Lombrico superstar

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Come molti sanno, chi scrive cura personalmente un progetto di orticoltura didattica a scuola nato nel lontano anno scolastico 2008/2009 e cresciuto negli anni successivi. Tutto è nato quasi per scherzo proponendo un’attività di orticoltura alla scuola dell’infanzia (per gli affezionati delle parole che parlano al cuore è la scuola materna) frequentata da mia figlia. La cosa è cresciuta e oggi interessa cinque scuole tra Lucca e la Versilia e a breve sbarcherà anche in una scuola privata di prossima apertura a Lucca. Le vicende del progetto sono raccontate attraverso il sito web www.ortiscolastici.it.

Non è del progetto in generale che vi voglio parlare, ma di un fatto accaduto qualche giorno fa che ben sintetizza, nella propria semplicità, il senso del progetto.

Mi trovavo presso la Scuola Pascoli di Pietrasanta (LU) ed ero al termine di una bellissima mattinata in cui con varie classi abbiamo piantato le patate (precoci), potato un albicocco e un ciliegio (potatura di formazione, sia chiaro!) e messo a dimora un melo e un pero (mela rotella e pera passa crassana: maturazione ad ottobre, quindi a scuola iniziata). Mentre raccoglievo i piccoli attrezzi utilizzati nella mattinata e spostavo qualche pietra tirata fuori dal terreno in cui avevamo appena piantato gli alberi da frutto ho deciso di provare a vangare un piccolo settore di un triste e spelacchiato prato per capire se fosse possibile piantarvi degli ortaggi. Fino ad oggi, infatti, abbiamo coltivato in contenitore, salvo il grano seminato in quel suolo duro e compatto. Ho definito un piccolo rettangolo da lavorare e ho spinto il piede sulla vanga. Inizialmente ho trovato qualche difficoltà poi tutto è andato meglio, così ho deciso di completare l’opera.

Proprio in quel momento sono uscite dalle mensa le classi quinte. Di solito fanno un po’ di ricreazione nel cortile della scuola, poi rientrano per l’attività pomeridiana. Inevitabilmente la mia presenza ha attratto l’attenzione e mi sono trovato circondato da qualche decina di ragazzi che mi chiedevano cosa stessi facendo. Proseguendo nel mio lavoro ho spiegato che stavo provando a vangare per un eventuale estensione del nostro “strano orto” anche nella terra non proprio fortunata del giardino della scuola. All’improvviso una delle scolare ha gridato “guardate: un lombrico!”.

Se devo essere sincero, vi dico che io ero già contento in quel momento: lo scorso anno al primo incontro con i lombrichi, se andava bene, venivano chiamati vermi, altrimenti “quei cosi schifosi lì”. Quello che è successo, però, mi ha davvero stupito: si è innescata una vera e propria “caccia al lombrico” con i bambini che seguivano il mio vangare e ogni volta che vedevano un lombrico, oltre a sottolineare l’avvistamento con un urlo collettivo, si scatenavano in una gara per accaparrarsi la creatura. Si, avete capito bene: dei bambini di classe quinta anziché scorrazzare come pazzi nel cortile della scuola o stordirsi con qualche gioco elettronico si stavano dedicando ad una gioiosa competizione per poter prendere in mano dei lombrichi!

E loro, creature che schivano la luce e scavano la terra, sono diventati improvvisamente ed imprevedibilmente le star del giorno. Forse non ne sono consapevoli, ma questa loro improvvisa notorietà dimostra che si possono abbattere tante barriere (il ribrezzo che mediamente i bambini provano per “quei cosi schifosi lì”) e insegnare tante cose (per esempio a riconoscere i lombrichi dalle larve di insetto che si trovano nel terreno) con un piccolo orticello a scuola.

Non so cosa possano pensare questi “anellidi appartenenti alla sottoclasse degli oligochaeta” (mi riferisco ai lombrichi!) di tutto questo, ma io nel salutare i ragazzi delle quinte ho sentito il cuore pieno di speranza e soddisfazione. E ringrazio gli amici lombrichi per l’aiuto che mi danno negli orti scolastici, sia migliorando terreni e terricci, sia coinvolgendo i molti bambini con cui lavoro. Ben venga il loro essere superstar!

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