Un ospite indesiderato (prima puntata)

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“Ciao, Liliana…Ma che pancione! Quando nascerà la bimba?”.

L’interpellata, una robusta giovane donna, le risponde:

“Oh, Veronica…Oggi è il 22, quindi dovrebbe avvenire verso la fine del mese, fra circa una settimana.

“Ma allora, speriamo che non accada proprio il 29, dato che quest’anno, 2020, febbraio è bisestile”.

“Sì, d’accordo; ma l’importante è che vada tutto bene”.

Questa simpatica scena si svolgeva di pomeriggio al parco del paese, molto affollato perché quell’anno l’inverno era estremamente mite e la gente si godeva, pur ancora di febbraio, un bel solicello.

Ma qualcosa di non bello era nell’aria, circolavano notizie riguardo ad un virus che aveva colpito la Cina, e che stava per diffondersi anche in Europa. Mentre i bambini giocavano, un gruppo di persone, sedute sulle panchine, stava parlando proprio di questo.

“Dalla televisione oggi ho saputo che in Italia si è registrato, nel giorno di ieri, il primo caso di persona colpita da questo morbo che infuria in Cina, da dove è partito, mietendo vittime in costante aumento – chi parla è una giovane mamma che sta dondolando la carrozzina con sua figlia -. Questo male è stato chiamato coronavirus ed anche covid-19, e sembra che non corrisponda a nessun altro noto, per cui non esiste né vaccino, né cura specifica”.

“Brutta faccenda – commenta un nonno, – è, dunque, un brutto ospite indesiderato che si insinua fra noi, entro noi: auguriamoci che la nostra sanità intervenga con massimo impegno al fine di debellare prontamente simile male”.

“Speriamo pure”, mormorano gli altri, con fare triste.

Alcuni giorni dopo, già in marzo, quelle persone si ritrovano ancora al parco paesano, ma mancando Liliana qualcuno chiede:

“E Liliana, ha partorito?”.

“Sì, il primo del mese ed è andato tutto bene. Ed è bene pure che abbia evitato il 29 febbraio”, risponde Veronica, giovane studentessa.

“Attacchiamoci pure a questi piccoli dettagli di ‘bene’ – interviene una mamma di tre figli, non più tanto giovane -, ma attualmente il vero bene sarebbe che questo malefico morbo venisse sconfitto il prima possibile. Come sapete, nel nord Italia stanno dilagando i contagi, e purtroppo già ci sono i primi morti, mentre gli ospedali si riempiono di degenti”.

“Mamma mia – commenta una ragazza, molto giovane -, mi sento rabbrividire dalla paura…E chi è colpito da detto virus, che male accusa?”.

“Febbre, tosse, difficoltà a respirare è, insomma, una particolare, bruttissima polmonite – spiega concitatamente un nonno – , ed i colpiti più gravi respirano tramite opportuni ventilatori sanitari. Inoltre, in vaste zone, definite ‘rosse’, soprattutto in Lombardia, è scattato, per legge, un diciamo coprifuoco totale, per cui la gente deve stare sempre in casa e, per le provviste, solo una persona a famiglia può uscire ad effettuarle, solo nei supermercati e nelle farmacie, ché tutti gli altri negozi sono chiusi, e chiuse pure le scuole e tante altre attività di ogni genere!”.

La serenità, abituale al parco, con i giochi dei bambini, a causa di dette brutte notizie, era tramontata, ed i più si accomiatavano prima del tempo, dicendo:

“Torniamo subito a casa, per sentire dai telegiornali gli aggiornamenti di questo evolversi di inaspettata, imprevedibile tremenda situazione!”.

Ma ecco che peggiorando la situazione nazionale, con sempre più contagiati, anche il nostro territorio viene decretato ‘zona rossa’, esattamente il 10 marzo, per cui, salvo le rapide indispensabili eccezioni già citate, tutti sono obbligati a non uscire da casa.

Con simile categorico obbligo, pena multe anche salate, la gente prova un senso di smarrimento, come essere in detenzione, agli arresti domiciliari. Chi può, come chi abita in un caseggiato, cerca dei contatti con dei vicini di appartamento, per alleggerire il peso della solitudine; chi in altro modo, come sta facendo un gruppo di paesani, le cui case danno sul retro su un’aia, che si ritrovano a tratti, quasi furtivamente, in detto spazio, a parlare, per rompere la monotonia di stare rinchiusi in casa, E, beninteso come da ordini, a distanza di uno dall’altro di almeno un metro.

“Da ragazzo, ho vissuto il tempo di guerra fra bombardamenti – sta parlando Carlo, un anziano colpito da artrosi agli arti inferiori, che malamente poteva muovere pochi passi, e col bastone -, passaggio del fronte da un esercito all’altro opposto, qui, nella nostra terra; e però non si provava, fra tanto male, il disagio attuale di mai poter uscire di casa, che adesso ci sta cambiando il modo di vivere, di comportarci. Allora, ogni giorno, si ascoltava dalla radio il bollettino di guerra: quello italiano, e quello tedesco, che era sempre più lungo; poi, per il resto, si conduceva una vita pressoché normale. Similmente anche ora ci vengono propinati, dalla televisione, molti giornalieri bollettini di guerra, questa volta contro il virus che sta imperversando, senza poter andare fuori casa, né al bar, né in chiesa, né al cinema, né allo stadio; nulla, insomma. E, impressionati, presi dal panico, dalla paura, dallo sconforto, sotto un bombardamento mediatico di notizie, di ordinanze allarmanti continue, giorno e notte, soprattutto dalla televisione, si va giù di nervi…C’è chi dice infatti che questo crollo psicologico sia causa di accelerazione delle morti, in specie negli ospedali, fra i colpiti dal virus”.

