Passeggiando tra aspetti pubblici di Barga: arte e memorie collettive. L’arte delle Scuole Superiori Medie di Barga.   (quattordicesima parte)

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Dopo la storia del leone mozzo che bisognava fosse rispolverata, questo per un certo recupero delle memorie e così non perderle, oggi si riparte con l’arte alle scuole superiori di Barga. Allora eccoci ora alle altre tre opere d’arte che per abbellire e rendere più espressivo il luogo di studio, si richiesero con un probabile bando rivolto agli artisti da parte del Comune di Barga o che lo vide interessato, magari dalla Provincia di Lucca.

Nell’immagine qui a fianco il frontespizio di una sorta di cartella in cui sono ancora conservati dei bozzetti non eseguiti, segno di una certa partecipazione all’iniziativa. In pratica, però, va detto che delle tre opere non si sono trovati i bozzetti e questo è un particolare che ci priva di sapere come fossero state presentate, nel senso, che è pensabile ci fosse anche un minimo di spiegazione di ciò che volessero dire. Averlo potuto leggere ci avrebbe aiutato per poi spiegarle meglio al lettore, comunque lo faremo ugualmente, sperando di girare vicino al vero.

Un’opera era per l’esterno delle Magistrali, da porre all’ingresso, altra per la parete che è sullo sfondo dell’Aula Magna e, infine, ancora una per il vasto ingresso dell’allora Scuole Medie. Dei vari bozzetti presentati, appunto, dal Comune ne furono scelti tre e a seguire ne diamo una nostra illustrazione, certamente limitata, anche perché di due artisti che vedremo, abbiamo pochissime notizie.

Per l’ingresso delle Magistrali, oggi ISI, fu approvato quello dell’allora ventitreenne artista lucchese Luigi Del Chiaro nato nel 1938, che in quel tempo era insegnante all’Istituto Belle Arti di Lucca, dove aveva anche studiato. Nonostante la giovane età all’attivo aveva già delle mostre e partecipazioni a collettive. Di lui lo scrivente non sa dire come sia progredito il suo impegno artistico e di vita. Gli si narra da parte dell’Arch. Cristiana Ricci che sia questi, Del Chiaro, come Umberto Pluchino, che vedremo più avanti, che ebbe come suoi insegnanti all’Istituto d’Arte di Lucca e pare siano ancora viventi.

Dell’opera che, sino a circa dieci anni fa, era in posa sulla facciata dell’ISI, oggi, dopo i lavori antisismici allo stabile di questi anni in attesa della dovuta ricollocazione, magari in un’aiuola delle scuole, va detto che lo scrivente non ha mai letto niente di critico e neppure il titolo e ora, come accennato sopra, prova a dargli un senso, una sua interpretazione, sperando di non allontanarsi troppo dall’ignoto vero.

L’opera che Del Chiaro realizzò per Barga è una scultura su travertino diviso in nove grandi forme da congiungere a formare la composizione che potremmo definire: L’eterna importanza dello studio. Qui si vede il Sole scavato in alto che entra e si ripete nel cuore di una grande figura che è alta quanto il lato della stessa scultura. Questa figura, essendo opera da esporre in una scuola, potrebbe rappresentare uno dei patroni degli scolari e studenti, il domenicano San Tommaso D’Aquino (1225-1274), che tra i suoi attributi ha proprio il Sole sul petto, in ricordo della sapienza e scienza che altamente significò la sua vita e che solo la divinità onniveggente, appunto, il Sole, cuore del cosmo, può indurre.

In pratica la scultura sembra voglia indicarci che se il Sole ha il potere in assoluto di illuminarci, specialmente tra gli uomini, chi di lui si rende specchio e facendosi maestro non priva della conoscenza chi deve sapere, altrimenti, il prossimo resterebbe nell’ombra.

Simbolicamente l’insegnante è illuminato e il Sole lo vediamo ancora nella figura più piccola che ha sulle ginocchia un libro aperto, che è forse un bravo studente che, accettato lo studio, sul petto ha ricevuto il sigillo solare. Questa è una delle tre scene che raffigura l’opera, introdotte dal presunto San Tommaso D’Aquino.

La seconda è lì accanto e posta in alto con tre figure, un insegnante che ha scavato, quindi ricevuto nel cuore il Sole e tra le mani ha un libro, mentre impartisce il sapere a due studenti, un maschio e una femmina, che posti di fianco lo ascoltano.

In basso a occupare in senso orizzontale un terzo di tutta la superficie vediamo l’ultima scena, una figura che sta seduta con le gambe leggermente incrociate; pare l’avanzamento temporale della ragazza che è sopra, ora anch’essa illuminata dal Sole che le sta scavato sul petto in corrispondenza del cuore. Poco distante ha delle strane forme dove par germogliato un ramo d’olivo, simbolo della pace (la cultura la genera) mentre lei ora ha lo sguardo volto fuori dal quadro, ossia, al suo domani, a dopo la scuola del superiore apprendimento.

L’ambientazione generale delle scene parrebbe antica, forse con riferimento alla Grecia, alla conoscenza come fonte del bene e della pace, propria di Aristotele, Platone, Socrate, ecc. Se qualcuno avesse un’altra lettura, è pregato di farla conoscere magari con un messaggio che potrà porre in fondo all’articolo.

L’altra opera è una pittura, richiesta per abbellire l’Aula Magna, la grande sala atta ad accogliere insieme tanti studenti, sia delle allora Magistrali e così delle Medie, infatti, all’Aula si accedeva dai due istituti, come oggi lo può fare chi frequenta l’ISI e l’Alberghiero.

