Il pasticcio della riclassificazione ospedaliera. Crescono perplessità e preoccupazioni. Interviene anche Bonini

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Era l’estate dello scorso anno quando il Governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, garantiva a Gallicano sull’effettiva realizzazione in Valle del Serchio di un ospedale unico con tutti i crismi ed almeno 150 posti letto. Era di pochi mesi prima la firma di un piano di fattibilità dove si indicava con questi criteri la realizzazione dell’ospedale unico con tutti i sindaci (allora uniti) a festeggiare. Poi sono venuti in gennaio la relazione della commissione sanitaria, i litigi, le battaglie, le divisioni d ei sindaci della Valle del Serchio sulla futura localizzazione; tutte cose che si prevedevano e si sapevano che sarebbe successe e che comunque non ci hanno giovato. Poi è venuta anche la promessa dell’assessore regionale Marroni che doveva farci sapere, sulla base di quanto deciso dai sindaci della Garfagnana ( e cioè la sede dell’ospedale unico al Piano Pieve), come questo ospedale sarebbe stato. Doveva dircelo per marzo, poi per aprile, poi per maggio e ora siamo a luglio….La relazione non è mai arrivata; è stata rinviata all’infinito (e ora si capisce anche perché).
Poi è venuto l’’annuncio shock della riorganizzazione ospedaliera in valle del Serchio, altra tegola non di poco conto. Relazione più volte promessa, sempre rinviata ed ancora non nota (e di nuovo si capisce il perché a questo punto).
Già perché ora è arrivata – noi la riportiamo da ieri ma è già in giro da sabato scorso, la notizia, questa sì veramente da elettroshock, della riclassificazione ospedaliera della Toscana. Iniziativa decisa dall’assessore Marroni insieme ai sindacati dei medici e subito pubblicizzata in pompa magna e che porterà alal fine ad un taglio drastico di posti letto.
Se così fosse (con questi rappresentanti regionali del resto non si sa mai che cosa aspettarci) non ci sarà bisogno di preoccuparsi più di tanto su ospedale unico, riorganizzazione, litigi dei sindaci della Valle.
Marroni ha trovato la soluzione a tutti i problemi, regalandoci, secondo la riclassificazione ed i parametri degli abitanti della nostra zona, un bel poliambulatorio, interventi di day surgery chirurgica, qualche posto letto medico di cure intermedie ed il bel modello di punto di primo soccorso che già stiamo sperimentando felicemente a Barga.
Ecco quello che rimarrebbe alla fine.
Stamani riportavamo della reazione del consigliere regionale Marco Remaschi che indubbiamente in qualche imbarazzo adesso si trova per la presa di posizione della sua Giunta Regionale. Ma l’iniziativa di Marroni ha sollevato comunque, come era prevedibile, un vero vespaio. L’accordo raggiunto tra l’assessore regionale Luigi Marroni ed i sindacati dei medici per la riclassificazione delle strutture ospedaliere ha fatto insorgere i sindaci dei comuni della Valle del Serchio. Primo tra tutti il sindaco del comune di Barga, tra i protagonisti del lungo ed anche aspro dibattito circa la riorganizzazione ospedaliera dei presidi della Valle del Serchio e sulla futura nascita di un ospedale unico.

