Storia del Teatro dei Differenti: Il dopo guerra 1940-45, i simboli fallici e l’uomo misterioso. (28)

-

La guerra 1940-45, come tutti sanno, dall’ottobre 1944 sino al 17 aprile 1945, si fermò con la Linea Gotica sulle alture di Barga sopra Sommocolonia. Il 26 dicembre 1944, ci fu la famosa Battaglia di Natale che suo malgrado vide protagonista il territorio di Barga, con la ridiscesa della forze dell’Asse a rioccupare ciò che poco più di due mesi prima era sotto il loro controllo, con l’esodo dei cittadini, specialmente dalla stessa Barga. Nei giorni successivi, più volte, le forze Alleate, prima di riprendere ciò che avevano dovuto lasciare con la ritirata a sud, attuarono drammatiche incursioni aeree nella Valle del Serchio che lasciarono delle enormi ferite sul territorio di Barga e oltre, specialmente nel raggio di case che stavano intorno al Duomo, che miracolosamente rimase pressoché illeso. Quanto si è detto per dire che anche il Teatro, situato in quel circondario, nonostante lo squarciamento di case di fronte e ai lati, da questi bombardamenti ne uscì con pochi danni.

Che i danni al Teatro si poterono rimediare in breve tempo si evince anche da ciò che si scrisse sul primo giornale uscito a Barga dopo il conflitto mondiale. Siamo nell’estate 1945, il 15 agosto, e il giornale di cui si parla uscì a cura del Circolo Barghigiano di Cultura, un numero unico chiamato come il precedente che fu La Corsonna, adesso, però, con l’aggiunta di Nuova. La Corsonna dopo trentasette anni, nel 1940, aveva cessato le pubblicazioni e ora eccola rinata nel nome: La Nuova Corsonna. Che si chiamasse Nuova era assolutamente necessario, perché dal 1929 c.a. La Corsonna, ritenuta troppo liberale, era stata posta sotto il diretto controllo del fascismo locale che da allora la fece uscire secondo i suoi interessi politici, appunto, sino al 1940.

Il Circolo, nato per far rinascere Barga dopo la gravissima batosta della guerra, così si presentava:

La ricostruzione d’Italia non deve essere solo ricostruzione di case ma di coscienze.

L’Italia è sorta dalla collaborazione di uomini che partendo da concezioni politiche diverse riuscirono a raggiungere lo scopo che era prefisso … È necessario che gli italiani tornino in questo modo di pensare e di agire e per questo scopo sono sorti in Italia Circoli di Cultura e Università Popolari. Anche Barga è un ambiente adatto e degnissimo per dare impulso e vita a un Circolo di Cultura … qui prosperò un’Accademia detta dei Differenti che fu centro di attività e di manifestazioni culturali, edificando tra l’altro l’attuale omonimo teatro …

 Chiaro che un ruolo importante per la rinascita di Barga, oltre alla memoria di essere stata storicamente una cittadina ricca d’intenti, ora lo assumesse, con gli altri luoghi di svago, anche il Teatro, centro di mille momenti felici, emblema della laicità e culturalmente adatto a far rinascere in tutti la speranza nel domani.

Come accennato, quello che impressiona di quell’imminente dopoguerra sono le immagini che ritraggono l’area intorno al Teatro, soprattutto adesso che siamo al 1945, con tutti i palazzi gravemente danneggiati dalle incursioni degli aerei dell’Usaaf nei giorni successivi alla Battaglia di Natale del 26 dicembre 1944, mentre il Teatro era stato risparmiato. Pochi i danni e prontamente rimediati, perché i curatori del rammentato giornale uscito nell’agosto 1945, solo dopo quattro mesi dalla fine del conflitto, lo promuovono come pronto a far nuovamente sognare i barghigiani con la gestione dell’impresario Trovatelli:

Teatro dei Differenti completamente rinnovato – Imminente riapertura – Gestione Trovatelli – Musica, Prosa, Arte Varia, Manifestazioni di cultura.

 

Poi, si trova sul giornale un articolo che lascerebbe interdetto chiunque, se già non avesse letto, quanto si è detto circa la chiusura del Teatro negli anni ’30, con la richiesta giudiziaria di fare certi lavori prima di poter riaprire i battenti. Interventi che par di capire fossero stati fatti dall’Accademia ma che gli eventi bellici relegarono nel limbo dei sogni l’idea di poterlo riaprire e che solo ora si poteva attuare o forse è meglio dire che s’ipotizzava tal evento.

