A San Cassiano di Controne con Unitre Barga

-

BARGA – Lunedì 2 maggio 2022, UNITRE Barga, in numero di oltre trenta persone ha raggiunto in gita San Cassiano di Controne, la Pieve di Controne e San Gemignano, luoghi molto espressivi della Controneria.

Appuntamento e partenza da Bagni di Lucca alle ore 9,30 e all’appello erano presenti soci e aggregati per l’occasione, guidati dalla presidente Sonia Ercolini, con la vice Maria Lammari, la segretaria Nicoletta Colognori e lo scrivente nella sua funzione di consigliere del direttivo. 

I previsti appuntamenti culturali sono stati tre, il primo alla splendida chiesa di San Cassiano di Controne e al Museo che gli sta di fronte, ospitato nella chiesetta dismessa e adattata, appunto, a raccolta d’arte. Lì dentro ci sono delle belle opere di pittura, un importante brano di ceramica che un tempo ornava la facciata della chiesa, oltre a delle molto indicative sculture di legno, come il cavaliere di Jacopo della Quercia scolpito nel legno tiglio, che potremmo definire l’elemento più interessante della raccolta del museo e che sol quello, se già non ci fossero le altre opere da vedere tra lo stesso museo e la chiesa, meriterebbe il viaggio a San Cassiano. A raccontare delle sculture e di tutto quanto attiene alla mostra c’era il Professor Fabrizio Nicoli, coadiuvato da Mariano Pietro Mariani. Due esperti che a vicenda s’integravano nelle esposizioni.

Dopo il museo è stata la volta della chiesa della quale, per chi non la conosceva, non ci sono sufficienti parole per dire dello stupore suscitato solo alzando gli occhi alla facciata, comunque tutto un insieme che merita veramente di essere annoverata tra i monumenti nazionali.

Difficile spiegarsi per quale concorso di cose e di fatti, in mezzo a questi colli, che il monte Prato Fiorito tiene sotto controllo, sia potuto sorgere un simile monumento in stile romanico. Sì, perché l’impressione è di trovarsi in fronte a qualcosa di compiuto artisticamente, che solo il tempo, diremo mille anni, ha reso meno godibile ma allo stesso tempo, salvo la parte absidale, sicuramente ha contribuito a renderlo più affascinante.  

Non vi sono come fattura particolari opere ma l’insieme ha una magia che desta l’estasi all’occhio di chi sempre ripercorre nella mente, con la forza della passione storica, i misteri delle cattedrali e dell’anno Mille.

All’interno colonne grosse e tozze, che sorreggono piccole arcate, con capitelli di una semplicità espressiva che hanno il potere di rievocare fatiche e gesta dei tempi antichi, pieni della mano dell’uomo e del suo sforzo nella ricerca della severa austerità, che raggiunta propende alla solennità.

Il pavimento è la cosa che più di ogni altro aspetto, nel suo marmo istoriato, con formelle e intagli geometrici dei quali, elemento di riflessione, è la scacchiera all’ingresso. Un gioco che fu importato in Europa dai Crociati. Bello anche quel sole raggiante in forme geometriche disegnate con tasselli di marmo bianche e nere, al cui interno una croce che si chiude su due lati con due listelli di marmo rosso a comporre il simbolo dell’infinito, che potrebbe voler dire che la croce di Cristo è destinata a tramandarsi all’infinito. Ovvio che questa sia un’idea ma un po’ tutto ciò che sfocia nel simbolismo, in mancanza di certi e sicuri riscontri, si protende all’astante suggerendogli idee interpretative. 

All’esterno è mirabile il campanile di pietra arenaria, il quale è di più antica fattura rispetto alla chiesa, forse di epoca longobarda. La facciata è del secolo XII e si vuole costruita con marmo del luogo. Ornata di archi, archetti e colonnine, oltre che per la costruzione è bella per le sculture in bassorilievo di animali apotropaici. Notevole al centro della facciata, in alto, il tondo dorato con figura di epoca bizantina che incuriosisce per la bellezza dell’immagine umana, che è solo intuita per l’altezza da terra del manufatto.

Il tempo passa in fretta ed ecco l’ora del desinare che si è gustato, parola esatta e non d’occasione, presso il locale che è vicino alla chiesa. Il pomeriggio è stato raggiunta la chiesa della Pieve di Controne. Una chiesa che ha avuto un rovesciamento dell’entrata, prima rivolta verso il poggio, poi, si vorrebbe che una frana della costa abbia fatto decidere nel corso del secolo XIV, lo spostamento dell’entrata verso l’attuale piazza. La vecchia Pieve era intitolata Santo Stefano di Bargi, così ricordata prima dell’anno Mille, poi mutò in Pieve di Controne. Certo, viene da sé che al momento del rovesciamento della facciata, quegli uomini potevano ingegnarsi anche per togliere dalla vecchia le ornamentazioni che già allora avevano perso la visibilità.

L’interno della Pieve ha perso assai dell’antica misticità del romanico. Comunque è bello il soffitto a crociera, con campate di quattro vele. Interessante l’altare della Madonna del Rosario chiusa in una nicchia con vetro, mentre ha pitturato sul perimetro dello stesso altare i quindici dolori di Cristo; un racconto che si apre e chiude con due rose. Bello anche l’altare che imita nella raffigurazione di Cristo il Volto Santo di Lucca. Per essere chiesa sede di Pieve colpisce che non abbia all’interno un degno fonte battesimale, mentre l’attuale è una coppa di pietra serena che poggia sull’antico fonte rovesciato. Distaccato dal corpo della Pieve, c’è il campanile che fu realizzato sul finire del secolo XIX.

Dopo questa chiesa l’ultimo appuntamento è stato con la chiesa di San Gemignano di stile romanico a una sola navata quasi quadrata, che però ha subito visibili modifiche, come l’apertura dei finestroni in alto. Anche qui vi sono vari altari con quadri di buona fattura che stanno tra il Seicento e il Settecento. Nei tempi passati, particolarmente nel secolo XVII, qui si facevano, a spese del Comune, le funzioni propiziatorie onde ricevere dal divino l’aiuto contro la peste. 

Qui all’organo Agati-Tronci del 1897, il figlio musicista di Fabrizio Nicoli ha suonato delle arie, ricevendo l’applauso dei presenti. Nella sacrestia si è potuto vedere un bel bancone di legno firmato dal suo autore, che fu Sebastiano Prosperi di Monti di Villa, realizzandolo l’anno 1779.

Con questa terza chiesa si è terminata la giornata culturale alla riscoperta delle nostre bellezze disseminate nella Valle che ci circonda. Scivolata via forse anche troppo velocemente, segno questo che le cose belle e buone non stancano per niente e rallegrano sempre sino a non sentire nessuna fatica.   

.

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.