I campanili delle ore nel Comune di Barga (prima parte)

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Premessa
Nel medioevo occidentale, fino almeno al 1300 e agli inizi del Rinascimento, fu la campana della chiesa, con l’annuncio delle ore canoniche e delle funzioni, a dare il succedersi della giornata. Naturalmente l’ausilio delle meridiane era indispensabile.

Le ore canoniche dividevano il giorno in otto parti: “Mattutino”, in antico dopo la mezzanotte poi all’alba, “Lodi” al canto del gallo, “Prima” alle sei, “Terza” alle nove, “Sesta” alle dodici, “Nona” alle quindici, “Vespro” verso le 18 e “Compieta” prima del riposo.
Con questo verso di Jacopone da Todi (1236 – 1306) si può avere un’idea dell’uso delle ore canoniche:

“Assai me levo a mattutino ad officio divino – terza e nona e vespertino, poi compieta sto a veghiare”.

Col 1300 e poi col fiorire del “Rinascimento”, classicamente individuabile tra il XV e il XVI secolo, nella rinnovata floridezza delle città dovuta all’espansione delle attività artigianali e dei commerci, all’annuncio delle ore canoniche si aggiungerà l’uso dell’orologio meccanico unito alla campana (poi indicante le ore anche su quadranti), che montato su campanili e torri civiche, per sua natura divideranno il tempo del giorno nelle ventiquattro ore. Cosicché, laddove si costruirà l’orologio pubblico, le giornate non avranno più, secondo la stagione, i tempi variabili delle ore canoniche.

Fu una sorta di rivoluzione sociale con la quale s’inizia a vivere i giorni non più con il tempo della Chiesa, ma con quello laico del mercante e del produttore, anche se il computo delle ore canoniche resistette ancora per lungo tempo.
Per quanto riguarda la storia degli orologi meccanici, va detto che già i Bizantini e i Musulmani avevano portato la loro tecnica costruttiva a un notevole grado di perfezione.

L’uso dell’orologio meccanico unito alla campana fu un’idea il cui merito spetta tutto all’occidente cristiano, ma non fu un’invenzione, bensì la conseguenza di varie osservazioni, sperimentazioni e apprendimenti di ciò che nei secoli passati era stato fatto nel campo della misurazione del tempo. Infatti, già dal mille si ricorda l’esistenza di “svegliarini” monastici con campanella per gli uffizi divini notturni.
I primi costruttori di orologi furono degli abilissimi fabbri, che con l’evoluzione della tecnica e della richiesta gradualmente diventarono meccanici.

Il primo orologio meccanico pubblico al mondo di cui si ha memoria, pare si costruisse a Londra nel 1289 (Enciclopedia Bemporad – 1908).
Invece in Italia la prima città che ebbe un orologio pubblico fu Milano e fu costruito verso il 1309 in S. Ambrogio: dall’alto della torre batteva i tocchi su una campana. (Marpurgo: “Gli orologi” – Fabbri – 1966).

Sempre a Milano si ha memoria di un altro orologio pubblico costruito nel 1335 in S. Gottardo.
Delle altre città italiane, tra le prime a munirsi di un orologio pubblico, furono quelle della pianura Padana. Tra le prime città toscane si ricorda Siena che nel corso del sec. XIV ne montò uno sul palazzo pubblico; poi Monza nel 1347, Orvieto nel 1351, Firenze nel 1354, che montato sulla torre di Palazzo Vecchio, suonava soltanto le ore e fu costruito da Niccolò di Bernardo che poi divenne l’orologiaio del Comune; inoltre Padova nel 1344, Genova nel 1353, Bologna nel 1356, Ferrara nel 1362, ecc.
Nel corso del sec. XV il suo uso si diffuse a macchia d’olio in tutta Italia.

Sul finire del sec. XIV anche Lucca si dota di un orologio pubblico e la notizia si ricava dal libro “Arte e pittura nel Medioevo Lucchese” – Concioni, Ferri, Ghilarducci. Precisamente a pag. 147 dove sotto l’anno 1370 il Consiglio di Lucca: “Delibera per la costruzione di un orologio meccanico sulla torre che è sopra la cucina della nuova residenza degli Anziani”. (punctualiter sonet horas die e noctis).

L’attuazione di tale delibera però pare si abbia solo nel 1391, quando per mano di Cerlotto di Giglio Labruccio di Lucca si costruì e si collocò sulla Torre delle Ore il pubblico orologio. Cerlotto nel 1392 e per quindici anni venne nominato a “sollecitatorem e gobernatorem horologi”.
L’oriolo pubblico del comune di Barga sul campanile del Duomo
Naturalmente anche a Barga, come nel resto d’Italia, il tempo del giorno medioevale era diviso con l’approssimazione delle ore canoniche degli uffici divini e quindi grande importanza rivestì l’uso della campana della chiesa.

