Una quarantena illimitata

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I due amici, Aristide e Camillo, entrambi molto in là con gli anni, ancora ben portanti, stavano consumando la colazione nel bar del supermercato, dove poi avrebbero fatto gli acquisti giornalieri. In quel mentre entra nel locale un anziano signore: al che i nostri due, riconoscendolo, si alzano in piedi, esclamando:

“Ettore, sei proprio tu? Che bella sorpresa! Quanto tempo era che non ci vedevamo: siediti al nostro tavolo!”.

Il nuovo arrivato, anch’egli felice di incontrare i suoi vecchi amici, quasi a lui coetanei, si espresse:

“Sono quasi due anni che praticamente non esco da casa, esattamente dal febbraio 2020, quando il coronavirus cominciò a colpire, salvo che per andare dal dottore, o per qualche rara occasione, sempre però accompagnato da qualche familiare…”.

“Perbacco – lo interruppe Camillo -: come è possibile questa specie di reclusione casalinga? Forse avevi problemi di salute? Però, incontrando talvolta qualcuno del paese dove abiti tu, gli chiedevo tue notizie, e questi mi diceva che stavi bene“.

“Infatti, stavo benissimo, come è al presente – rispose l’interpellato -; ma ora, cari amici, voglio raccontarvi tutta questa mia vicenda, contempartecipata nella famiglia”. E qui Ettore cominciò a sorbire la consumazione, portatogli dalla cameriera; indi riprese:

“Come sapete, convivo con Lina, mia moglie; con nostro figlio maggiore Filippo, scapolo; poi c’è nostra figlia, Agata ed il di lei convivente Luigi; ed infine la loro figlia, una bambina di dieci anni. Dal tempo che sono in pensione mi sono sempre occupato di fare le compere, le spese, come qui al supermercato e andare in banca, in posta: insomma tutto ciò che necessitava per la famiglia. Talvolta Lina mi accompagnava; però, a causa di una gamba ammalata, cammina malamente e si vergogna di mostrarsi così malmessa, tanto che a volte non scendeva di macchina. Però si era tutti felici e sereni; ma ecco che giunge il covid-19 che scompiglia il nostro modo di vivere come in una improvvisa guerra: ordinanze del governo a getto continuo, limitazioni nella vita attiva e privata, onde difendersi dal morbo: insomma tutto quel che pure voi sapete benissimo. Per farla breve – proseguì Ettore -, i miei figli mi dissero, cioè praticamente mi ordinarono che, finché l’epidemia non fosse finita, era bene che non uscissi da casa, che avrebbero pensato a tutto loro, perché essendo vecchio era molto probabile che contraessi il virus, contagiando tutti noi di casa, bimba compresa; e magari finendo gravemente all’ospedale, come pure anche mia moglie, con forte rischio di morte per entrambi. Mi opposi a questa proposta, reagendo con forte discussione con i mie figli; ma ecco che Lina si mise a piangere, esortandomi a fare come dicevano loro, che ciò era giusto, così noi si stava al sicuro in casa, custoditi ed accuditi, Al che i figli ed anche, più morbido, Luigi, aggiunsero che certamente c’era la fondata speranza che la sanità, di tutto il mondo, già al lavoro per creare un vaccino al coronavirus, presto ci sarebbe riuscita; e quindi, finita la stagione invernale, a primavera facilmente si sarebbe ritornati alla normalità”.

“Quale primavera? – Sbottò Camillo – Da allora ne sono passate due: quella del ’20 e quella del ’21; ed ora siamo prossimi a quella del ’22, e senza certezza che il morbo stia per finire!”.

“Eh, sì – commentò sconsolato Aristide -, siamo ancora nel ciclone pandemico; ma tu, Ettore, com’è che sei fuori, a giro? Non dovevi essere in casa, stabilita con i tuoi di famiglia?”.

