiamo nell’Ottocento, quando lo spettatore nei teatri aveva occasione di manifestare, la maggioranza con parsimonia, il suo pensiero e si scuotevano le masse, certe volte con avveduta tranquillità, altre, con più forza, e magari per l’Unità d’Italia.

Questi moti di popolo erano certamente già ben chiari ai precedenti sovrani e, infatti, se noi torniamo indietro a ciò che si è già detto, ossia, al Motuproprio di Leopoldo I circa i teatri dell’anno 1785, si può cogliere tra le righe, come si è già detto nella settima parte di questo presente lavoro, che nello stesso Granduca c’era tutta l’attenzione a regolare e restringere i teatri, proprio per quel “mal costume”. Un modo di dire che se è diretto a riprendere le comunità negli atteggiamenti teatrali contrari alla morale, questi modi certamente sono pur sempre indice di libertà che ne può produrre altra e allora, tutto da regolare con risolutezza. Occorreva anche l’attenzione a una morale politica, un “mal costume” cui si aggiunge “specialmente nelle campagne”, valore generico che noi ci si comprende anche Barga. Tutta una sregolatezza che, se fosse stata tale per la stessa Barga, non avrebbe avuto i crismi di tener salda la Terra nel mezzo ad altre di altri stati. C’è in pratica con il Motuproprio un severo controllo dei teatri toscani con una limitazione a un numero ben preciso di quelli che potevano operare nelle principali città, tra cui la capitale.

Circa il Teatro, il caso Barga poteva essere accumunato e somigliare politicamente a Pietrasanta, dove il suo teatro restò operativo, ma lì, forse e in fin dei conti, giocò a favore la grandezza e maggiore economia della terra. Comunque va detto che Barga era posta in una situazione molto particolare che ci fa tornare al primo nome degli Accademici “Indifferenti”, che noi abbiamo arguito dipendesse da tutta una storia, una sorta di saga ormai leggendaria, che dava alla Terra una sua particolare visione politica, che al sorgere dell’Accademia nel secolo XVII era maggiormente sentita.

In altre parole qui si viveva uno status che si è già spiegato quando dicemmo che Barga in antico non intendesse sottomettersi a Firenze bensì allearsi, seppur nella lampante diversità, e questo sia chiaro al momento dello Statuto del 1360, che ripetiamo, aveva capitoli scritti dagli statutari di Barga che gli uffici fiorentini cassarono, come il podestà che avrebbe dovuto passare dal voto consiliare della Terra di Barga. Questo status e per capirci, la ricercata nobiltà di una San Marino d’occidente, appunto, restando forte memoria sociale, sapendolo Firenze, ovviamente avvantaggiasse economicamente certe e diverse famiglie di Barga, perché il suo unico e importante presidio nella Valle del Serchio, la sua Garfagnana Fiorentina, economicamente già un poco migliore, ma in definitiva simile al resto della valle, tramite loro non avesse a cedere a lusinghe di altri stati. La fedeltà si poteva mantenere solo in virtù di una certa floridezza economica e solo così ogni sommovimento poteva esser tenuto ben controllato. Certo, se non in un teatro, dove ci poteva essere una forte circolazione d’idee politiche? Questa è la nostra idea circa la pensata dismissione del Teatro l’anno 1785, una questione che rimase in bilico per alcuni anni ma come si è vista, dopo circa sette anni, il Teatro riebbe la sua seconda vita.

 

Quanto si è detto sinora, appunto, è una nostra idea, però, corroborata dal sapersi che per il controllo del nuovo Teatro dei Differenti, sarà poi definito, dopo pochi anni, un regolamento così codificato “Dei doveri e delle facoltà dei Deputati serali del Teatro”. I compiti dei “deputati serali”, oltre alle ovvie attenzioni in genere che tutto procedesse correttamente, erano anche quelli dell’ordine propriamente di polizia e questo in accordo, anzi essendo il deputato nelle sue funzioni serali, uno speciale delegato del Vicario Regio. In pratica se uno avesse avuto l’ardire di insultarlo nelle sue funzioni, bastando anche una sola azione per farsi largo, il deputato aveva la facoltà di ordinare l’arresto di chi avesse commesso tale infrazione al regolamento.  Quest’aspetto ci fa capire che tipo di raccordo poteva nascere tra il Deputato (leggi Accademia di signori) e il Vicario Regio, che magari aveva avuto delle soffiate circa movimenti sospetti. Qui però, appunto, siamo a qualche anno dopo l’apertura, epoca napoleonica del Regno d’Etruria.

 

Torniamo agli anni dell’apertura del nuovo Teatro e vediamo che dopo l’inaugurazione, in seguito, le stagioni saranno affidate a impresari che in genere sono i primi “attori” di una propria compagnia, ma non mancheranno, anzi, sono ben presenti anche i filodrammatici locali impegnati in commedie.

 

Per ora siamo ancora all’apertura del Teatro e vediamo un poco cosa si mosse di spese, iniziando con ciò cui si era accennato nel passato capitolo, cioè, circa gli spettacoli detti “beneficiate” eseguite per l’inaugurazione e ricordate nel nome del maggiore personaggio nei vari ruoli con diversi partecipanti, introito che pensiamo si dividessero tra loro, così com’era costume fare ma vediamo quanto segue.

 

Fu fatto 5 Benefiziate in serate di lavoro a totale benefizio degl’appresso soggetti, franche di spese.