Certo, se non ci fosse stata la quasi incolumità, cioè, se invece fosse stato gravemente colpito, è pensabile che gli toccasse la fine dello storico palazzo che gli stava di fronte, il Micheluccini, un gioiello d’architettura medievale, il più antico palazzo di Barga. In effetti, oggi si sarebbe a raccontare di un bel Teatro settecentesco di Barga che la guerra irrimediabilmente devastò e nel migliore dei casi, restituito alla società con la perdita della sua intrinseca e storica bellezza, salvo che agli eventuali resti non si fosse decisa la fine toccata allo stesso palazzo Micheluccini, cioè, il completo atterramento e così, anche lo scrivente, ora porrebbe il punto fine al racconto.

Fortunatamente non fu così e, intanto, questo è il titolo che propone La Nuova Corsonna dell’agosto 1945: Il Teatro si riapre ma, attenzione, non si dà per certo che realmente si attuasse l’idea. Questo perché si dice che prossimamente forse si riaprirà, possibile anche in questo mese d’agosto; ma di là da quando la riapertura avvenisse, a noi colpisce moltissimo un passaggio: E riapre i battenti migliorato, abbellito, ampliato. 

Quest’affermazione ci porta inevitabilmente a dire: ma com’è possibile che in quattro mesi dalla fine della guerra, con Barga devastata, si siano potuti fare tante e tali migliorie al Teatro? Questo dato ci fa credere, come detto, che già fossero stati fatti simili lavori e che la fortuna volle si fossero salvati dai drammatici eventi bellici. Si dice ancora che da un gruppo di benemeriti cittadini, certamente l’Accademia dei Differenti, era stato compiuto:

Un piano razionale, organico, completo di ogni suo particolare.

Di questi interventi se n’era già parlato prima della guerra e ovviamente, ripetendo, non è possibile si siano fatti in questi quattro mesi dalla fine del conflitto bellico.

 Comunque altri sono gli indizi che ci portano nella direzione d’interventi murari e forse anche pittorici attuati prima della guerra e fortunosamente mantenuti, perché si dice che ognuno avrà l’occasione di vedere con i propri occhi:

Il Teatro indimenticabile della loro giovinezza, dal suo recente disordine, è risorto più bello e attraente che mai, in una rinnovazione totale che gli dà valore e incremento, sicché viene a essere degno dell’importanza di Barga.

 Si dicono anche alcuni dei lavori attuati, come i nuovi e moderni camerini, un ingresso indipendente al terzo ordine e con un bell’impianto di riscaldamento (questo, annota scherzosamente la Nuova Corsonna, rimase una “trovatellata” del gestore Trovatelli) tale da far muovere in inverno ognuno dalla sua casa:

Così i bei tempi del “Differenti” che tante vecchie generazioni videro con orgoglio saranno rivissuti presto e a lungo in uno splendore nuovo.

Il Teatro, dunque, presto si riapre ridiventando palestra di vita, tempio e scuola. Perché il palcoscenico rivela più di ogni altro mezzo, la genialità educativa del popolo. (86)

Non si sa quale ditta edile avesse messo mano al Teatro, tutto è per ora ignoto, certo furono decisivi i proferimenti giudiziari nei confronti dell’Accademia dell’anno 1934 affinché provvedesse in tutti i sensi al suo Teatro, altrimenti, correva il rischio di una possibile perdita del bene che sarebbe andato all’asta. Quello che sappiamo, cosa artisticamente molto importante, è chi mise mano alle pitture interne, forse anche danneggiate dagli scoppi delle bombe cadute vicinissime con un forte fragore distruttivo che rimbombò nell’aria. L’attività del Teatro, però, si ebbe con l’anno 1946 con gli annunciati veglioni organizzati dell’impresa Trovatelli. (87)

Altro veglione fu organizzato per salutare l’estate di quel 1946. Prima, barghigiani e villeggianti, avevano ballato sulla terrazza dell’Albergo Libano, ora che il tempo si faceva freddino, tutti all’interno del Teatro in un’atmosfera d’intima familiarità. Il lusso era poco ma le signorine avevano il loro buon gusto da mostrare mentre i ragazzi meno, specialmente in qualche forestiero, cioè, assai finezza nelle donne, mentre gli uomini “molta pecora”, così come si racconta uno dei numeri unici de’ La Nuova Corsonna, quello di ottobre. Vediamo ancora che al Teatro, oltre ai veglioni, si danno programmi cinematografici, cui risponde il Cinema Roma, mentre la sala Capretz allestisce balli, come quello organizzato per l’Unione Sportiva, il calcio. A fine spettacolo, così annuncia anche La Nuova Corsonna, tutti da Paolino, che sul fondo del parco della Misericordia ha i tavoli dell’osteria su cui servirà i tortelli al sugo.

