Giannozzo Pucci, ecologista di livello mondiale, presente a Fornaci e a Barga

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La scorsa settimana c’è stata una presenza significativa nel comune di Barga, quella di Giannozzo Pucci, brillante intellettuale fiorentino, ecologista noto a livello mondiale, pensatore libero e lontano dagli specialismi accademici, fondatore del mercato contadino “La Fierucola” di Firenze e editore e della casa editrice LEF, Libreria Editrice Fiorentina.

Giannozzo Pucci ha presentato anche qui da noi, come in molte atre città e borghi d’Italia, il suo libro La rivoluzione integrale. Idee e proposte ispirate all’enciclica Laudato sì. L’ha presentato la sera del 18 aprile a Fornaci, in un incontro pubblico organizzato dalla locale Scuola di Formazione Teologico Pastorale e poi la mattina del 19 quando Pucci, dopo aver visitato la fattoria sociale “Podere Ai Biagi” di San Pietro in Campo, ha dialogato sui temi del suo libro nell’Aula Magna dell’ISI, con docenti e studenti di alcune classi dei Licei Pascoli e Ariosto. Infine l’autore è stato ospite a pranzo dalla Dirigente Catia Gonnella nei nuovi locali dell’Istituto Alberghiero.

Pucci, sulla scia dell’enciclica Laudato sì di papa Francesco (la cui pubblicazione lo ha confermato e rafforzato nelle sue intuizioni che coltiva e approfondisce da decenni), è partito mostrando come la modernità degli ultimi due secoli abbia attuato una guerra dell’uomo alla natura attraverso una tecnologia dominata dal profitto. L’uomo moderno ha agito e ancora agisce come se volesse sostituire alla natura un mondo artificiale, fatto di plastica, comportandosi così da “imperatore pazzo, cambiando il colore del cielo, quello dei propri occhi, coprendo la terra di cemento e asfalto, spianando montagne” (p. 48) e trasformandosi – di fatto – in suddito di tecnologie amorali.

E se politica degli ultimi due secoli, di destra di sinistra che sia, è stata incapace di controllare la dismisura di quello che Giannozzo chiama il profitto usuraio e di fatto ha preso piede un’economia improntata al saccheggio dei beni comuni, ecco che è urgente costruire una nuova politica, secondo le linee di quella che Pucci chiama “democrazia della casa comune”. Essa, per Pucci, dovrà favorire la realizzazione di un grande piano di rinascita del mondo contadino e artigiano per proteggere i beni comuni, la sovranità alimentare dei territori e i mercati locali, piano che sarà dettato sì dal “senso di solidarietà e identità, ma non fa male ricordare che in caso di gravi crisi finanziarie, commerciali o economiche internazionali i supermercati in tre giorni rischiano di restare vuoti” (p. 217).

A questo processo di conversione della politica dovrà collegarsi un ripensamento radicale del modo di fare scienza la quale, per Pucci, dovrà ritornare dentro i limiti che il bene comune le pone. Ben venga una scienza che si pone il fine della salvaguardia, della custodia, della riparazione e dell’armonia fra uomo e natura ma Pucci sostiene che siano da porre precisi limiti ad una scienza che sia invece slegata da ogni etica e da ogni riferimento al bene collettivo. Una conoscenza che domina la natura sulla base di criteri dettati dal profitto è una conoscenza asservita a scopi indegni e Pucci arriva a pensare che ci vorrebbe una sorta di giuramento di Ippocrate anche per la scienza, in cui lo scienziato dovrebbe far voto solenne di usare la scienza ad esclusivo vantaggio dell’umanità.

Nell’incontro tenutosi all’ISI la mattina del 19 aprile con studenti dei nostri Licei invece il tema centrale è stato quello del senso dell’apprendere a scuola. Per affrontare il degrado civile e morale degli italiani, che va di pari passo con il degrado della natura in Italia, è necessario, per Pucci, che la nostra scuola, lungi dal fungere da cinghia di trasmissione di un sistema distruttivo, adotti invece una pedagogia dell’”imparar facendo” per fornire ai ragazzi tutti gli strumenti, teorici e pratici, che permettano loro di attivarsi per “far rinascere circuiti economici locali, riorganizzarsi verso rifiuti zero, rispondere al bisogno di produzioni pulite, disinquinare il territorio, rispondere alla domanda di forme artigianali di coltivazione a basso consumo energetico e a km 0, riorganizzare le città in quartieri multifunzionali con riduzione degli sprechi…. Tutte queste novità richiedono nuove/antiche capacità” per “inserire i giovani al lavoro di cura delle ferite della terra” (p. 85 – 86).

Ma il senso di questa permanenza di Giannozzo Pucci nel nostro comune ha trovato forse la sua sintesi più alta nella visita che Giannozzo, accompagnato dalla dirigente Catia Gonnella, ha compiuto al podere ai Biagi, la fattoria sociale di San Pietro in Campo nella quale lavorano persone svantaggiate che dal contatto con la terra e con la piccola comunità del Podere traggono enorme beneficio. Al Podere ai Biagi, Giannozzo ha conosciuto l’anziano contadino, Marino Bernardi e ha condiviso con lui la speranza di una terra che offra i suoi frutti all’uomo, localmente e senza l’uso di veleni.

E la speranza per noi tutti è che possiamo fare tesoro delle riflessioni e le indicazioni emerse da questi incontri con l’ecologista Pucci, affinché la nostra Valle possa diventare sempre di più una Valle del Bello e del Buono, di nome e di fatto.

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