Uno strano paese in cui…

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E’ sempre più condiviso sui social media, come Facebook, un video firmato “Le Iene” in cui si denuncia la presenza di un quadro elettrico non adeguatamente chiuso in un parcheggio di Lucca. Con lo stile inconfondibile della trasmissione viene addirittura simulato un incidente mortale le cui immagini sono sottoposte al primo cittadino per un’impressione “a caldo”. Proprio su Facebook il Comune di Lucca racconta una sorta di “altra verità” affidandosi ad un post in cui rende conto delle segnalazioni fatte ad Enel e del fatto che i cavi e le prese non dovrebbero essere alimentate se non in occasione di manifestazioni.

Non vogliamo lasciarci andare in ironie che ci concediamo in altre sedi ma ci piace, invece, prendere spunto da questo fatto per una riflessione sulle vicissitudini di quello strano paese che chiamiamo Italia.

Un paese nel quale quando un pericolo è presente in una proprietà privata, si pensi ad un pozzo, ad uno scavo, ad un muro pericolante o ad un cantiere, si richiedono interventi rapidi ed efficaci a tutela della pubblica incolumità senza accantonare l’ipotesi di ordinanze che impongono interventi immediati.

Un paese in cui, dopo un disastro colossale come quello della nevicata del dicembre 2010, a partire dal novembre 2011 e senza allerte meteo in atto ogni cittadino che si mette alla guida di un’auto deve munirsi di pneumatici da neve o catene per sacrosante ragioni di sicurezza.

Un paese in cui si muore toccando un palo della luce mentre si è al luna park oppure cadendo dalla storiche mura della città di Lucca e tutto passa come se fosse inevitabile.

Un paese in cui sono probabilmente migliaia i quadri elettrici in cui da bambino anche chi scrive sarebbe andato a rovistare nelle ore di noia in cui ci si doveva inventare un gioco. Un paese nel quale se ci scappa il morto in simili circostanze è perché i genitori non esercitano il dovere di custodia sui figli oppure i bambini sfidano la morte.

Un paese in cui in pochi corrono a mettere in sicurezza cose pericolose ma tutti si affrettano a spedire le “carte” che potranno ridurre la propria responsabilità di fronte alla legge.

Uno strano paese in cui un giorno un ente ti invita ad abbattere una palma infestata dal punteruolo rosso e il giorno dopo devi chiedere l’autorizzazione all’abbattimento anche se questo è già stato effettuato con procedura d’emergenza e se non fosse stato effettuato si sarebbe passibili di denuncia penale per aver contribuito a diffondere un patogeno in violazione di un decreto di lotta obbligatoria.

Un paese in cui gli alberi cadono per caso e non perché decenni di potature mal eseguite e di scavi che hanno tagliato di netto le loro radici o di asfaltature “filo tronco” hanno reso pericolosi gli alberi.

Un paese in cui è normale che le scuole siano piene di crepe, che nelle loro aule ci siano le lavagne elettroniche anche se le porte sono fatiscenti, che le loro uscite di sicurezza vengano chiuse bloccando il maniglione antipanico con una sedia e che le vie d’esodo non siano segnalate.

Un paese in cui, ma potrebbe essere solo una convinzione personale, si è perso di vista ciò che più conta, cioé il benessere e l’equilibrio della collettività.

Si, perché i bambini hanno il loro diritto di fare qualcosa di “ingenuo ed infantile”, i genitori hanno il diritto/dovere di educarli e custodirli e le istituzioni quello di garantire che gli spazi cittadini siano sicuri.

Questo dovrebbe accadere in un paese che intende definirsi civile, ma potrebbe essere un semplice delirio notturno di chi scrive…

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