La pittura sta sulla parete che fronteggia il pubblico, una sorta di trapezio, oggi occluso alla vista da un telo bianco e ovviamente è coperta anche la pittura murale. Questo accadde quando, per motivi antisismici, occorse rinforzare l’Aula Magna con tutta una costruzione di longarine collegate tra loro da bulloni, così accadde per la parete sullo sfondo, che rimanendo cosa brutta a vedersi, quindi, così fu occultata. La pittura fu richiesta e realizzata da un bravo artista viareggino, Eugenio Pardini, che nato nel 1912, allora assommava cinquant’anni. La sua vita si spense nel 2003 a novantuno anni.

Quando Pardini venne a Barga a realizzare la pittura era un artista cinquantenne molto attivo e già in possesso di una bella carriera, avendo esposto alla XXIV, XXV e XVIII biennale di Venezia, oltre all’altrettanto importante Quadriennale di Roma: 1943,48,56 e ‘60. Inoltre, aveva già vinto anche diversi premi, come “Il Cremona” nel 1951, il “Golfo La Spezia” sempre nel 1951 e così dicendo.

Pardini si espresse anche con diverse pitture murali, come “L’evoluzione della donna nei secoli” per l’Aula Magna del Tecnico Femminile di Macerata, per palazzi civici come Viareggio con “La storia di Viareggio”, al Lice Scientifico di Siena vi rappresentò “La storia della Terra”, al Comune di Carrara “La resistenza sulle Apuane”, quindi qui a Barga propose e pitturò “L’unione dei popoli nello Studio”. Quella di Barga e forse la prima pittura murale che realizzò, firmata con il suo nome: Eugenio Pardini e datata 1961-1962. Di lui, autodidatta, si scrisse che era considerato uno dei più grandi pittori italiani del Novecento, la cui opera si distingue per il forte impegno civile, così come si è ben capito dal titolo di alcuni suoi lavori or ora citati.

La terza opera d’arte fu quella richiesta per abbellire l’ingresso delle Scuole Medie Antonio Mordini, oggi Alberghiero Fratelli Pieroni.

Questa è l’ultima opera di cui parliamo e fu fatta dall’ottimo ceramista Umberto Pluchino, che nacque nel 1937 a Sfax (Tunisia), però studiò in Italia alla scuola d’arte di Comiso (RG) e all’Istituto d’Arte di Faenza, qui facendo il percorso artistico nella ceramica.

In una pubblicazione, consultata per tutti e tre gli artisti e di cui daremo il riferimento, si dice che vivesse a Lucca, dove insegnava all’Istituto Statale d’Arte A. Passaglia e che non ancora trentenne avesse già partecipato a varie mostre nazionali. (56)

Il Pannello è una ceramica a bassorilievo, di cui lo scrivente ignora il titolo, ma a quanto si può vedere si tratta ancora dell’argomento scolastico dello studio. Qui si vedono cinque ragazzi, in varie posizioni, alle prese con un libro, l’elemento principe per dichiarare all’astante di cosa ci sia da capire nell’opera. Ancora possiamo vedere che in alto ci sta un vago paesaggio di un paese turrito, forse, secondo la fantasia del Maestro, proprio l’antica Barga. Un luogo che si può raggiungere, osservando l’opera sulla destra, tramite un ponte che molto somiglia a quello detto Vecchio della stessa Barga, oppure potrebbe essere quello del Diavolo a Borgo a Mozzano.  Un’opera che, secondo me che scrivo, e se ciò che or ora ho detto fosse vero, è molto indicativa per tratteggiare lo spirito insonne di questa Barga, La Bella Signora Senza Tempo. Questa, vivendo nei profumi d’arte che da Firenze anche qui arrivavano, come di quei refoli di tanta e varia cultura che preso il Serchio qui da Pisa arrivavano, anche tramite la sua gente che laggiù spargeva varia dottrina e a casa sua trovava il riposo, ecco, che si fece grande paese e capì che la Scuola, l’Istruzione, fosse l’elemento che rizzarla poteva sulla Valle a pareggiar il monte e le amiche Città.

Caro passeggero virtuale anche oggi ha terminato la camminata tra questi aspetti pubblici di Barga. Ci ritroveremo per dare da qui un’occhiata a tante belle cose che ci contornano e poi scenderemo anche al basso Giardino.

Per dire della maestria di Del Chiaro e Pluchino, i due e questa volta assieme (almeno così crede lo scrivente) hanno un’opera firmata e datata anche a Lucca, esattamente al Liceo Vallisneri e la facciamo vedere in una foto, questo lo scritto: Del Chiaro Pluchino 1965. Questa scultura ricorda molto delle loro opere di Barga: Del Chiaro per la grande figura che anche qui come a Barga introduce il racconto, mentre di Pluchino si ritrova la ragazza che qui chiude la scena e mostra agli studenti che osservano dalle aule il libro della conoscenza, mentre a Barga lo mostra agli alunni che ogni mattina entrano nell’edificio scolastico.

Ci risentiamo tra qualche giorno scendendo da qui a Giardino centro e quando passeremo di fronte alla Sala Colombo, lì, ci fermiamo per comunicare delle notizie, di cui una molto simpatica e, pensiamo, da nessuno osservata e poi scritta. (continua)

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56) Pittori, Scultori, Incisori, ceramisti della Provincia di Lucca.  Azienda Grafica Lucchese, 1964.

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