A proposito dell’organo della chiesa di S. Agostino di Barga

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Nel mese di aprile, sul numero 4 del Corriere della Garfagnana, leggemmo l’interessante articolo di Renzo Giorgetti dal titolo, “Organi e organari a Castelnuovo e Castiglione”, nel quale l’Autore riportava la notizia di un organo barghigiano, esistente presso la chiesa di Santa Maria Novella del Convento di S. Agostino di Barga, che l’anno 1627 fu venduto a un’ignota compagnia di una delle due chiese di Castiglione Garfagnana e di cui l’Autore si chiede: quale? Quella della chiesa di San Pietro o quella di S. Michele?

La notizia, nuova e di singolare interesse storico e soprattutto la domanda non passò inosservata né a Barga come a Castiglione, tanto da avere stimolato sull’argomento uno scambio di pareri storici tra il sottoscritto e l’appassionato storico castiglionese Samuele Cecchi.

Entrando nei fatti, dopo quella lettura, Samuele Cecchi mi disse che era in grado di dirimere l’interrogativo posto da Renzo Giorgetti circa la compagnia di Castiglione che comprò l’organo dalla compagnia di Barga, soggiungendo che l’acquisto fu fatto dalla Compagnia della chiesa di San Pietro, con un particolare che mi colpì molto. Infatti, dopo poco più di trent’anni dall’acquisto effettuato nel 1627, alla decisione della Compagnia di San Pietro di mutare la sua posizione all’interno della chiesa e, affidato l’incarico al mio avo Domenico Cecchi “eccellente muratore”, in tale impresa questi vi trovò la morte nei frangenti che lasciamo alla descrizione di Samuele nell’articolo che seguirà.

Domenico Cecchi era nonno del famoso e omonimo agrimensore-cartografo castiglionese, che nel 1741 farà il Terrilogio dei beni del Convento di S. Agostino di Barga, lasciandoci la qui pubblicata immagine del loro primo bene, appunto, il convento o monastero che si trovava al centro del Castello di Barga, nella piazza volgarmente appellata l’Aiaccia, ma che in realtà aveva per nome S. Agostino, dove si affacciava la loro chiesa di Santa Maria Novella.

Sull’argomento organo di S. Agostino di Barga, Renzo Giorgetti, affermato specialista di questi studi, su questa testata ci ha offerto un altro interessante articolo: “L’organo della Compagnia della Vergine nella chiesa di S. Agostino di Barga”, ricco di sicure notizie storiche tratte dall’Archivio di Stato di Firenze, dove giacciono le carte del convento sin dal tempo della sua soppressione che avvenne nel 1782. Tra l’altro, le notizie sono anche molto intriganti circa la poco conosciuta storia in loco dell’edificio agostiniano, come il fatto che nel 1780 la chiesa fosse priva del suo agile campanile, secondo il disegno del cartografo Domenico Cecchi documentato esistente nel 1741 e non sapendo della sua caduta, potremmo arguire avvenuta a seguito dei terremoti degli anni 1745-46. Altra notizia riferita da Giorgetti ci incuriosisce, cioè l’enigmatico settecentesco trasferimento dei frati nella loro chiesa di Santa Maria Novella. Sarebbe ancora interessante avere notizie sulla Compagnia della chiesa che labili notizie locali ricordano dedita e con funzioni di Misericordia.

A seguire l’articolo di Samuele Cecchi che ci parla della sorte dell’organo barghigiano dopo l’acquisto che ne fece la Compagnia di San Pietro di Castiglione.

Pier Giuliano Cecchi

GLI ORGANI DI SAN PIETRO A CASTIGLIONE

Facendo seguito all’interessante articolo del Signor Renzo Giorgetti: “Organi e organari a Castelnuovo e Castiglione”, pubblicato sul N° 4 di questo aprile 2014 sul Corriere della Garfagnana, la mia attenzione si è posata sopra l’organo cinquecentesco che nel 1627, la Compagnia della Madonna della Cintola della chiesa degli Agostiniani di Barga, cedeva in vendita a un’anonima Compagnia di Castiglione per la cifra di Scudi 25.

Dice il documento pubblicato da Giorgetti:

“Fu proposto che l’organo della Compagnia è talmente male andato che per la vecchiezza che non stà più accordato et il pancone è tutto intarlato, però che saria bene venderlo, già che una Compagnia di Castiglioni l’haverebbe comprato per scudi 25 e dopo lungo discorso fu a viva voce risoluto che ogni volta che detta Compagnia voglia pagare detti scudi 25 di moneta di Lucca se li venda non ostante”. Segue Giorgetti dicendo: “Il documento non precisa di quale Compagnia si trattava e in quale chiesa fu installato l’organo suddetto”.

Tutto questo ha suscitato la mia curiosità che mi ha condotto a sfogliare i miei numerosi appunti storici che riguardano le due chiese di Castiglione, nei tempi ambedue parrocchiali: San Pietro e San Michele. Nonostante non abbia trovato nessun documento del periodo che parli dell’acquisto di un organo nel 1627, comunque alla luce di successive notizie posso dire che un simile strumento fu acquistato in quegli anni dalla Compagnia o Opera di San Pietro, anche perché non ritrovo notizie di organi in San Michele.

Per introdurci all’argomento dirò dei fatti di Castiglione in quei tempi, iniziando a rilevare che dopo l’ultimo e tremendo assedio del 1613, i castiglionesi non si erano fermati a leccarsi le ferite, ma con impegno iniziarono a ricostruire le parti delle mura diroccate, le loro torri, i bastioni e le case del Castello come del Contorno, come i non pochi villaggi della Vicaria.

