La devozione di Barga per San Rocco

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Per i barghigiani, soprattutto per i devoti, questa è una giornata speciale, è il giorno dedicato a San Rocco che a Barga si celebra con tante funzioni religiose e con la tradizionale fiera, seguita ogni anno da migliaia di persone.

La fiera è iniziata ieri, per Ferragosto, ma soprattutto oggi si apprezza maggiormente lo spirito di questo appuntamento. E lo si apprezza ancora di più grazie al clima di festa sottolineato dalle Campane di San Rocco dove per tutta la giornata si susseguono le sante messe e dove i fedeli accendono ceri e candele davanti all’altare del Santo, molto venerato dalla nostra comunità.

Come ho avuto già modo di dire in passato, il bello è il vedere, l’osservare la gente legata a questa ricorrenza. Vedere la Leda di Piazza San Rocco a vendere i ceri, lamentandosi degli acciacchi; vedere tante donne ed uomini di Barga in fila ad acquistarli per poi accenderli sotto la statua del Santo; assaporare il clima di festa sui volti dei fedeli o l’entusiasmo che invece leggi negli occhi e nell’impegno dei nostri bravi campanari, tutti assiepati nel piccolo campanile di San Rocco a dare il meglio della loro arte ad ogni nuovo appuntamento con la Messa…

Comunque, al di là delle riflessioni personali, oggi quel che conta è che a Barga è giorno di festa a tutti gli effetti, proseguendo il clima festivo del Ferragosto.
Le celebrazioni religiose nella chiesina si susseguiranno per tutta la giornata e riprenderanno anche domattina, 17 agosto, giorno di San Rocchino. Tanti fedeli hanno affollato ed affolleranno le funzioni religiose previste per oggi e domattina, non mancando di recitare la preghiera a San Rocco:

O Dio, che in San Rocco ci ha dato esempio luminoso di disinteresse e di profondo amore del prossimo, fino a fare della propria vita un’offerta costante per il soccorso dei fratelli contagiati dalla peste, fa che, per sua intercessione, nella salute dell’anima e del corpo, ne imitiamo costantemente la carità esemplare e lo spirito di sacrificio, pronti a offrire il nostro aiuto, sia morale che materiale, dovunque ne vediamo il bisogno. Te lo chiediamo per Cristo nostro signore. Amen.

Le campane. Ad annunciare a tutti il giorno di festa e le funzioni religiose imminenti il suono delle campane della chiesina di San Rocco. Risalgono agli anni ’50 del secolo scorso e da stamattina vengono suonate come uno strumento delicato dai campanari di Barga che sottolineano con la loro opera tutti gli avvenimenti religiosi barghigiani. Toccheggiate e veri e propri doppi stamani si sono susseguiti e si ripeteranno anche oggi pomeriggio alle 17 per annunciare l’ultima Santa Messa.

La fiera. Naturalmente anche oggi e domattina non mancherà la fiera. Anche in questo caso ci hanno colpito alcuni aspetti più tradizionali. La gente che si attarda a parlare nelle strade o nei caffè, l’acquisto tra i banchetti e le merci più tipiche, quelle presente da decenni e decenni, che solitamente si trovano in Largo Biondi, con angurie, aglio, cipolle da acquistare per far scorta anche per l’inverno; l’arrotino che non manca mai a questo appuntamento per affilare forbici e coltelli da cucina. Tra le cose che ci piace riportare la fiera di beneficenza in via Pascoli, organizzata dall’Associazione della Befana per raccogliere un po’ di fondi
La musica. Stasera sarà invece tutta un’altra musica. Festeggiata come si deve la ricorrenza, sarà proprio la musica protagonista con la serata dedicata alla disco music dagli anni ’70 fino ad oggi in Largo Roma; ultimo appuntamento godereccio di queste giornate di Fiera e di festa.

La storia di San Rocco
Rocco nasce a Montpellier, in Provenza (sud della Francia) in un anno imprecisato tra il 1348 e il 1350. Al momento della nascita Rocco reca sul petto, lato cuore, una voglia a forma di croce che ne permetterà il riconoscimento del corpo dopo la morte. La famiglia, i Delacroix, è tra le più abbienti della città. A Montepellier, presso la locale ed antica Università Rocco avrebbe studiato medicina interrompendo gli studi alla morte dei genitori, Giovanni e Libera. Dopo il funesto evento, il giovane, distribuisce i propri averi ai poveri e parte in pellegrinaggio verso Roma.