Facendo un passo indietro torniamo ora alle pitture interne al Teatro e a questo proposito ecco che si narra e ci son le prove, meraviglia delle meraviglie da lasciar tutti esterrefatti, che un decoratore locale aveva messo mano alle decorazioni del soffitto, con altri che diremo, e con loro “l’Uomo del mistero”. Per aprire quest’importante capitolo ricorriamo a delle memorie storiche conservate da Angelo Pellegrini, poi, tramite lo scrivente, arrivate per donazione alla Fondazione Ricci di Barga.

 

Sono documenti del decoratore e pittore Antonio Da Prato, detto “Tonino pittore” o “Socrate” (Barga 2 settembre 1904 – Belmont Mass, Stati Uniti, 21 settembre 1982), da Angelo Pellegrini sottratti alla dispersione, l’anticamera alla distruzione. Ciò avvenne quando, dopo la morte di Da Prato, fu venduta la sua casa a Barga posta in via della Speranza e dal compratore liberata dalle cose che lui ritenne superflue. L’ex casa di “Tonino pittore” è quella che sta proprio sotto il terrazzo che è vicino al Palazzo Pretorio sull’Arringo del Duomo di Barga e si vede lì sotto a destra.

 In pratica la storia personale di Antonio Da Prato ci dice che, l’anno 1953, lui che ne aveva quarantanove, lasciasse l’Italia per seguire la moglie Cecilia a Belmont Mass, Stati Uniti. Dopo quasi trent’anni, probabilmente dopo la morte di Da Prato, che avvenne l’anno 1982, dagli eredi la casa fu poi venduta e da ciò lo svuotamento del suo contenuto. Cosicché, certe cose ritenute inutili, documenti appartenuti all’ex padrone, furono messe fuori in attesa dello spazzino. Qualcuno vide questa roba e avvisò Angelo Pellegrini, che appassionato di storia e iscritto al Gruppo Ricerche Storiche Archeologiche di Barga, prontamente, conscio dell’importanza, la raccolse. Tra le cose diversi documenti, anche personali, e certi conti per lavori che lui, pittore e decoratore, aveva attuato al Teatro dei Differenti, con la dicitura del primo foglio che così recita: Conti riguardanti Teatro Differenti – 1944-45.

Non è facile spiegare temporalmente quei documenti, importo di conti, ecc, anche perché, in gran parte, sono mancanti di un preciso riferimento circa l’anno e di una chiara definizione di ciò che si annota. Ovvio dire che siano cose che per lui erano chiarissime ma scritte proprio per uso personale, comunque, nonostante ciò, molto utili per il nostro discorso.

Un argomento stuzzicante a noi se ripensiamo a quando si parlava nel nostro lavoro di pitture che potevano essersi deteriorate, si era all’anno 1931, ecco che ora la cosa ci viene incontro a tutto tondo. Infatti, il nostro decoratore annota spese di un certo spessore che faremo conoscere con il libro di questa secolare storia. Per ora anticipiamo solo che gli appunti di Antonio Da Prato, affidatario dell’impresa artistica recupero del Teatro, sono veramente interessanti e danno benissimo l’idea di cosa fu fatto tra gli anni 1934 dell’ingiunzione all’Accademia sino a questo 1945.

Comunque non finisce qui, perché, Angelo Pellegrini, raccolse a suo tempo, anni ’80 del Novecento, una memoria orale da uno dei collaboratori di Antonio Da Prato per l’impresa Teatro di quegli anni e si tratta del barghigiano Adelmo Ferrari. L’intervista di Pellegrini a questo personaggio chiarisce molte cose circa quello che si attuò di restauri artistici al Teatro e anche questa memoria la renderemo pubblica nel libro, anticipando che lui dichiarò a Pellegrini che Da Prato mise mano coi pennelli anche al soffitto e altre cose. Il primo documento che prenderemo in visione con il libro sarà: Estratto conto Teatro 1a e 2a ricostruzione.