“Un incredibile fatto mi ha cambiato la vita – rispose Ettore, con aria trionfalistica -: si sono ammalati, positivi al covid-19, loro tre: Filippo, Agata e Luigi! Mentre la bimba è negativa, e così pure Lina ed io che però avevamo già fatto tre vaccini, più quello aninfluenzale. Cosicché sono dovuto stare i dovuti giorni in quarantena, come convivente di positivi, poi ho fatto due tamponi, negativi, ed eccomi a fare le spese per tutti, come prima: sono ritornato uomo libero! Sì, perché, rinchiuso in casa, pur non mancandomi nulla, era come stare in una prigione dorata: non era un vivere, era un vegetare, dato che di salute sto bene. E vi dirò che uscire di nuovo da casa da solo, dopo tanto tempo, nei primi giorni mi sentivo strano, e specie a guidare la macchina non ero sicuro come una volta; ma ora tutto è ritornato normale e, fra le tante cose che mi mancavano, sono anche ritornato a partecipare alla Santa Messa – concluse con enfasi –. E non mi farò più imporre simili limitazioni dato che, per fortuna, mia moglie ora mi dà ragione”.

“Interessante – commentò Camillo -: hai avuto una bella rivalsa sui tuoi familiari che ti avevano imposto, diciamo, una quarantena illimitata, comportandosi nei tuoi confronti in così malo modo”.

“No – riprese seriamente Ettore -: vi ho narrato apertamente come si è svolta questa vicenda, senza imputare, ai miei di casa, nulla di male. Loro hanno agito in tal modo credendo di far bene nei miei confronti, sorretti dalle tante disposizioni delle autorità competenti, in un anomalo clima di tensione psicologica esasperato da un continuo, assillante bombardamento mediatico della televisione, della stampa…”..

Bravo amico – intervenne Aristide -: la tua accorata precisazione, in difesa dei tuoi figli, ti onora altamente; e vedo che anche Camillo, con gesti eloquenti, si unisce a me nel complimentarti. Ma ora voglio raccontarvi qualcosa di personale, sempre sul medesimo argomento: dopo fatti i tre vaccini anticovid, ad ognuno di questi, dopo pochi giorni mi si è presentata una patologia. Dopo il primo vaccino ebbi una emorragia nasale per cui dovetti andare al pronto soccorso, dove mi curarono; dopo, alla seconda dose, mi si manifestò un brulicare di foruncoletti all’addome: via di corsa ancora al pronto soccorso, e lì mi diagnosticarono il fuoco di Sant’Antonio, iniziando subito la cura appropriata; infine al terzo vaccino, fatto in simultanea con quello antinfluenzale, mi ammalai di una forte bronchite e, partendo dalla tachipirina che presi subito, il medico mi prescrisse l’antibiotico, indi il cortisone, ed infine occorsero le iniezioni intramuscolari”.

“Mamma mia”, esclamarono gli altri due, mentre Camillo aggiunse:

“Ascoltando questi brutti particolari della tua vaccinazione in tre dosi, mi viene da pensare che ti sarai pentito di averla fatta, e magari non la farai più…”.

“Niente affatto – precisò Aristide -: se verrà il quarto vaccino lo farò perché, se non avessi fatto quei tre, magari mi sarei contagiato, sofferente in ospedale, intubato, a rischio di morire. Ma fortunatamente – concluse -, la virulenza del contagio sta calando di forza da una decina di giorni, e quindi si può sperare fondatamente che presto, verso Pasqua, si possa essere fuori dall’epidemia!”.

“Speriamolo davvero!”, fecero gli altri.

Indi i tre amici parlarono per qualche minuto; e poi:

“Ora vi debbo lasciare – fece Ettore -, che ho da fare la spesa: tanto piacere di avervi incontrato; e certamente ci ritroveremo”.

“Ben volentieri”, gli risposero gli altri; ed i tre si salutarono battendosi i gomiti con energia, rispettando la regola sanitaria.

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