Il rame per combattere il virus su tutti i materiali: allo studio l’utilizzo di nanoparticelle di rame da spruzzare anche sugli indumenti

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FORNACI – Sulla edizione Toscana di Repubblica oggi è uscito un articolo interessante che riprende e rilancia una notizia avevamo anticipato nei mesi scorsi; eravamo agli sgoccioli del lockdown, in maggio, quando riportavano dell’accordo sottoscritto dall’istituto di Biofisica del Cnr e Kme Italy: una convezione per attività di collaborazione scientifica per lo sviluppo di materiali, componenti e parti che utilizzano il rame e sue leghe in funzione antibatteriche e antivirali. Il tutto ovviamente con un  occhio fortemente rivolto verso la lotta al covid-19 tra le altre cose.

L’accordo tra il CNR e la KME Italy SpA, intendeva generare innovazione di prodotto sfruttando le straordinarie proprietà anti-patogene del rame e delle sue leghe, (ottone, principalmente, ma non solo) e le più moderne tecnologie produttive, quali le nanotecnologie. Parlare di tutto questo, ora che siamo provati da un anno di emergenza pandemica, ci fa capire quanto sia importante in tantissimi ambienti lavorativi quali ospedali, supermercati, trasporti pubblici e di socializzazione in generale, il poter combattere la persistenza di agenti patogeni, quali batteri e virus, che può avere effetti devastanti in termini di vite umane e di aggravio delle strutture sanitarie. Già ben prima della scoppio dell’attuale pandemia, gli ospedali e le strutture sanitarie, nella sola Italia, generavano ogni anno circa 49 mila decessi per infezioni contratte proprio in queste strutture. In tal senso il rame può offrire una importante opportunità.

Come dichiarato da Claudio Pinassi, amministratore delegato di Kme Italy alla Repubblica: “Ora l’Università di Pisa ha certificato che un droplet con carico virale Covid 19, su una superficie di rame scompare in 10 minuti, sulla plastica in due giorni. Sulle superfici rigide non c’è nulla di efficace come il rame e la ricerca ci ha confermato anche che l’ossidazione del rame e dell’ottone non ne riduce le capacità”.

Comunque, per quanto riguarda il discorso delle nano particelle a base di rame, in questi mesi di strada CNR e centro ricerche di KME che sta supportando di pari passo il progetto, ne hanno fatta un po’ e lo studio va avanti e potrebbe portare alla fine alla “industrializzazione” di queste particelle a base di rame per utilizzarle a protezione di materiali non rigidi, come ad esempio i tessuti. Una interessante possibilità di applicazione che potrebbe spaziare in tantissimi settori. Ma come renderlo efficace e operativo? L’idea è davvero rivoluzionaria e se gli studi daranno esito positivo in grado davvero di grandi sviluppi:  nell’articolo di Repubblica si parla di impiegare le nano particelle a base di rame: spargerle, proprio come uno spray, su tutti i materiali. Kme, che nei processi produttivi usa già microparticelle di rame, è al lavoro con il CNR per ridurle a nanoparticelle che permetterebbero appunto di spruzzarle sulle superfici non solide, gli indumenti ad esempio, “immunizzando” da virus, batteri e funghi superfici flessibili ed irregolari come tessuti, plastiche, legno,  carta, mantenendo questa proprietà anche a seguito di lavaggi.

Al di là di questo progetto che avrebbe davvero del rivoluzionario, i settori e le attività in cui sfruttare le proprietà antibatteriche e antivirali del rame potrebbero essere tanti ed in parte lo si fa già.

Il progetto di KME va avanti anche sull’obiettivo di utilizzare barre, laminati e pellicole di rame, ottone e leghe di rame per sostituire maniglie di sostegno negli autobus, letti di ospedale, maniglie nei locali pubblici e desk condivisi (nello stabilimento di Fornaci il rame viene usato come divisorio e barriera anticontagio nei tavoli della mensa).

La nuova linea di prodotti è peraltro già sul mercato con il nome SaCup ed ha ottenuto la certificazione del laboratorio di virologia dell’Università di Pisa. Come rende noto l’articolo di Repubblica la stanno provando, per primi, in Sae, la società aeroporti che gestisce gli aeroporti milanesi , dove maniglie e tubi di sostegno delle navette degli aeroporti di Malpensa e Linate vengono sostituiti con tubi e prodotti SaCup, mentre sulle sbarre dei carrelli portabagagli viene applicata una pellicola sempre a marchio del nuovo brand.

Il rame di KME in chiave antivirale è già stato utilizzato sulle superfici di contatto anche qualche anno fa grazie ad una  collaborazione con un ospedale di Barcellona.

Il rame e le leghe di rame per la lotta antibatterica insomma, possono essere applicati in diversi settori  la grande distribuzione, ad esempio, con maniglie per carrelli o per i cestini della spesa; nel settore ospedaliero ed in quello dei trasporti appunto, nell’architettura  dove è già impiegato in maniglie di porte, finestre o in altri elementi. Insomma una nuova frontiera da conquistare e nuove possibilità di mercato in segmenti come  trasporti pubblici, autobus, metropolitane, tram, treni, stazioni e aeroporti, scuole, grande distribuzione organizzata, arredamento di imprese e case, ospedali.

A noi questa cosa ha affascinato molto nei mesi scorsi e continua a farlo più che mai adesso,  dobbiamo proprio dirlo. Il pensare che a Fornaci di Barga si stia lavorando per studiare nuove strade per combattere IL virus e tutti gli altri virus e batteri e al tempo stesso per favorire nuovi sviluppi industriali e dare nuovi sbocchi alla fabbrica, non può che piacere. Molto bene.

Nelle foto alcune immagini del centro ricerche di KME e del personale che sta seguendo questi progetti

 

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