Il martirio di Barga sulla Linea Gotica

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Agli inizi dell’anno 1984, ricorrendo il 40° della Linea Gotica, il locale Gruppo Ricerche Storiche di Barga condotto all’epoca dal sottoscritto, ritenne doveroso allestire nella vetrina della sua sede in via di Borgo una mostra che ricordasse quel triste avvenimento, in cui Barga venne a trovarsi proprio nel cuore dei combattimenti tra le Forze Americane e Alleate poste a sud della Valle del Serchio, contro Nazisti e Fascisti situati a nord, nella zona soprastante Sommocolonia. Per Barga, come le zone limitrofe, fu un vero e proprio calvario, che durò per ben sette mesi, dal settembre 1944 sino all’aprile 1945, quando tra le ultime cannonate dei Nazifascisti, il 5 aprile fu colpita la chiesa di S. Rocco, provocando gravissimi danni.

Altra e ultima distruzione per la già martoriata città che per tutto il periodo della Linea Gotica fu incessantemente cannoneggiata e teatro d’incursioni aeree degli Alleati, senza trascurare l’abbattimento con mine dei maggiori ponti di Barga e del Comune da parte dei Tedeschi, onde proteggersi nella ritirata verso nord. Le distruzioni toccarono tutto il Comune, come gli impianti della SMI di Fornaci di Barga.

La popolazione visse dei giorni veramente drammatici, costretta a vivere nei fondi, possibilmente opposti ai tiri dei cannoni dei Nazifascisti e per limitare i danni delle incursioni aeree alleate che distrussero mezza Barga, le cui tracce, dopo quasi settanta anni, sono ancora visibili in costruzioni del Centro Storico.

Tra la paura e gli orrori, ci fu anche il tragico Natale barghigiano, quando la tedesca rabbia ruppe il fronte della Linea Gotica, con Sommocolonia al centro dei combattimenti la quale subì danni notevolissimi, come la totale distruzione della romanica chiesa di S. Frediano, oltre a numerose vittime. Le truppe alpine tedesche, ridiscendendo per chilometri a sud, costrinsero i barghigiani all’esodo dalla loro città, così dirigendosi verso Bagni di Lucca e oltre. Un’interminabile colonna di uomini, donne, vecchi e bambini che videro crollare ancora di più su di loro il mondo.

Tornando alla mostra di quel 1984, a seguire proponiamo l’interessante articolo che allora scrisse la dott. Alfreda Verzani* (1933-1994) a favore dell’iniziativa del Gruppo Ricerche Storiche, la quale ripercorreva le tappe, così com’era il titolo della mostra, di Barga sulla Linea Gotica. L’articolo fu pubblicato l’1 febbraio 1984 sulla pagina di Lucca de La Nazione.

40 anni fa il martirio di Barga
mostra testimonianza del Gruppo Storico Archeologico
La Nazione Lucca – Mercoledì 1 febbraio 1984

