Lotta alla PSA (Peste suina africana), l’incontro delle autorità con i cacciatori al cinghiale

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BORGO A MOZZANO – La peste suina africana (psa) è una malattia virale che colpisce i suini domestici e selvatici. Dotata di una mortalità che può arrivare al 100% della popolazione suscettibile, non è una zoonosi (ovvero non è una malattia infettiva degli animali che si può trasmettere all’uomo), ma può avere un impatto devastante sull’intero comparto suinicolo, con conseguenze rilevanti sia in termini economici, sociali che ambientali.

Il virus, che ancora in Italia non è diffuso ma per il quale l’allarme è già alto proprio per combattere il suo manifestarsi,  è caratterizzato da elevata resistenza nell’ambiente, dove rimane infettante per lungo tempo in particolare nelle carcasse infette. Il rischio più imminente di introduzione di questa malattia appare legato al “fattore umano” a seguito di contatto diretto dei suini selvatici o domestici con alimenti e materiali contaminati veicolati da trasportatori, turisti, lavoratori stranieri, viaggiatori.

Anche le attuali consistenze di cinghiali rappresentano un elemento di forte preoccupazione in quanto, nella sfortunata ipotesi di arrivo della malattia nel nostro territorio, rappresenterebbero un volano di devastante amplificazione per la diffusione di tale agente patogeno.

Per questo motivo è in atto un percorso di approfondimento sulla sorveglianza e la prevenzione della diffusione della PSA che nei giorni scorsi ha visto a Borgo a Mozzano, presso il salone delle Feste, un incontro organizzato dall’ufficio veterinario della Regione Toscana e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana di Pisa per concordare una linea di comportamento e di azioni da seguire con le squadre di cinghiale presenti sul territorio dell’ATC Lucca. La campagna vede la particolare spinta della Regione Toscana e questo tipo di informazione viene rivolta a tutti  gli ATC soprattutto in considerazione del fatto che dal primo novembre aprirà la caccia al cinghiale nelle aree vocate.

Tra le informazioni fornite alle squadre di cinghiale, quelle sul come comportarsi quando si rinviene una carcassa di animale morto e tutte le procedure da attuare per le necessarie verifiche in questo caso necessarie sia per la PSA, ma anche per altre malattie come la trichinella

Fondamentale infatti mettere in atto procedure ben precise, : nel caso poi in cui un animale rinvenuto morto risultasse positivo alla PSA tutta l’area, per un perimetro abbastanza vasto, dovrebbe essere preclusa a qualsiasi tipo di attività, dalla caccia allo stesso trekking.

Una verifica sugli animali viene solitamene  fatta anche sui cinghiali abbattuti (nella misura di venti animali per ogni squadra) per i quali inviano i campioni necessari per le analisi degli uffici veterinari

All’incontro informativo di Borgo a Mozzano, hanno preso parte quasi tutti i capisquadra delle squadre di caccia al cinghiale presenti sul territorio lucchese.

“Da parte dei rappresentanti dell’ufficio veterinario regionale e del dipartimento zooprofilattico di Pisa – ci dice nell’occasione il presidente dell’ATC Lucca Pietro Onesti  – è venuto l’appello a tutto il mondo della caccia affinché sia la prima sentinella di una problematica che per il momento è diffusa solo in Germania, Belgio e Polonia, ma per la quale è necessario fin da subito tenere alta la guardia per prevenire qualsiasi tipo di diffusione sui territori. Sono certo che tutti i cacciatori faranno la loro parte, ma anche gli escursionisti e la popolazione possono contribuire a questo tipo di vigilanza, segnalando l’eventuale rinvenimento di una carcassa di cinghiale morto all’ufficio veterinario della ASL Competente“.

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