Ospedale unico, Giannini: “vale veramente la pena realizzarlo?”

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La questione ospedale unico della Valle del Serchio. Tra i sindaci di questo territorio c’è anche chi pensa che realizzare un ospedale unico non abbia senso. Che sia poco conveniente . Una posizione in cui sempre più persone ultimamente, anche tra la gente comune,  si ritrovano. In molti pensano che, visti i tempi e le sempre minori risorse economiche, l’ospedale unico della Valle non si realizzerà mai e che ci si fermerà dopo la riorganizzazione dei due presidi ospedalieri esistenti. Che porterà di fatto ad un impoverimento dei servizi attualmente esistenti. E c’è chi chiede, come l’Osservatorio della Sanità, di salvare invece i due ospedali andando a potenziarli.

A vedere negativamente l’ipotesi dell’ospedale unico è tra i sindaci il primo cittadino di Vergemoli, Michele Giannini, recente candidato del PDL alle politiche. Lo ha fatto con una lettera, vista la sua impossibilità a partecipare alla riunione dei sindaci del 28 febbraio, recapitata nell’occasione, pur dando mandato al suo incaricato di ratificare il voto dei sindaci sulla sede del Piano Pieve, Giannini ha invitato la Regione ad abbandonare la strada ospedale unico ed a mantenere ed investire sui due servizi esistenti.

Ecco che cosa scrive tra le altre cose:

“La crisi economica che ormai da molti anni incombe su tutta l’Italia, l’assenza di risorse economiche degli enti pubblici, la difficoltà di reperire fondi di un certo spessore e soprattutto l’ammissione stessa del presidente della commissione regionale alla sanità, Marco Remaschi, circa l’ancora mancata individuazione dei finanziamenti necessari per costruire il nuovo ospedale, hanno messo a dura prova la mia convinzione circa la convenienza di continuare a percorrere la strada dell’ospedale unico. [dw-post-more level=”1”] L’assessore regionale Luigi Marroni, in occasione della Conferenza dei Sindaci organizzata lo scorso 8 gennaio, affermò l’occorrenza di un lasso di tempo relativo alla costruzione del nosocomio intorno ai sei o sette anni nella migliore delle ipotesi; a ciò si aggiunga che il direttore dell’Asl 2, Antonio D’Urso, nel corso della medesima riunione, annunciò la chiusura, o la drastica riduzione dei servizi, ai danni di uno dei due presidi ospedalieri esistenti in attesa della costruzione dell’ospedale unico.

Stando a queste considerazioni, la Valle del Serchio si vedrà così privata di uno dei due ospedali (o il Santa Croce o il San Francesco) fintanto che non sarà eretto e inaugurato l’ospedale unico. Un ospedale che, vista la crisi economica, potrebbe rimanere incompiuto o addirittura nemmeno avviato. Il mio timore principale è proprio questo: ovvero, che in Mediavalle e in Garfagnana, rimanga un solo presidio, senza che l’ospedale unico venga mai realizzato.

Questa eventualità sarebbe drammatica, e purtroppo il rischio che ciò accada risulta essere molto elevato. I cittadini si troverebbero privati di servizi ospedalieri essenziali. Per tale motivo, a mio parere, la migliore soluzione sarebbe di abbandonare la strada dell’ospedale unico e mantenere i due presidi esistenti, investendo le risorse economiche nel rafforzamento dei servizi ospedalieri, nelle professionalità e nel personale, nella costruzione di piazzole per le emergenze acquisti mirati di defibrillatori e quant’altro. Ciò comporterebbe anche un notevole risparmio di risorse economiche, in attesa di tempi migliori”.

La lettera di Giannini continua intervenendo in merito alla ratifica della sede del nuovo ospedale unico ed anche qui offre spunti per una successiva riflessione nonostante il voto avvenuto:

“Se però la volontà dei sindaci è di continuare a percorrere la strada verso la costruzione dell’ospedale unico, allora io non potrei, e non vorrei neppure, visti e considerati gli accordi siglati a suo tempo, tirarmi indietro. In tal caso, mi sento però di chiedere alla Regione Toscana il rispetto del piano di fattibilità firmato a suo tempo da tutti i sindaci della Valle del Serchio, dalla Regione stessa e dall’Asl di Lucca. Mi  preme ricordare che il piano di fattibilità è, e rimane, un documento istituzionale, che prevede la realizzazione di un ospedale di tipologia B indipendentemente dalla localizzazione, che sia quest’ultima nel Comune di Barga oppure nel Comune di Pieve Fosciana.

Lo scorso 7 gennaio, i sindaci della Valle del Serchio hanno scelto, con votazione legittima, la localizzazione del Piano Pieve. La scelta sul sito è stata dunque compiuta. Tuttavia, la ratifica di oggi (il 28 febbraio ndr) non deve tenere di conto solamente questa votazione legittima che ogni sindaco ha il dovere di riconoscere, ma deve anche rimandare al rispetto degli accordi presi sulla tipologia dell’ospedale, perché proprio su questi accordi è basata la votazione dei sindaci. Nel vagliare il voto dei sindaci, la ratifica di oggi assumerebbe le caratteristiche del percorso più corretto, in linea con le consuetudini di questa Conferenza e degli impegni assunti.

Se però la Regione Toscana continua, con tutte le conseguenze del caso, a rigettare il piano di fattibilità proseguendo nell’avanzare due ipotesi di ospedale a seconda del luogo scelto, è chiaro che, per quanto mi riguarda, la migliore soluzione sarebbe quella di optare per l’ipotesi più conveniente ai cittadini, vale a dire un ospedale con più servizi e più grande in termini di posti letto.

In conclusione, fermo restando le mie considerazioni iniziali, vale a dire il forte scetticismo circa la realizzazione di un ospedale unico e la ferma volontà di puntare a salvare e potenziare i due presidi esistenti, mi allineerò, seppur con rammarico, alla scelta dei miei colleghi, mettendo agli atti questa mia dichiarazione”.

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