11 agosto 1915: inizia la storia della S.M.I. a Fornaci

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Noi diamo pei primi ai nostri lettori dell’Estero questa lieta notizia: Barga avrà presto nella sua terra una grande industria. Ci consta infatti che l’altro ieri una potente società Anonima ha fatti i compromessi coi proprietari per l’acquisto di venti ettari di terreno sul quale dovrà sorgere una colossale fabbrica. La località stabilita è la Zona di Caterozzo tra la Stazione ferroviaria e il luogo denominato Frascone. La fabbrica s’inizierà subito con 500 operai per giungere ad impiegarne nei primi sei mesi circa 1000.

Con queste parole nell’agosto del 1915 il giornale “La Corsonna” annunciava ai propri lettori l’arrivo dell’impianto S.M.I. a Fornaci di Barga (1).

La potente Società anonima cui accenna l’articolo, come tutti sappiamo, era la Società Metallurgica Italiana, realtà imprenditoriale allora recente acquisto della famiglia Orlando.
La storia della dinastia industriale degli Orlando era iniziata circa un secolo prima a Palermo con la forte passione che un giovane Luigi sviluppò lavorando nell’officina paterna alla produzione di attrezzi agricoli e impianti per mulini. L’altro suo grande interesse, la vicinanza al movimento democratico, lo costrinse a più riprese ad allontanarsi dalla Sicilia; in una delle sue peregrinazioni approdò coi fratelli a Genova e qui acquistò un edifico lungo il Bisagno, da destinare a lavorazioni meccaniche. Nel 1852, con l’acquisizione di una segheria a Sturla e di un’officina idraulica a Sampierdarena, gli Orlando furono in grado di impegnarsi nella realizzazione di manufatti più complessi quali turbine e tubi per acquedotti, torchi per olio e macchine per pastifici. Tra grandi intuizioni lavorative e sottili influenze politiche, dopo un periodo alla guida della Ansaldo Luigi ottenne l’assegnazione del Regio cantiere militare marittimo di S. Rocco a Livorno, avviando, nonostante un iniziale periodo di incertezze, una florida attività cantieristica incentrata sulla costruzione di navi militari. Alla sua morte (1896) i cinque figli maschi (Giuseppe, Salvatore, Paolo, Rosolino e Luigi) ereditarono il cantiere (2).

Giuseppe proseguì nel settore, mentre i fratelli abbandonarono uno ad uno la gestione unitaria; tra di loro Luigi intraprese un percorso di successo divenendo nel 1902 amministratore delegato della Società Metallurgica Italiana, dopo averne diretto lo stabilimento di Livorno. La SMI, attiva dal 1886 nella lavorazione del rame, aveva conosciuto nella sua breve vita più momenti di difficoltà; la grande intuizione di Luigi Orlando fu di non liquidare l’azienda, ma di rilanciarla, sfruttando la forte ascesa della domanda di prodotti in rame richiesti soprattutto da un settore elettrico in grande espansione. Al momento nel quale ne assunse la responsabilità, all’originario stabilimento di Livorno si erano aggiunti i due impianti ubicati sulla montagna pistoiese a Limestre e a Mammiano, ai quali seguì un quarto a Campo Tizzoro (1911).

Pochi anni dopo, seguendo una traiettoria già sperimentata, la SMI riconobbe nel coinvolgimento italiano nel primo conflitto mondiale una tanto inedita quando imperdibile opportunità di crescita. L’ingresso del paese nella Grande Guerra comportava nuove e consistenti commesse di materiale bellico ed Orlando colse questa possibilità, scegliendo di costituire una nuova fabbrica destinata a questo scopo.La scelta del sito cadde proprio sul nostro territorio, e più precisamente sul piccolo borgo rurale di Fornaci; un paesino che il primo parroco di Fornaci, don Silvio Scali, ricordava all’epoca racchiuso fra il Monte Gragno e la catena delle prealpi, che gli fanno corona, sito in un altopiano in mezzo a secolari castagni (3).

