La plurisecolare questione per il monte di Gragno alla Fondazione Ricci

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Sabato scorso Barga ha visto un gradito ritorno, quello del dr. Luigi Santini, direttore della sezione Versilia Storica dell’Istituto Storico Lucchese che, a quattro anni di distanza da una simile iniziativa, è tornato in città per parlare di un argomento che ha molto a cuore, la contesa che per secoli ha visto contrapporsi le due comunità di Barga e di Gallicano per lo sfruttamento del Monte di Gragno. Una storia iniziata nel lontano 1256 quando l’allora comunello di Gragno fece dono al più potente comune di Barga di sé stesso e dei suoi beni, compresa un’altura che, al di là del confine naturale del fiume Serchio, ne aveva acquisito anche il nome. Un dono che, per quanto riguarda il Monte di Gragno, riguarda soprattutto utilità di tipo economico: castagne, pascoli, legname, carbone. Nel complesso quadro dei confini preunitari in Valle del Serchio, la lotta tra la fiorentina Barga e la lucchese Gallicano per il Monte continuò, tra lodi, sentenze, e talvolta anche spargimenti di sangue fino a pochi anni prima dell’Unità d’Italia. L’unificazione nazionale fu il fattore che mise la parola fine ad una disputa che per secoli aveva sancito il possesso del Monte da parte di Gallicano, con l’obbligo di corrispondere alla proprietaria Barga una bella somma di ducati d’oro all’anno per il suo sfruttamento.

Di questa vicenda mai pacificata il dr. Santini ha parlato sabato pomeriggio nella sede della Fondazione Ricci Onlus, in una iniziativa organizzata in sinergia tra la Presidente Cristiana Ricci e le due sezioni dell’Istituto Storico Lucchese di Barga e Gallicano, di cui erano presenti i direttori Sara Moscardini e Laura Badiali.

Ad assistere tanti curiosi ma anche tanti amici e collaboratori che negli anni delle sue ricerche hanno accompagnato il dr. Santini alla scoperta del nostro territorio così ricco di storia.

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