Al momento di iniziare il pellegrinaggio ha già assunto l’abito del Terzo Ordine Francescano. Rocco, secondo la tradizione, avrebbe conosciuto il terribile flagello della peste già nella città natale. Giunge in Italia nel momento di massima virulenza di un’epidemia di peste nera ed interrompe il viaggio verso Roma ad Acquapendente (Viterbo) ove nel lazzaretto di S. Gregorio assiste appestati ed ammalati.Qui si manifestano le virtù taumaturgiche del Santo: il segno della croce praticato da Rocco sulla fronte dei malati procura la guarigione e si diffonde così la fama dei miracoli del giovane pellegrino francese.

Giunge a Roma tra il 1367 ed il 1368. Vi si ferma per tre anni assistendo gli ammalati. Con il segno della croce indelebile sulla fronte, guarisce un cardinale che lo conduce alla presenza di Papa Urbano V. Dopo aver lasciato Roma, Rocco è a Rimini, Forlì, Caorso e Cesena ove si prodiga a favore degli appestati. A Piacenza contrae la peste e si ritira in una grotta, ancora esistente e trasformata in santuario, lungo il fiume Trebbia nei pressi di Sarmato. Un cane provvede al sostentamento del Santo con una pagnotta che preleva alla tavola del padrone, il Signore di Sarmato, Gottardo Pollastrelli. Questi segue la piccola bestia, scopre la grotta e cura il giovane che si rifiuta di seguirlo a palazzo.

Gottardo cerca vanamente di seguire Rocco che lo induce a desistere dal proposito. Gottardo ne diffonde la vita e la fama dei miracoli; si ritiene sia stato il primo agiografo del Santo nonché il primo ad averlo raffigurato in una immagine e seguendo gli insegnamenti del maestro avrebbe conseguito anch’egli la santità. Tra gli storici, però, l’esistenza o meno di questa figura accostata al Santo è parecchio controversa. Nella grotta al Santo appare un angelo che gli annuncia la guarigione e la facoltà di chiedere una grazia al Signore. Lungo la strada del ritorno a Montpellier, Rocco è incarcerato come spia a Voghera. Rifiuta di rivelarsi nonostante i Signori del luogo siano avi materni.

Resta in carcere per quasi cinque anni. Riceve ancora una volta l’apparizione dell’Angelo che gli annuncia la morte ormai prossima che giunge nella notte tra il 15 ed il 16 Agosto probabilmente del 1379. Al momento della sepoltura, grazie al segno di croce che Rocco porta sul petto, lo zio materno Bartolomeo, Signore del luogo ove il Santo è stato incarcerato, riconosce il nipote nel misterioso giovane pellegrino che mai aveva voluto rivelare la propria identità. Sempre al momento della sepoltura la grazia che Rocco aveva chiesto al Signore si manifesterà con il ritrovamento della tavoletta che porta incisa la frase “Chi invocherà il mio servo sarà guarito”, e che compare in numerose rappresentazioni del Santo.

La chiesa di San Rocco
Alla fine del 1400 si hanno notizie di un oratorio chiamato Cappella S. Rocco in fondo al ponte di Porta di Borgo, sorto per onorare il santo protettore contro la peste dilagante. Nel 1630 si inizia a costruire la nuova chiesa di S. Rocco in un luogo vicino al precedente oratorio.

Terminata nel 1639, un altare diverso o l’odierno accolse l’attuale tela raffigurante quattro personaggi: la Madonna col Bambino in alto, S. Rocco, S. Sebastiano e S. Antonio; i primi due santi sono protettori contro la peste, S. Antonio è il protettore degli animali domestici presenti in gran numero nell’allora giardino, dietro i santi sono raffigurati appestati derelitti.

L’altare della Madonna di Pompei con un quadro si suppone sia del periodo dopo il 1700 periodo in cui si venerava la Madonna del Carmine. L’altare di S. Rocco che è vicino all’entrata della sacrestia in stile barocco è recente, in esso si conserva un’antica statua del santo.

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