Finiti questi lavori, già dal 1625, le opere di San Pietro e di San Michele parlavano di ampliare e arricchire maggiormente le loro chiese. Rettore di San Pietro era don Giovanni Morganti e operaro dell’Opera il signor Giovanni Pierotti, entrambi di Castiglione, i personaggi che senz’altro stipularono il contratto con la Compagnia di Barga, che seppur sconosciuto, facesse giungere nella chiesa un organo, poi documentato esistente sopra un basamento al lato destro della stessa chiesa.

Nel 1632 s’iniziò l’ampliamento della chiesa che durò per anni, ultimato il quale l’Opera di San Pietro fece costruire un nuovo basamento per spostarvi l’organo. Questo lo indica il seguente documento, ritrovato nel Libro dei Morti della parrocchia di San Michele, dove il rettore annotò:

“A dì 3 gennaio 1662. Maestro Domenico di Antonio di Cecco (n.d.r. –Trattasi del nonno del famoso cartografo Domenico Cecchi) in occasione di voler tramutare il portico dell’organo, posto dove ora è il pulpito in corno epistole in fondo alla chiesa sopra la porta grande, nel sopra cielo della chiesa di San Pietro, da una trave di detta chiesa alla quale lui si dovette affidare e che per essere marcia, più appena si sosteneva, colpito alla testa e gettato a basso nel pavimento della chiesa, tutto rotto nella persona, in una mezza ora circa morì con la sola assoluzione a benedicere, per non haver potuto parlare né dar cenni et il giorno seguente con compassione universale, perché invero era buono nell’arte del murare eccellente, fu seppellito nella sepoltura del SS.Rosario”.

In seguito l’organo fu più volte riparato. Nel 1696, l’operaro di San Pietro Bartolomei parlò della proposta che gli aveva fatto Giovanni Matteo Guazzelli per riparare l’organo e fu decretato:

“Che il sergente maggiore Puccini, don Girolamo Morganti e maestro Giovanni Michelini, avessero tutte le autorità sopra l’organo e che vedessero i conti di cassa che teneva il Pieri, poi riferissero”.

Messo il partito, ci furono 36 sì e 6 no.

Il seguente anno 1697, al 12 maggio, ai soliti personaggi è data l’autorità per trattare con l’organista Giovanni Guazzelli i lavori per l’organo, dandogli e concedendogli libero assegnamento per la spesa occorrente.

Si giunge al 6 dicembre 1731 e alla Cura di 17 uomini incaricata di sorvegliare tutti i beni dell’Opera che espose:

“Dell’urgente bisogno che aveva l’organo, ormai sfasciato, di essere riparato era stato chiamato il signor Giuseppe Pieri, Professore d’organo e della stessa Opera organista, per stimare la spesa occorrente per rifare 35 canne di piombo e tutte quelle di legno e di altre cose di poco conto. Il Pieri aveva risposto: Visto le cognizioni che aveva e dell’urgenza che c’era e per fare cosa grata all’Opera, avrebbe fatto lui stesso i lavori per la somma di scudi 4 moneta di Lucca, esclusa la spesa del legnaiolo e la colla”.  

L’Opera accettava, ma a sentire quanto avvenne quindici anni dopo certamente non fu un gran rimedio.

Infatti, eccoci al 1746, anno drammatico per tutta la Valle del Serchio, con forti scosse telluriche, grandi piogge e frane. Il 25 marzo la Cura dei 17 e l’Operaro della chiesa di San Pietro esposero che:

“La Compagnia del SS. Sacramento aveva decretato che le funzioni della Settimana Santa, che quest’anno spettano di ufficiarle in San Pietro, di farle in San Michele, perché in San Pietro mancano le campane e l’organo”.

Il 7 aprile di questi 1746 il Notaio di Castiglione emette la seguente ordinanza:

“Oggi ricorrenza della libertà fu da me, in mancanza del Signor Commissario di Castiglione, ordinato che la suddetta festa si celebri nella chiesa di San Michele e ciò non per alcun pregiudizio e né per variare l’uso che si è sempre celebrata in San Pietro: Ma solo per renderla più cospicua e decente, perché in San Pietro non solo manca l’organo, ma n’è in gran parte occupata la strada in faccia alla chiesa, da macerie e sassi precipitati dalla Fortezza Superiore. Ma a soddisfazione comune e a maggior decoro preghiamo che a cantar la Messa Solenne sia il Rettore di San Pietro. Pio di Poggio”.

Ora si arriva al 1757 e come riporta, pure il signor Giorgetti nel suo articolo pubblicato sul Corriere della Garfagnana, abbiamo un nuovo organo e così possiamo leggere nei registri dell’Opera di San Pietro:

“Il 20 gennaio l’OPA si riunì e fu molto parlato, che la chiesa essendo senza organo, era bene formare un comitato che si prendesse la cura di presentarsi dal Signor Antonio Alari romano a parlare della spesa che occorre per farne uno nuovo e per supplire a tale spesa, convocare i Priori e le Compagnie degli Altari per la loro partecipazione e levare la pasimata per 12 anni e l’equivalente devolverlo per la spesa dell’organo”.

L’organo fu fatto e lo comprova il seguente documento:

“Fu mandata una delegazione a Lucca da quelle Autorità o Collegio del Banco dell’Abbondanza per avere un censo di scudi 100, per pagare il nuovo organo, fatto per ordine dell’Opera nella chiesa di San Pietro”.

Tale organo, così come dice il Signor Giorgetti, fu riparato da Giovanni Crudeli l’anno 1823.

Ricerca storica di Samuele Cecchi – A cura di Pier Giuliano Cecchi

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