“Da quel che so per il momento, e questo mi sconcerta, questa iniziativa non è nemmeno passata per i canali istituzionali regionali – afferma – Comunque sia è veramente grave il comportamento assunto dall’assessore alla sanità Luigi Marroni. Non sono d’accordo su quella che giudico una vera e propria imposizione dall’alto; scelte che nessuno di noi può condividere. Peraltro non mi tornano – aggiunge il sindaco- anche i dati diffusi sulla stampa sui posti letto degli ospedali di Barga e di Castelnuovo che ufficialmente, alo stato attuale, sono 92 a Barga e 69 a Castelnuovo”Comunque Bonini si dice allibito: “Veramente non mi sono spiegare questa uscita di Marroni, che è in netto contrasto con quanto più volte dichiarato e sostenuto negli incontri avuti con i sindaci della Valle del Serchio.
La cosa, è certo, non finirà qui e Marroni dovrà assolutamente rivedere e ridimensionare questa ipotesi. Marroni dovrà spiegarci che cosa vuol dire tutto questo e come tutto questo si colloca con i progetti che intendiamo portare avanti e che erano stati concordati con lui e con la Regine Toscana. Noi siamo ancora impegnati nella realizzazione del ospedale unico e nella riorganizzazione dei due ospedali e lì siamo rimasti; non siamo assolutamente disposti a perdere questi servizi e meno che mai a veder ridotto l’ospedale della Valle del Serchio (l’ospedale che ora è ubicato nei due presidi di Barga e Castelnuovo), in qualcosa come un poliambulatotrio. Credo che Marroni debba rivedere il tutto immediatamente.Peraltro ritengo anche che, pur ammesso che questa riforma vada avanti (e mi pare che i pareri contrari non manchino) si debba assolutamente tener conto delle specificità e delle esigenze delle zone montane e di quelle più disagiate. Non si può decidere sulla riclassificazione (e quindi sulla qualità) degli ospedali in base ai soli numeri della popolazione. Sarebbe iniquo e sbagliato.Quel che è certo è che sono assolutamente contrario a questa ipotesi.
Chiederemo con forza, attraverso i canali istituzionali, che venga rivista; che tenga conto delle zone montane e disagiate che non possono rimanere senza un presidio ospedalieri adeguato a quelle che sono le necessità di un territorio con particolari problematiche”.

Intanto il presidente della IV Commissione sanità nonché consigliere regionale Marco Remaschi continua a farsi sentire (ed in questo si deduce tutta la sua perplessità) e dopo la dichiarazione inviata alla stampa ha reso noto anche la lettera inviata al presidente della Regione, Rossi ed agli assessori Marroni (sanità) e Allocca (Welfare), avente per oggeto: Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale. Ecco che cosa scrive:

“A distanza di quasi un anno dalla mia ultima nota in merito a quanto in oggetto, intendo rappresentarvi nuovamente tutte le mie preoccupazioni ed il mio imbarazzo istituzionale riguardo al mancato riscontro ottenuto a seguito delle osservazioni che al tempo ebbi a presentarvi.
Chiedevo, allora come oggi, un’iniziativa da parte della Giunta Regionale in grado di superare il drammatico stallo nel quale versa il Piano Sanitario e Sociale Integrato, così da cercare di ricalibrare, alla luce del mutato quadro normativo e finanziario di riferimento, gli obiettivi che lo strumento si poneva alla sua origine.A quell’appello non si sono avute conseguenze, ad eccezione della delibera n. 1235 del dicembre scorso: sostanziale ipotesi di riorganizzazione del sistema e dell’offerta sanitaria in Toscana, partita già in sofferenza rispetto ai tempi di attuazione previsti.
Se ad essa si aggiunge poi l’accordo sulla classificazione delle strutture ospedaliere – vero ripensamento dell’offerta di settore sul territorio e snodo per una revisione dei costi del sistema – appare chiara la volontà di sospendere la programmazione sanitaria nelle modalità imposte dalla legge nazionale (d.Lgs. 502/1992) e regionale (L.R. 40/2005).Alla ‘illegalità’ di una perdurante assenza, si aggiunge il vulnus della ripartizione di competenze fra organo di governo ed organo assembleare legislativo, di indirizzo e di controllo con una compressione delle prerogative di quest’ultimo. Preoccupa, infine, la totale alterità rispetto a processi di partecipazione e confronto con i territori e i cittadini che già erano stati ampiamente promossi e realizzati col lavoro istruttorio della Commissione sulla proposta di piano del dicembre 2011.
Sinceramente, vedo l’insostenibilità istituzionale del protrarsi di tale situazione, alla quale vi chiedo di porre repentinamente rimedio, anche a tutela della legittimità del ricorso di trasformazione del sistema e dell’offerta sociosanitaria in Toscana che giocoforza, il mutato quadro economico-finanziario nazionale e regionale, ha imposto di realizzare”.

Permetteteci su tutto quello sta accadendo di affermare, davvero noi sempre più perplessi: “Mah?!”

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