Circa l’uso delle ore canoniche a Barga, un importante esempio lo ritroviamo nello Statuto di Barga del 1360 e, precisamente, al punto XLVII del Liber secundus extraordinariorum, dove si parla del suono delle campane per i defunti. Infatti, a un certo punto di quell’articolo si dice che il suono per i defunti deve durare “tantum quantum pulsaretur ad tertiam”, ossia tanto quanto si sia battuta la campana alla terza ora canonica, cioè alle nove di mattina.

Invece per quanto riguarda il computo delle ventiquattro ore laiche, un sicuro esempio per Barga ci viene da “Il memoriale di Jacopo Manni da Soraggio pievano di Barga” che va dal 1487 al 1530, dove si dice che a “Die 26 Martii 1493, circa hore 24 di nocte si vidde in aria quattro vampe…”, oppure “Il papa, cioè papa Allexandro VI, è morto venerdì, cioè a dì 19 agosto 1503 a hore 18…”.

Certamente è pensabile che l’eco dell’uso in varie città dell’orologio meccanico pubblico basato sulle ventiquattro ore avesse introdotto un poco alla volta, anche nei centri minori sprovvisti di tale novità, il nuovo e utile modo di pensare e di intendere il tempo del giorno. Da ciò il diffondersi del suo uso, che a Barga, rispetto alle citazioni del pievano Manni, era già avvenuto.

Infatti, dalle nostre ricerche sull’uso dell’orologio meccanico a Barga, detto Oriolo, sono emerse cose importanti e in gran parte inedite che ci riportano indietro nel tempo, fino al momento in cui, per la prima volta, fu installato sul campanile del Duomo di Barga unito alla campana.
Forse fu uno dei primati che, nel Rinascimento, distinse Barga fiorentina nei confronti degli altri Castelli della Valle.

Sull’argomento non è stata compiuta un’indagine approfondita, però, prendendo a campione la storia di Castelnuovo, possiamo farcene un’idea. Infatti, lo storico Raffaello Raffaelli di Fosciandora, autore di una “Descrizione della Garfagnana” stampata a Lucca nel 1879, parlando della torre della Rocca di Castelnuovo, ecco cosa ci dice: “La Torre poi fino dal tempo dell’Ariosto, serviva ad uso di carcere. E più tardi vi fu collocato il pubblico orologio e la campana del Consiglio”.

Invece nel Castello di Barga è tra il 1460 e il 1470 che s’incomincia a sentire forte il desiderio di avere un’Oriolo pubblico e la cosa, tra la nostra gente, maturò al punto tale da divenire realtà nella seduta del Pubblico e Generale Consiglio dell’11 novembre 1471.
L’argomento fu trattato da Giovanni Santini, uno dei sei Capitani di parte Guelfa che componeva il numero dei trenta Ufficiali adunati (Il Consiglio, eccetto il Podestà e il Cancelliere, era formato da sei Consoli, sei Capitani di parte Guelfa, tre Difensori e quindici Consiglieri).
Nei termini che seguono, così il Cancelliere annotò in delibera l’intervento del Capitano Santini:
“Giovanni Santini, uno del numero dei Capitani et di decto Consiglio, andò alla ringhiera usitata et dixe et consigliò: che parrebbe bene, utile et honore del Comune di provedere d’avere l’oriolo et che allui pareva et piaceva, per quanto paresse agli altri del Consiglio, che si mecta il partito se si vuole l’oriolo o no. Sopra che dato il partito: vinto et obtenuto fu che sia l’oriolo” (per fave XXI nere, una bianca in contrario).

Nello stesso Consiglio, dopo aver trattato l’incanto della dogana del sale, intervenne ancora Giovanni Santini circa la “Balia” dell’Oriolo:
“Giovanni Santini predecto consigliando dixe che da che gli era vinto che s’avessi l’Oriolo, che allui pareva et piaceva, per quanto et paressi agli altri del Consiglio, che Michele Nutini, Manfredino di Truffardo et Toto di Pieruccio, per vigore della presente riformagione habbino et aver s’intendino quella balia che a tutto il Comune a potere provedere d’avere l’oriolo, per quello migliore modo che pareva et piaceva loro et che quello che per loro sarà facto, proveduto et ordinato, s’intenda essere facto per tutto il Comune. Sopra dato il partito: vinto ed obtenuto per fave XX nere II bianche in contrario”. (continua)

(Da “Barga al suono delle campane” –Maria Vittoria Stefani, Barga 2001- in cui Pier Giuliano Cecchi, tra l’altro, ha trattato della storia dell’Oriolo del Duomo di Barga e dei campanili delle ore del Comune di Barga)

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