Antonio Da Prato con buoni profitti aveva frequentato la Scuola di Disegno della Fratellanza Artigiana di Barga e tra i “collaboratori” c’era un personaggio che già abbiamo citato e con lui aveva prodotto molti lavori nei villini Liberty ed Eclettici di Barga tra gli anni 1925-1935 e si tratta di Michele Tonini. Questi era un altro validissimo decoratore e pittore che abitava a Barga all’ex filanda Carrara accanto al Libano. Era reduce invalido della Prima Guerra Mondiale, dove aveva combattuto con il grado di tenente nei bersaglieri; ferito a un calcagno ne aveva subita in parte l’amputazione.  Nel 1932 era stato chiamato a Lucca per pitturare le grandi lunette del soffitto alla sede sociale dei bersaglieri, in cui non poteva mancare l’eroico gesto del mitico bersagliere Enrico Toti, accanto ad un pensiero di D’Annunzio: “I più veloci a trasformarsi in croci”. Della sua presenza al Teatro ci sono dei segni inconfondibili che ancora oggi incuriosiscono ogni frequentatore.

 

Cercandoli si faccia attenzione all’alto zoccolo di finto marmo a scagliola che sta intorno alla platea, uno dei particolari artistici del Teatro che per il restauro fu lasciato alla sua maestria e lui … ci si sbizzarrì assai, divertendosi e oggi intrigando chi guarda quel finto marmo e non mancano i gruppetti di persone che scoprono le strane cose che si raffigurano. Sino a ieri queste notizie che lo scrivente sta dando erano ignote (o quasi).

Michele Tonini era certamente un buontempone, anche coraggioso, lasciandosi prendere la mano dall’accennato divertimento che diremo. Infatti, nel rifare con il pennello sulla scagliola certe striature proprie del vero marmo, si realizzarono delle allegorie tutt’altro che allusive ma chiaramente riferite al sesso maschile e femminile. Chissà se fece così perché non contento del trattamento economico degli Accademici e in questo modo abbia voluto ripagarli, cioè, con la sua strana inventiva. Certo o erano ciechi o in fin dei conti (anche quelli economici) accettarono le stravaganze di Tonini, perché ancora oggi sono lì in bella mostra e fanno del Teatro, del suo zoccolo in platea, un’antesignana lavagna di un futuro “writer” che avrebbe fatto “i maschi disegnati sui metrò” e non solo.

 

Comunque c’è ancora dell’altro, ma questa è un’intuizione dello scrivente, che vedendo tra le striature un chiaro ritratto maschile, vuol che sia l’autoritratto di Michele Tonini. L’idea gli è venuta dal paragonare la sua vera immagine con quella fatta al teatro, il cui raffronto è possibile farlo tra le due foto: il reale Michele Tonini e quello sul finto marmo.

Tra Da Prato e Tonini non ci fu certamente artistica concorrenza, perché è molto probabile che il primo avesse ricevuto dall’Accademia la commissione di certi lavori di pittura in tutto il Teatro, mentre il secondo per la deteriorata scagliola dello zoccolo, anche se, essendo ambedue decoratori, sulla via di quell’arte si finisse per incontrarsi.  Per ora si chiude quest’argomento dicendo che anche Da Prato lasciò la sua firma ma semplicemente per esteso sullo stemma di Barga che guarda dall’alto il golfo mistico, accanto c’è quello dell’Accademia, entrambi sue opere e non solo quelle. (continua)

 

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

86) La Nuova Corsonna – Barga 15 agosto 1945 – Numero Unico, A cura del Circolo Barghigiano di Cultura.
87) Il Liberale di Barga – Numero Unico – Domenica 3 marzo 1946.
88) Antonio Da Prato, “Tonino Pittore” o “Il Socrate”, fu un valente pittore e decoratore, ricercato in Barga per abbellire i villini Liberty che gli emigranti di ritorno si costruivano nella parte nuova di Barga, come in tutto il Comune e anche fuori da esso. Con lui operavano in Barga altri personaggi censiti In: Annuario Generale d’Italia, Genova 1933, volume secondo, alla voce Comune di Barga. Nel citato testo compare il nome Da Prato sia nella parte dedicata ai decoratori, assieme ad altri tre: Cordati Bruno, Gino Sacconi e Michele Tonini, come in quella dei pittori, con Adolfo Balduini e Cordati Bruno.
Un lavoro di Antonio Da Prato: San Cristoforo patrono di Barga, è visibile nella sede del Comune di Barga a Palazzo Pancrazi, Sala Magri, che qui vediamo in immagine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.