  • La prima fu per il direttore e compositore dei balli e poi ballerino, Vincenzo Cosentini, con lui la moglie Aurora Benaglia, con un introito di Filippi 64 – 3.
  • La seconda fu per il “Primo grottesco assoluto”, Gaetano Rubini e con lui per la sorella Anna, che fu di Filippi 74.
  • Terza per “Galli sonatore d’oboe”, Filippi 60 – 3.
  • Quarta per la “Prima donna” Luisa Granati, Filippi 59.
  • Infine la quinta per il “Primo mezzo carattere assoluto”, Giuseppe Piovani, Filippi 52.

 

Si passa poi alle spese per i singoli personaggi:

Le paghe dei soggetti furno al incirca le appresso.

 

  • Alla Granati (Luisa) assieme con il Padre … Filippi 50.
  • Alla Sansoni (Francesca) … Filippi 15.
  • Alla Vitali (Orsola) con il marito … Filippi 30.
  • Al Piovani (Giuseppe) … Filippi 70.
  • A quei Lucchesi (suonatori?) … Filippi 10.
  • Al Busi … Filippi 20
  • Al Pedrinelli (Giacomo) … Filippi 26.

 

Orchestra:

  • Al Bandettini (Germano – Primo Violoncello) … Filippi 26.
  • Al Galli (Antonio – Primo oboe) … Filippi 28.
  • Al Rafanelli (Francesco – Primo violino dell’Opera) … Filippi 26.
  • Al Magnelli (Giuseppe – Primo violino per i Balli) … Filippi 18.
  • Al Granati figlio … Filippi 17.
  • Al Bonaccorsi … Filippi 15.

 

Balli:

 

  • Al Cosentini (Vincenzo) e moglie (Aurora Benaglia) … Filippi 70.
  • Al Rubini (Gaetano) e sorella (Anna) … Filippi 40.
  • Al Brugnoli (Paolo – Primo grottesco fuori de’ concerti) … Filippi 16.
  • Al Rosso … Filippi 13.
  • Alla Gerardini (Luisa) vecchia … Filippi 30.
  • Alla Giovane … Filippi 15.
  • Al Consegnati (Lorenzo) padre e figlio … Filippi 22.
  • Al Montignani (Francesco) … Filippi 17.
  • Alla Buzzi (Caterina) … Filippi 26.
  • Al Pera (Ranieri) … Filippi 19.
  • Pittura al Brizzi … Filippi 40.
  • Alloggi: Filippi 100.

 

  • Viaggi del Bertacchi e dei Comici (attori) … Filippi 100.

 

  • Nolo del vestiario a Firenze … Filippi 75 Con i porti e ricomodatura ed alcuni di nuovo … Filippi 125.

 

  • Oglio … Filippi 60.

 

  • Al Mastrangili per fare andare le scene, paoli 5 per sera che sono … Filippi 18.

 

  • Per candele ed altro … Filippi 10.

 

  • E più per le spese di Rafanelli, Galli, Bandettini. Filippi 10.

 

  • L’apaltisti non furono molti. La sera di S. Cristofano fu illuminato a giorno a spese dei Conpadroni. Filippi 48.

 

  • Alla moglie di Piovani li fu regalato un abito di Mussulina Bianca ed altra robba da casa. (Gli abiti di mussolina erano preziosi.)

 

  • I Biglietto dei Forestiere furno da 300 tanti: Il Don Giovanni ed il Matrimonio Segreto. Furno fatti stampare i libri.

 

  • Il Primo ballo era intitolato Il Matrimonio Disturbato dalla Gelosia. Il secondo, La Scuola di Scoltura.

 

  • I contadini pagavano 4 grazie. Il tutto viaggiò a meraviglia.

 

  • Il Caffè l’ebbe il Giuseppe Talinucci detto il Pellegrina, ed oltre il suonare ogni sera gratis, pagò all’impresa paoli 30, vi fece molto bene.

 

Delle spese di cui si è fatto un elenco, alcune cose le avevamo già accennate nella precedente decima parte è ora, con le altre, sono ripetute fedelmente da come le apprendiamo da dei documenti originali che lo scrivente possiede in fotocopie grazie ad Antonio Nardini cui è dedicato tutto questo mio lavoro. Me li fece fotocopiare agli inizi degli anni ’80 del Novecento e, con questi espressamente parlanti del Teatro Dei Differenti, altra documentazione varia, come vecchie pubblicazioni locali che allora ma ancora oggi, trovarle è un’impresa non indifferente. Credo si sia capito perché, oltre al piacere di farlo, doverosamente devo dedicargli quanto ho potuto e saputo fare.

 

Le spese comunque furono anche molte altre e di diversa natura, come viaggi dei virtuosi da Pisa a Barga, fatti su barrocci di barghigiani. Altri, si crede con altri mezzi, che vennero da Firenze, oppure Pistoia, come nel caso del violinista Rafanelli, poi i vari vitti e alloggi, che impegnò l’Accademia a trovare case in Barga, come quella che mise a disposizione il rettore di San Pietro in Campo Menghessi. Altro impegno, sempre su compenso, lo assunse un certo Tommaso Lucignani, che dette due stanze della sua casa.

Si passa poi ai rimborsi per lo spartito delle due opere, Il Matrimonio Segreto e il Don Giovanni. La pubblicità con la stampa di 200 copie del manifesto inaugurale che si è visto nella passata decima parte del presente lavoro. La stampa dei libretti di sala delle opere, che vide impegnata la stamperia Bonsignori. Arrivando alla cera, un gran numero di candelotti e poi alcune torce a vento, quest’ultime si presume servissero per illuminare l’esterno del Teatro.

Qui ci fermiamo e riprenderemo il nostro racconto con la dodicesima parte. (continua)

 

 

 

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