Con riferimento alla mostra del “Gruppo Storico Archeologico di Barga” sulla Linea Gotica, la professoressa Verzani ci ha fatto avere la seguente nota:
1944-1984. Ricorre il 40° anniversario di un anno di dolore e di sangue per Barga e il suo territorio. I documenti esposti in questi primi giorni dell’anno dal Gruppo storico-archeologico testimoniano il martirio subito dalla popolazione della Media Valle del Serchio in quell’ultimo anno di guerra.
Il periodo peggiore durò dall’aprile del 1944 all’aprile 1945, fu un anno terribile per le deportazioni, le perdite, il terrore, la fame, le distruzioni.
Dopo cinque anni di belligeranza, la guerra, che ormai aveva coinvolto tutto il Mondo, incredibilmente giungeva a Barga, le prime avvisaglie si ebbero con l’insediamento dei tedeschi, avvenuto con i primi giorni di luglio.
Barga divenne quartiere operativo, l’ospedale militare fu sistemato nell’edificio delle scuole elementari, per il suo isolamento il capoluogo fu scelto da tedeschi e nazifascisti per convegni ad alto livello.
Nella documentazione esposta abbondano le testimonianze sul periodo ottobre-aprile ’45; sarebbe interessante una ricognizione dei fatti avvenuti nell’estate del 1944, durante l’occupazione tedesca, attraverso lo studio delle fonti, manifesti, lettere e atti ufficiali, testimonianze dirette. Nel luglio, agosto e settembre Barga ingombra di tedeschi, la popolazione aumenta per effetto dell’ordine di evacuazione imposto alle popolazioni di Pisa, Lucca e della Versilia.
A scandagliare i ricordi di quel tempo si ritrova intatta l’impressione di vivere in una situazione sempre più opprimente: il razionamento dei viveri, l’oscuramento, le vie pullulanti di tedeschi, la 36a Brigata Nera Mussolini insediata a Gallicano e Castelnuovo, sulle alture le operazioni dei volontari, in lontananza l’avvenimento minaccioso dell’avvicinarsi del fronte di guerra.
Con il settembre 1944 inizia il calvario di Barga: i primi rastrellamenti, le azioni di saccheggio delle Brigate Nere, le sortite dei Partigiani, le rappresaglie di una parte e dell’altra tengono i civili in una morsa di paura.
La rilevazione che la situazione precipita si ha il 26 settembre con il crollo dei ponti minati: “I barghigiani hanno l’aspetto di chi abbia una persona cara morente”; oltre al danno reale il fatto provoca una lacerazione interna, ciascuno vive uno stato d’insicurezza e di precarietà che niente faceva prevedere tanto lungo: sette mesi di fronte in prima linea.
Gli eserciti alleati, contrariamente alle previsioni, non riescono a portarsi più a nord e la Linea Gotica passa inevitabilmente di qui, attraverso il territorio di Barga dal Serchio all’Appennino tosco-emiliano.
Con l’avanzamento delle prime truppe di colore, l’8 ottobre 1944, comincia per tutto il territorio l’incubo delle granate, la filza dei morti, le sofferenze dei feriti, i cumuli delle macerie; Albiano, Castelvecchio, Sommocolonia, Bebbio e Renaio sono fitte di mine. Come punto di riferimento funziona in condizioni molto precarie l’ospedale S. Francesco, presente con il conforto della parola e dell’esempio, e la propositura. Monsignor Lombardi registra giorno per giorno i fatti salienti.
Quando, sia pure in mezzo a mille difficoltà, la popolazione rimasta si è forzatamente adattata a convivere con la fame e il continuo rischio, il 26-27 dicembre, i tedeschi a Sommocolonia riescono ad aprire un varco nella linea difensiva alleata. Barga è contesa, martoriata; fumano le macerie delle case per i bombardamenti aerei, la popolazione del territorio abbandona con le masserizie le case e i paesi. Il fiume di persone senza mezzi, dolente e senza speranza scende la valle portando le povere poche cose; fitte cadono dai colli circostanti le granate tedesche.
Le ferite del Centro Storico e delle adiacenze (Palazzo Balduini, Conservatorio S. Elisabetta, via del Pretorio, San Rocco) e quelle del castello di Sommocolonia, dove un manipolo di partigiani ha difeso con la vita la posizione, sono visibili nella documentazione fotografica della mostra ma, a distanza di 40 anni, sono in parte visibili anche oggi, purtroppo.
Il nuovo anno 1945 porta novità, poi improvvisamente con le ultime granate tedesche cadute su Barga il 18 aprile, si può dire che la guerra è finita e il resto dell’anno assume i caratteri della pace e della rinascita, dopo le barbarie e il crepuscolo dei valori degli anni precedenti.
La ripresa, pur lenta e faticosa avvenne subito, i documenti della propositura, del commissario dell’ospedale, del governatore dimostrano che le istituzioni riprendono gradualmente il loro compito e il servizio; il primo porta la data del 2 maggio 1945.
Questa mostra del Gruppo di ricerche storico-archeologiche è l’inizio di quanto potrà essere fatto in futuro, intanto funge da stimolo per la ricerca e la sistemazione critica dei documenti. La parola ora tocca agli storici, a quegli studiosi di vaglio che dovranno valutare i fatti, la spinta a operare questa revisione viene dall’esigenza di dare una risposta a una richiesta culturale e morale che è avanzata da milioni di cittadini, che non hanno vissuto gli avvenimenti degli anni 1943-1945 e non hanno risentito dei loro effetti, che si prolungarono per le lunghe stagioni di fame e d’incertezza oltre la soglia degli anni Cinquanta.
*La professoressa Alfreda Verzani è iscritta al Gruppo di Ricerche Storiche-Archeologiche di Barga e ricopre la carica di presidenza alla Pro-Loco.

(Continua)

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