I ragazzi che svegliano Palermo: Addiopizzo

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“Io non so che voglia sia questa, ogni volta che torno in Sicilia, di volerla girare e girare, di percorrere ogni lato, ogni capo della costa, inoltrarmi all’interno, sostare in città e paesi, in villaggi e luoghi sperduti, rivedere vecchie persone, conoscerne nuove. Una voglia, una smania che non mi lascia star fermo in un posto. Non so. Ma sospetto sia questo una sorta d’addio, un volerla vedere e toccare prima che uno dei due sparisca.”  Vincenzo Consolo in Le pietre di Pantalica, 1988

E’ il 2008 quando per la prima volta atterro a Punta Raisi, 20 anni dopo quel racconto e ricordo quel momento come l’inizio di una splendida avventura piena di conoscenze, colori, affetti, familiarità e molto altro.  Me ne scendo in occasione del trentennale dalla morte di Peppino Impastato e l’impatto è sicuramente forte ed emotivo.

Una volta che prendi confidenza con il sud, difficilmente riesci ad abbandonarlo e raramente riesci a rimanere indifferente rispetto a tutto ciò che vedi, senti, percepisci e speri. Ciò che mi trattiene a Palermo, oltre ovviamente al sole, la bella gente, le panelle e le crocchè, lo stigghiolaro della Vucciria notturna, le urla mattutine del mercato di Ballarò e Santa Rosalia che ci protegge tutti da Monte Pellegrino, è il Comitato Addiopizzo, un’associazione che nasce ufficialmente all’alba del 29 giugno 2004 quando la città si sveglia tappezzata di piccoli manifesti listati a lutto con la scritta “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.

E’ un movimento che guida la riscossa dei palermitani contro la mafia e contro il racket delle estorsioni. Fino a quel momento nessuno parlava di pizzo e quasi tutti lo pagavano. Lo slogan puntava volutamente sull’accentuare il ruolo dell’intero popolo e sulla sua dignità proprio perché tutti subiscono, direttamente e indirettamente, le privazioni e la violenza che il sistema mafioso mette in atto nei confronti della collettività.

Il primo adesivo è del 2004, l’anno seguente si costituisce l’associazione. Nel 2006 parte la campagna di consumo critico antiracket, che volle promuovere un’economia sana e pulita e che oggi vanta una lista di 711 commercianti e imprenditori che, attraverso l’adesione dichiarano pubblicamente la loro opposizione al racket. La svolta reale del consumo critico è questa: si invita l’intera cittadinanza palermitana a fare acquisti nei locali e negli esercizi commerciali che hanno affisso sulla propria vetrina il logo di Addiopizzo, facendo sì che il coraggio di queste persone, spesso denuncianti, sia valorizzato e appoggiato dal popolo, che si impegnerà in prima persona a non fare acquisti in altri locali fuori dal circuito, evitando così che i propri soldi, anche solo indirettamente, finanzino le tasche di Cosa Nostra.  Si è voluto valorizzare la scelta della denuncia della propria appartenenza ad un sistema di economia pulita e trasparente basato sul riscatto e sulla voglia di allontanarsi a certe logiche. La rivendicazione del proprio diritto di autodeterminarsi, il proprio diritto a vivere in una città normale. Nessuno deve essere nella condizione di doversi sentire un eroe in quanto, ogni cittadino, ha il dovere e il diritto di rispettare delle semplici regole civiche che fanno riferimento alla legalità senza dover correre il rischio di essere minacciato o aggredito.

Alcuni dei commercianti che hanno aderito alla lista lo hanno fatto perché, alla domanda del figlio se pagassero il pizzo, non hanno saputo cosa rispondere. Il ruolo e il coinvolgimento delle giovani generazioni è fondamentale ed è stato reso possibile grazie al lavoro che l’associazione ha portato avanti nelle scuole permettendo la formazione di una coscienza critica sui temi della mafia, della subcultura mafiosa e sulle situazioni concrete, nelle quali questi fenomeni si manifestano; stimolando  l’elaborazione di un pensiero critico e soprattutto libero da qualsivoglia forma di condizionamento. Questa è la chiave e questo è il futuro.

“Il popolo è essenzialmente libero e ricco: può essere messo in catene , spogliato, avere la bocca tappata, ma è sostanzialmente libero e ricco; gli si può togliere il lavoro, il passaporto, il tavolo dove mangia , ma è sostanzialmente ricco. Perché? Perché chi possiede una propria cultura e si esprime attraverso essa è libero e ricco, anche se ciò che egli esprime è mancanza di libertà e miseria.” Ignazio Buttitta.

Per info: www.addiopizzo.orgwww.addiopizzotravel.it

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