Sulla situazione di KME Fornaci e sulla presa di posizionmme dell’azienda interviene anche Giacomo Saisi, segretario UILM per l’area nord Toscana che ribadisce di non accettare, anche a nome dei suoi rappresentanti sindacali di KME Italy, le accuse avanzate dall’azienda che afferma in un comunicato stampa che la proclamazione dello sciopero è una decisione irresponsabile.
“Si possono avanzare tante critiche nei confronti dei sindacati – scrive Saisi – Ma, in questa vertenza crediamo di aver avuto tanta pazienza e un forte senso di responsabilità verso i lavoratori ma soprattutto nei confronti dell’azienda.
Negli ultimi sei mesi siamo passati prima dall’annuncio della chiusura dello stabilimento e alla riconversione ad agricoltura idroponica e successivamente al cambio di strategia con il mantenimento dell’attività industriale legata ad una Joint-Venture con il gruppo bresciano Eredi Gnutti; in tutta questa fase abbiamo seguito l’azienda aspettando e non mettendo in atto nessuna forma di protesta.
L’annuncio dato dalla proprietà nell’incontro del 4 marzo che anche in caso di accordo con Eredi Gnutti ci sono probabilità che il forno fusorio ASARCO della fonderia rame non venga riattivato ha fatto finire il tempo dell’attesa – continua Saisi – Questa eventualità vedrebbe da parte dell’azienda il non rispetto dell’accordo firmato nel 2013 di conseguenza metteremo in campo tutte le iniziative che mirino alla difesa occupazionale per far si che questo non avvenga.
del rame deve rimanere a Fornaci di Barga in quanto far arrivare dalla Germania i rotoli già semilavorati vorrebbe dire, in poco tempo, perdere la lavorazione del rame. Ci chiediamo: perché trasportare su gomma per 1200 km il rame quando i laminatoi dello stabilimento tedesco sono scarichi e hanno capacità produttiva per poter accogliere ordini?
Non vorremmo che questa manovra sia fatta per dare un ‘contentino’ ai tedeschi, che inizialmente si vedevano arrivare tutte le produzioni dallo stabilimento italiano e da quelli francesi e poi con il cambio delle strategie si sono ritrovati con un nulla di fatto.
Chiediamo fortemente all’azienda che tolga dal tavolo di trattativa questa eventualità e vari un piano industriale che miri al mantenimento della fusione del rame nello stabilimento fornacino”.
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