Società Metallurgica Italiana: cent’anni di storia (1916-2016)

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Riceviamo e proponiamo uno scritto con cui l’amico Mario Camaiani ci tratteggia e ricostruisce in breve i cento anni di vita della Fabbrica. Due giorni fa ricorreva il centenario dal placet della Giunta Municipale di Barga all’inizio costruzione lavori; cerchiamo di proseguire questo percorso ideale che ci condurrà alle celebrazioni ufficiali del prossimo 2016:

Nell’anno 1914 ha inizio la Prima Guerra Mondiale e l’Italia si prepara a prenderne parte. Per questo occorrono nuovi stabilimenti di produzione bellica; ed ecco che nel 1915 a Fornaci di Barga, in lucchesia, si sta costruendo una importante fabbrica di munizioni, la Società Metallurgica Italiana (SMI), che diverrà operativa nell’anno seguente. A capo di detta Azienda vi è un magnate dell’industria, Luigi Orlando che, con la sua famiglia, fondava ora questo nuovo stabilimento. A quel tempo le risorse della Valle del Serchio e della Garfagnana erano limitate in gran parte all’agricoltura, per cui la nuova industria apportò per tutta la popolazione una nuova fonte di lavoro, di guadagno, di sviluppo. A Fornaci confluirono numerosissimi lavoratori provenienti da tutto il territorio ed anche da fuori provincia ed il paese, da piccolo e insignificante che era, da allora crebbe fino a divenire un grande centro industriale. Negli anni successivi alla succitata guerra, dalla produzione di munizioni la fabbrica si allargò a produrre semilavorati di rame e sue leghe. Inoltre, a partire dall’inizio degli anni venti, sotto la spinta di leggi altamente sociali promulgate dal governo di allora, per cui una parte degli utili delle aziende dovevano essere impiegati in opere pubbliche a favore del popolo, la SMI (come tutte le altre fabbriche d’Italia), organizzò i rapporti con il personale come in una grande ed armoniosa famiglia, tant’è che, in caso di calo di lavoro, i capifamiglia rimanevano in fabbrica; mentre in temporanea disoccupazione venivano messi coloro che famiglia non avevano da mantenere. I dipendenti, che raggiunsero poi la cifra di cinquemila unità (!), poterono così usufruire di alloggi, di centri sportivi, ricreativi, culturali, di mense aziendali, di spacci di generi alimentari e di stoffe, di gite collettive; i loro figli potevano gratuitamente frequentare colonie, marine, montane; e, sempre a carico delle aziende, furono costruite scuole, anche per la prima infanzia, con mantenimento del relativo personale. Fornaci di Barga fu così dotata di una grande, modernissima struttura comprendente cinema-teatro, con varietà, filodrammatica, scuole, biblioteca ed altro ancora: questo complesso edilizio ancora oggi troneggia bellamente nella cittadina. E, sempre a Fornaci, sorse un grande centro, intitolato a Giovanni Pascoli, per l’assistenza a minorati mentali, figli di caduti in guerra (ora adibito a centro sanitario dell’USL), dove prestavano la loro opera maestri, dottori, infermieri, suore ed altro personale. Inoltre, con il determinante aiuto della Ditta, Fornaci fu dotata di una moderna e bellissima chiesa parrocchiale (1933).

La “metallurgica” (così la SMI veniva popolarmente chiamata), disponeva anche di altri stabilimenti: in quello di Livorno lavorava mio padre, fin da circa la metà degli anni trenta. A quel tempo ero un ragazzo e vivevo felice con i miei genitori ed i nonni materni, come era fin dalla mia nascita; ma ecco che pochi anni dopo, e siamo al 1939, ebbe inizio la Seconda Guerra Mondiale nella quale alcuni mesi dopo anche la nostra Nazione entrò a farne parte. Negli anni seguenti fu un crescendo di privazioni, di penuria di viveri, in una situazione militare che, dopo un inizio di guerra a noi favorevole, volgeva decisamente al peggio nei nostri confronti, finché distruttivi bombardamenti aerei colpirono le nostre città, fra le quali, nel maggio ’43, anche Livorno. Lo stabilimento SMI, pesantemente colpito, dovette cessare la produzione; ed allora l’Azienda trasferì una parte di personale al confratello SMI di Fornaci di Barga, fra cui anche mio padre, in attesa della fine della guerra, onde poter ripristinare rapidamente quello di Livorno. A Fornaci, i miei genitori ed io ci inserimmo bene: c’era calma, lavoro, cinema, svaghi e viveri a sufficienza: insomma si conduceva di nuovo una vita tranquilla. Ma la guerra proseguiva e gli Alleati avanzavano risalendo la nostra penisola. Cosicché, dall’agosto ’44, cominciarono gli attacchi aerei sul nostro territorio, ed anche la SMI ebbe distruzioni, anche se non gravi. Comunque dovette cessare l’attività lavorativa fino ad oltre il termine del conflitto, durante il quale la guerra, guerreggiata, stazionò nel nostro territorio per oltre sei mesi sino alla sua fine (aprile ’45). Finalmente, ritornata la pace, lo stabilimento iniziò i lavori di riassetto per riprendere la produzione, ed anche mio padre fu tra questo primo personale.

Ma erano tempi politicamente difficili, con scioperi, occupazioni di fabbrica, agitazioni di piazza…e di conseguenza la ripresa del lavoro era lenta ed incerta finché, nel 1948, l’Italia riebbe un governo stabile e perciò la ripresa, la rinascita della Nazione poté decollare. L’industria SMI di Fornaci ripartì lavorando con fervore, mentre il confratello stabilimento di Livorno rimase chiuso, e fu in modo definitivo. Perciò noi della famiglia, da sfollati che si era, diventammo cittadini effettivi di Barga ed io, circa sui vent’anni di età, iniziai a lavorare a mia volta alla “metallurgica”. E ci sono rimasto fino al pensionamento! Debbo dire che durante i tanti anni di lavoro ho avuto modo di formarmi una famiglia e di vivere in essa dignitosamente, tutto sommato conducendo una tranquilla e serena esistenza, grazie all’Azienda che ha dato lavoro sia a mio padre che a me. Ciò è avvenuto pure per altre migliaia di persone, diverse delle quali addirittura hanno trovato l’anima gemella,conoscendosi nella fabbrica, e con essa formare una nuova famiglia. E le amicizie, contratte tra compagni di lavoro, talvolta allargatesi alle loro famiglie e stabilmente protrattesi anche dopo il pensionamento? Tante e tante! Spesso anch’io, trovandomi in compagnia di altri pensionati della SMI, partecipo con commozione a ricordare tanti episodi accadutici durante gli anni lavorativi: belli, brutti; lieti, tristi… ; e quando il dolore o la morte bussano alla porta di qualcuno di noi, ebbene, allora tutti gli altri gli sono attorno per recargli aiuto o per l’estremo saluto. Ma pur in là con gli anni, molti di noi pensionati partecipiamo gioiosamente ad una vita attiva: ed a questo proposito voglio citare come noi, ex elettricisti della “metallurgica”, da tanti anni ci ritroviamo annualmente ad una cena conviviale, densa di ricordi, dove pervade lo spirito di amicizia; anzi, di fraternità. Ed ora, al compimento dei primi cent’anni dell’attività della SMI , che ora si chiama KME, rivolgo all’emerita Ditta l’augurio di percorrere il secondo secolo di attività, che sta testé iniziando, con sempre maggiore attività a beneficio dei propri lavoratori, a beneficio della collettività tutta.

Mario Camaiani

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