Il sorriso raggiante della Germana

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Il sapore aspro del vino in bocca, frammenti di paglia che volano negli occhi, il sorriso raggiante della Germana (è impossibile dire “di Germana”… siamo “al Sillico” e gli articoli si usano “alla sillichina”). Sono questi gli ingredienti che rimangono della rievocazione della trebbiatura di domenica scorsa.

Li mescolo così, perché così persistono nella mia mente, così ingombrano i miei pensieri e chiedono di essere condivisi. Io, intanto, ringrazio Giornaledibarganews.com per continuare ad ospitare questi miei scritti.

“La vita è aspra come certi vini di montagna”, mi disse una volta un anziano signore. Questo mi è tornato alla mente quando Paola mi ha servito quel mezzo bicchiere di vino. E aspra doveva essere la vita quando il grano, una volta mietuto, arrivava sull’aia per esse trebbiato. Aspra di un’asprezza che noi gente moderna, ormai ridotta a periferica di un qualche apparato elettronico, nemmeno riusciamo a capire. Personalmente ci provo e ringrazio i miei nonni e i miei genitori per avermene parlato, per avermi dato una qualche sensibilità. Una sensibilità almeno sufficiente a capire che non sono quelle dell’Isola dei Famosi le difficoltà del sopravvivere. No, in certi racconti del “tempo di guerra” non c’era il cameraman, nemmeno l’elicottero o il medico a disposizione. Le difficoltà erano vere. “Mi alzavo la mattina e non sapevo cosa dare da mangiare a quei fioletti (figli)”: queste parole di mia nonna esprimono bene l’asprezza della vita di certi anni.

Ecco che una pagliuzza arriva nei mie occhi. Lo fa per ricordarmi che il mondo reale è sempre pronto a regalarti un’avversità, una piccola cosa che ti mette in seria difficoltà. La pagliuzza per qualche istante quasi ti acceca, non ti lascia vedere, ti sottrae l’attenzione che la vita si merita, la tua e quella degli altri. C’è un vento durante la trebbiatura che cozza con la data: oggi non sembra il 22 di luglio. Colpa di “Circe”… in quest’estate sul bordo del baratro è arrivata la moda tutta americana di dare il nome ad ogni evento atmosferico. Quante cose sono arrivate dall’America… anche quegli strani contenitori ritrovati nella vecchia stalla dei nonni a sessanta anni dall’abbandono definitivo. Furono usati per trasportare acqua e latte, l’acqua per gli animali, il latte per bambini e famiglia. Quei contenitori caddero verso il basso gettati da un aereo americano. Poco prima contenevano carburante, così mi dicono. Furono gettati alla rinfusa, come pagliuzze nel vento, senza ormai alcun valore ma troppo pesanti per rimanere sul velivolo.

Eppure, quando parli con le persone che hanno vissuto quei tempi, prima o poi, esce fuori “il sorriso raggiante della Germana”. E’ un sorriso dell’anima che passa più per gli occhi che per un’espressione facciale. E’ la gioia del ricordo di giorni difficili ma felici, giorni in cui era più facile ringraziare per quel che c’era che lamentarsi per quel che mancava. In certe famiglie mancava tutto, quindi non ci si poteva mancare per quello che non c’era. Ecco che tutto ciò che arrivava era motivo di gioia. “Un uovo sodo tutto da solo!”, diceva di fronte ai nostri occhi increduli il mio anziano prete quando andavo alla dottrina. Di lì a qualche anno sarebbe stata la prima bicicletta che mio padre riusci a comprarsi. Una bicicletta da corsa in un luogo, il Sillico, dove mancavano anche le strade. Era gioia pura, la stessa gioia che la Germana domenica scorsa ha lasciato uscire a nostro beneficio mentre faceva magie una “vassoia”  e col grano.

“Papà, ma come fa a fare così: non è faticoso?”, chiede mia figlia ormai ricoperta di pagliuzze ma anche lei felice e raggiante. “Credo di sì, ma ci sono fatiche dei muscoli e fatiche del cuore”, le rispondo. Lei mi guarda e sembra capire. Non so se ha capito davvero, ma non dico altro. Intanto penso che è proprio così: quando il tuo cuore e la tua anima non faticano non esiste sforzo insuperabile, rimani appagato e anche tu puoi sperimentare “il sorriso raggiante della Germana”.

Grazie Germana, grazie a tutti coloro che hanno dato vita alla rievocazione della trebbiatura domenica scorsa al Sillico.

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