Manolo Strimpelli canta Beppe Saronni : “Il mio speciale supereroe… insieme al nonno Bertolli”

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Il ciclismo che diventa musica, il ciclismo che è incanto di un bambino; tutto nasce da una borraccia lanciata, mentre sfreccia veloce su una strada, da un campione: Beppe Saronni

La borraccia di Beppe Saronni è l’ultima opera di un cantautore molto conosciuto da queste parti, Manolo Strimpelli che in provincia di Lucca fa il pienone ad ogni serata che organizza insieme alla sua Manolo Strimpelli Nait Orckestra. L’ha incisa recentemente insieme alla Filarmonica Puccini di Segromigno in Monte

Solo e da sempre Sampdoria”è il brano che qualche anno fa lo ha portato ad essere uno dei più conosciuti tifosi doriani, squadra che segue quasi sempre se non sempre anche al Marassi. Ora, per il momento uscita solo su youtube, ma chissà… è arrivata La borraccia di Beppe Saronni canzone in cui Manolo ha voluto celebrare un mito dei ciclismo italiano, ma insieme ricordare anche la figura del nonno Albertino Berti di Segromigno, morto nel 1985 e che a Manolo ha trasmesso tutta la passione per il ciclismo di allora, per il Giro d’Italia quando passava Beppe Saronni.

Manolo negli anni ’70-’80, ai tempi di Saronni, era un ragazzo e fu il nonno Albertino, da tutti chiamato Bertolli ad infondergli la passione per il grande corridore; due persone speciali, due miti per lui, tanto da portarlo a realizzare questo lavoro.

“Nella tradizione del cantautorato italiano – ci spiega – ci sono molti omaggi ai campioni del passato, la più famosa è Bartali di Paolo Conte, ma Saronni mancava e sono felice di averla scritta io perché Beppe Saronni era per me una specie di supereroe, un uomo ragno su due ruote”.

ll provino della “Borraccia di Beppe Saronni” scritta da Strimpelli e arrangiata del maestro Carlo Bardi è piaciuto a Giorgio Comaschi e Riccardo Magrini ex corridore e commentatore televisivo su Eurosport, tanto da invitare Strimpelli a Bologna per la partenza del giro d’Italia in un incontro privato  col suo idolo di infanzia.

“Che cosa è questo brano? – dice poi Manolo – Una canzone universale che parla di ciclismo visto da un bambino di nove anni  che vede sfilare il campione amato che getta la borraccia che lui raccoglie e che rappresenterà l’oggetto culto della sua infanzia; dove è nascosta tutta la purezza della vita sua.”

Ma c’è di più:

“Ci tenevo a scrivere questa canzone per dedicarla a mio nonno, che la passione per il ciclismo  Saronni l’aveva prima di me. Era un amante di musica e quando morì nel 1985 volle che al suo funerale ci fosse ad accompagnarlo la banda di Segromigno in Monte,  paese dove abitava.

Quando mi sono messo a scriverla questa canzone, ho pensato a quel giorno e ho pensato a quella banda; al suo funerale il loro fu il “concerto” più emozionante della mia vita .Li ho contattati e gli ho parlato del progetto che è piaciuto. Non smetterò mai di ringraziarli, per aver lavorato a questa canzone che vale molto per me e per la mia famiglia”

“Il ciclismo – conclude Manolo – è del resto lo sport che mette in primo piano la fatica attraverso il teatro della strada ed è anche per questo che ho scelto la banda per la musica di questo brano; per entrambi il teatro è la strada.  E la banda spesso è amica del ciclismo e lo aspetta e lo festeggia, in qualche paese meta di tappa, quando passa il Giro d’Italia…”

C’è anche altro in questo brano. L’emozione che canta Manolo per Saronni e per il giro in cui l’attendeva e forse l’unica cosa che non è cambiata nel ciclismo di ieri e di oggi. E’ la stessa emozione di allora quella che ti fa attendere per ore che passi il Giro, che arriva ed in pochi secondi passa e va; ma che ti lascia dentro una emozione che non dimenticherai mai… Pura magia insomma.

 

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