Ripensare la Francigena lucchese

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La Via Francigena lucchese – foto di Ferruccio Bertoli

Il commento non è certo nuovo, ma il giudizio che scaturisce dall’esperienza di un gruppo di aspiranti guide ambientali lungo una delle tappe lucchesi della Via Francigena è impietoso: tappa troppo lunga, povera di punti di interesse e scorci paesaggistici, troppe brutture in bella vista e poche belle viste a portata di scarpone. Come se non bastasse, va aggiunto al novero dei difetti un eccesso di asfalto che caratterizza gran parte delle oltre 9 ore di tempo di percorrenza. Non siamo all’olimpiade della lentezza ma stiamo parlando di un gruppo assortito di accaniti escursionisti che stanno per diventare Guide Ambientali. Nonostante ciò, partiti di buon mattino da Pietrasanta siamo arrivati a Lucca solo col buio.

Gli impietosi giudizi fioccano da subito. “E’ la Francigena che io non farei mai”, sbotta ad un certo punto uno di loro. “Se invece di essere qui sull’asfalto fossimo là nell’oliveto sarebbe tutto diverso”, gli replica l’altro. A Camaiore non siamo ancora a metà strada che appare evidente che la tappa è esageratamente lunga e che non c’è nemmeno il tempo per una visita alla cittadina se si vuole arrivare in tempo. Da Montemagno è un delirio di asfalto. Breve pausa nel nastro d’asfalto nella salita a Piazzano, poi una discesa che qualcuno definisce “un sentiero pericoloso da chiudere” e si torna di nuovo sull’asfalto. Ormai non c’è storia e solo un breve piacevole tratto lungo il Serchio e il miraggio notturno dell’arborato cerchio e del Volto Santo aiutano a sospingere un passo dopo l’altro.

Per fortuna si tratta di una lezione di carattere pratico del corso in svolgimento che prende in esame un solo tratto della Via in provincia di Lucca, perché se avessimo proseguito lungo la tappa successiva, quella che conduce ad Altopascio, non avremmo potuto che unirci al grido d’orrore delle Guide in Cammino che sono transitate in questi luoghi due anni fa.

Esperienze come questa invitano a riflettere sull’opportunità di ripensare il tratto lucchese della Via Francigena. Ci sono capisaldi da tenere fermi, come le città (Pietrasanta, Camaiore, Lucca) ma il percorso merita una rivisitazione, anche a costo di tradire alcuni passaggi storicamente documentati. La rivisitazione deve tener conto di esigenze di comfort e sicurezza, di godibilità e piacevolezza del cammino. E’ innegabile che la tappa in questione, la Pietrasanta-Lucca,  si gioverebbe di un frazionamento in due tappe. La prima potrebbe unire Pietrasanta e Camaiore lasciando il tempo al camminatore di visitare le due città e portandolo in quota lontano dall’asfalto e dal traffico per godere di splendide viste e, magari, visitare borghi o chiese che sono veri e propri gioielli. La seconda potrebbe, almeno a titolo di variante, tradire il tracciato “ufficiale” per valorizzare piccoli borghi di grande fascino, transitare per alcuni territori che manifestano in modo spettacolare il paesaggio collinare lucchese, incluse alcune ville. Ciò permetterebbe anche di evitare tratti davvero difficili e pericolosi e numerose discariche e pseudo discariche.

Non infieriamo sulla tappa Lucca – Altopascio, ma anche in questo caso è del tutto evidente che potrebbero e dovrebbero essere individuati itinerari alternativi al fine di rendere non deprimente il percorso.

Una raccomandazione: nel parlare di modifiche e varianti ci si deve porre nell’ottica del camminatore/turista e non della singola amministrazione desiderosa di arricchire il proprio territorio di varianti francigene. Se la lucchesia ambisce a diventare una destinazione turistica non può ragionare dall’alto di contrapposti campanili, ma dal privilegiato punto di vista del fruitore lento del nostro territorio.

Ora sarebbe bello dire “tutti al lavoro”, ma la storia insegna che ciò non avverrà se non per progetti che portano a segnalare la “Via Francigena automobilistica” dimenticando che per secoli i pellegrini si sono mossi a piedi e che tra i nuovi pellegrini ve ne sono alcuni che vivono un’esperienza di carattere turistico muovendosi con sandali e scarpe. Vedi mai, però, che i loro impietosi giudizi non si trasformino in utile consulenza…

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