Personaggi della vecchia Barga: Pietro Groppi

-

Vi abbiamo parlato nello scorso articolo di quell’intitolazione, saltata all’ultimo momento, di un monumento a Pietro Raffaelli (il poeta dei fasti medicei), che doveva essere inaugurata   il XX settembre 1896 e organizzata dal “vulcanico”  Pietro Groppi. Ma chi era costui? Personaggio chiave delle vicende risorgimentali in Valle del Serchio era nato a Le Trine (una frazione del Comune di Barga) nel 1831; nel  1848 si trovava nel Seminario Arcivescovile di Santa Caterina a Pisa dove scriveva: “mentre stavo perfezionandomi nelle lettere italiane e latine una voce di libertà squilla nel mio petto, e acceso di patrio amore presi parte al nuovo risorgimento italiano. Dato di bando ai libri e  ai dolci studi occupammi solo di affari politici e dell’arte militare dicendo che anch’io ho una patria da liberare.”

Saputo che alcuni professori stavano per partire per andare “al campo di Lombardia” cercò di unirsi a loro ma il Rettore del Seminario, informato da un delatore, impedì la sua fuga e quella di altri otto seminaristi. Ma non si diede per vinto, entrò in contatto con esponenti pisani del movimento patriottico, incontrò Vincenzo Gioberti e, tornato in Valle per un periodo di vacanza, si allenò al tiro al bersaglio.

Poi, nel 1849, si arruolò a Livorno con il corpo dei Volontari. L’esito dell’impresa fu però disastroso e per fortuna riuscì a evitare l’arresto. I suoi lo fecero tornare in seminario da dove fuggì nuovamente per andare oltreoceano, nel Nuovo Mondo.

Si stabilì a Boston dove divenne insegnante di latino in un prestigioso college. Nel 1859 aiutò a imbarcarsi i volontari che tornavano in Italia per partecipare alla guerra d’indipendenza procurando fucili e revolver per la spedizione garibaldina.

Tornò poi a Barga dove divenne ricevitore postale, agente di viaggio, aprì una locanda e una tipografia in piazza Angelio dove fondò il giornale “L’Eco del Serchio”, un foglio che raccoglieva corrispondenze da Borgo a Mozzano sino alla Garfagnana e che già nel nome  faceva capire che il periodico si sarebbe rivolto ad una realtà più grande e complessa di quella del borgo dove nasceva.

“Oggi – scriveva sul primo numero del giornale datato 22 febbraio 1880 – le divisioni sono sparite, e i fratelli devono riconoscere i propri fratelli e stringersi a vicenda la mano per propugnare invece i propri interessi”. Collettore di voci e veicolo di un messaggio progressista, l’Eco era un foglio di combattimento. “Una manifestazione – come spiega il professor Umberto Sereni –  di garibaldinismo in tempo di pace”.

Tante le battaglie, combattute, sin dai primi numeri, da parte di questo moderno “foglio” prima fra tutte quella per la costruzione della ferrovia che da Lucca doveva passare l’Appennino, con il benefico flusso che ne sarebbe conseguito. Sempre attento alle realtà del tempo, ampi spazi furono dedicati al fenomeno migratorio, al problema scolastico, alle condizioni igienico sanitarie.

E poi, sopratutto, il culto della Patria e la laica celebrazione dei suoi riti: Groppi e il suo giornale furono sempre in prima linea nel patrocinare, sostenere e spesso ideare tutte le commemorazioni dei protagonisti dell’epopea risorgimentale che si susseguirono in quegli anni, avviando la campagna di  monumentalizzazione per il ricordo dei martiri che avevano costruito con il loro sangue “l’era novella”.

“La vita degli uomini illustri e dabbene – sosteneva – deve essere conservata e quale esempio, nell’ordine sociale promulgata.”

Groppi era ben consapevole della  potenza  educativa e politica del mezzo stampa, e aveva fatto suo il pensiero di Giuseppe Mazzini: “la stampa periodica è una potenza, anzi è la sola potenza dei tempi moderni. È  tale per i mezzi di cui dispone  e per la natura stessa del suo apostolato, perché parla e insiste, riunisce le virtù dei forti convincimenti e quella delle lunghe consuetudini, parla a tutti ed a ciascuno, alle moltitudini come all’individuo, si rivolge a tutte le classi, discute tutte le questioni, tocca tutte le corde che vibrano nell’animo umano, percorre rapidamente ed ora fissa il paese al quale volge la sua parola; lo solca, lo penetra, per così dire; diffonde uniformemente e regolarmente il suo insegnamento; raddoppia tutte le forze, è per l’intelletto ciò che il vapore è per l’industria”.

Una bella riflessione sul lavoro e l’importanza del giornalismo, quello serio. Una guida per questa nostra nuova avventura che c’è sembrato giusto iniziare nel ricordo di questo nostro grande giornalista, di questo grande uomo che ha fatto tanto per questa Valle, anche se in pochi lo ricordano.

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.