Molteplici erano le ragioni che stavano a monte di questa scelta: la posizione isolata e difficilmente individuabile del luogo, la presenza delle ferrovia – che da pochi anni aveva raggiunto la zona-, la vicinanza del fiume Serchio cui attingere l’acqua necessaria agli impianti di produzione, la vicinanza di estese aree boschive per il rifornimento della legna – utile per il reparto di fonderia -, la presenza di abbondante manodopera ancora depoliticizzata, per la quale il nuovo cantiere avrebbe costituito un’alternativa non solo alla tradizionale attività agricola, ma soprattutto all’unica altra vera e propria scelta fino a quel momento, l’emigrazione (4).

Già dall’inizio dell’estate, come ricorda Bruno Sereni, il paese era stato investito da un’orda di congetture e voci sulla prossima apertura di una fabbrica di munizioni, che in breve tempo divenne l’argomento principe nelle serate passate a veglio tra compaesani. Le voci erano però così incerte e frammentarie che qualcuno ipotizzava anche sulla costruzione di baracche per prigionieri o depositi di legna da ardere. Questo fino a che un pomeriggio degli ultimi giorni di luglio, i fornacini, alle Due Strade, videro passare da via Provinciale, dirette certamente a Barga due grosse automobili scoperte, guidate da “sciaffers” in montura. In una di esse con indosso una spolverina color cenere e un berretto da ciclista in capo ed occhialoni neri, accanto ad un altro signore, alcuni fornacini riconobbero quello della barbetta e baffi ed esclamarono: – È lui. – Chi? chiese qualcuno. – Il padrone della fabbrica- rispose il più informato (5).

L’atto ufficiale arrivò cento anni fa: in data 11 agosto 1915, la Giunta Municipale di Barga deliberò la soppressione dalle mappe di tutte le vie comunali ed interpoderali che sorgevano nei terreni dove sarebbe stato impiantato il nuovo stabilimento, incaricando l’ufficio tecnico di cercare nuove sorgenti d’acqua in previsione della grande affluenza di manodopera. Riportiamo di seguito il testo integrale, dagli atti della Giunta conservati presso l’Archivio storico del comune di Barga:

Questa Giunta Municipale nell’adunanza odierna prega il Sig Ingegnere Toscani di esprimere al Comm. Luigi Orlando che con utile iniziativa oltreché dare grande servizio al Paese si rende benemerito della gratitudine di questo Comune coll’industria che rapidamente sviluppa in nostro territorio e di porgere ad esso il saluto augurale di questa Amministrazione e delibera di presentare al Consiglio Comunale ove occorra la proposta d’approvazione che tutte le vie comunali che vi fossero e le vicinali soggette a servitù pubblica interessante la zona di terreni da espropriarsi dalla Società di cui il Sig. Ingegnere Toscani è rappresentante vengano radiate dalla mappa catastale e dagli elenchi nei quali fossero inscritte dette vie. Di dare incarico a questo ufficio Tecnico di ricercare una provvista d’acqua potabile maggiore di quella che sarebbe condottata in ordine all’attuale progetto per l’acquedotto da costruirsi per il Paese delle Fornaci affine di tener conto dell’alimentazione idrica della maestranza della nuova industria e dell’aumento della popolazione del Paese.

Coi primi di settembre iniziarono i lavori per livellare il terreno e scavare le fondamenta per i fabbricati; ma sulla costruzione e le vicende successive torneremo in seguito.

(1) Una grande industria, in «La Corsonna», a. XIV, num. 17, 8 agosto 1915. Un particolare ringraziamento a Lucia Stefani per la consultazione dell’archivio di famiglia.

(2) Orlando, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 79 (2013).

(3) S. BALDISSERI, Comunità viva documenti: oltre la memoria, Fornaci di Barga, 1996.

(4) C. CAMPANI, Evoluzione strutturale di un’area rurale: il caso di Fornaci di Barga, in Barga e la Valle del Serchio: arte, storia, territorio, a cura di Associazione amici dei musei e dei monumenti di Lucca e provincia Gruppo di Barga, 2002.

(5) B. SERENI, Pagine di storia fornacina, Edizioni Il Giornale di Barga, Barga, 1982.

(Foto proveniente dall’Archivio Cristian Tognarelli)

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