“Diciamo anche – prorompe Mansueto, un contadino, omaccione, arguto buontempone -, che fra tante chiacchiere che ci propinano, gira e rigira dicono sempre le stesse cose, di stare in casa, a un metro di distanza uno dall’altro. Ma non ci hanno dato né maschere, né guanti, e nemmeno fatto i tamponi in massa, senza contare che di vaccini ancora non ce ne sono, e neppure medicine appropriate. Allora, stanno sperimentando, su persone, farmaci già esistenti per altre patologie, prevedendo che potrebbero essere utili, ma carichi di pericolosi effetti collaterali, ed infine, prendendo del plasma da persone guarite dal covid-19, lo iniettano su persone infettate ipotecando che detto plasma, munito di anticorpi, possa portare alla guarigione. Purtroppo, mi sembra dunque che siamo in alto mare. Auguriamoci, perciò che il virus si esaurisca da sé, nel minor tempo possibile”.

“Giusto, sì – interviene Iole, vedova, nonna, donna mite e assennata -, ma fino ad un certo punto. Evidentemente non eravamo preparati ad un siffatto, imprevedibile, rapido e virulento evento. Però, d’altro canto, i medici, gli infermieri, gli addetti all’ordine pubblico, quelli della protezione civile, e chissà quant’altri, si stanno prodigando senza risparmio all’assistenza dei colpiti dal virus fino, anche, alla morte: già ci sono medici e infermieri che, contraendo l’infezione nell’adempimento del loro dovere, sono deceduti. Ed inoltre, in risposta ad un pubblico bando per immediata assunzione di personale medico, onde intervenire negli ospedali sovraffollati di pazienti, hanno aderito molti più di quanti richiesti”.

A questa toccante verità ci fu un battimani, cui si unì pure Mansueto, che aggiunge:

Io ho parlato da pessimista…Hai vinto tu, Iole; è meglio essere ottimisti!”.

E con questo suo dire, anche Mansueto riceve l’applauso.

“Fortuna che un grande aiuto alla solitudine forzata – dice Veronica -, cui le famiglie sono costrette a vivere in casa, viene dalla televisione, da internet, comprensivo di video conversazioni, anche di gruppo e, molto, dal telefono, la cui voce parla all’orecchio, in modo intimo”.

“Ieri, appunto, conversavo con un amico mediante il telefono – rientra a parlare Carlo -, che mi ha informato di un’ipotesi sull’origine del virus, saputa da altre persone, ed anche proposta durante un convegno, in televisione, da uno dei partecipanti. Potrebbe, questo covid-19, essere nato in un laboratorio biologico, durante ricerche, sperimentazioni, uscito poi fuori per caso, ed infettare il mondo”.

“Non facciamo la caccia alle streghe’ o, meglio, agli untori’ – entra con veemenza Camillo -, fidiamoci della scienza ufficiale, che ci sta studiando a fondo”. Poi, con calma, riprende:

“In questa anomala situazione, stanno crollando tutte le nostre sicurezze, di aver sconfitto tanti mali, di aver raggiunto un tenore di vita sicuro, di mantenere un’esistenza felice, pieni di presunzione e di orgoglio, ed ora ci ritroviamo deboli, indifesi, vulnerabili, privati delle nostre abitudini, del nostro modo intenso di vivere: ma questo male che ci colpisce non sarà piuttosto un castigo, una punizione divina, per tante nostre colpe?”.

“No! – esclama con violenza Mercede, una nubile di una certa età, sempre piuttosto triste, molto religiosa – . Non può essere così: Iddio è buono, non può infierire con violenza su di noi. Gesù è amore, non vendetta”.

Adele, vecchia maestra, le obietta:

“Amore, sì, ma anche Giustizia: non si può mettere alla pari il bene e il male. Bisogna odiare il peccato, ma amare i peccatori e pregare che si convertano; ma per arrivare a questo una punizione può essere salutare. E nella Bibbia vengono citati tanti interventi divini, anche con calamità naturali, onde punire il popolo ebraico, per le sue prevaricazioni, per le sue colpe, fino al suo ravvedimento. Ancora un esempio: Santa Giacinta, una veggente di Fatima, e le apparizioni inerenti a questo santuario sono stati dichiarate credibili dalla Chiesa, racconta che la Madonna le disse che ‘Le guerre non sono altro che castighi per i peccati del mondo e, per scongiurarle, bisogna che gli uomini si pentano dei loro peccati e facciano penitenza’. Inoltre, come tutti i cattolici praticanti sanno bene, come un penitente, prima di ricevete l’assoluzione da parte del confessore, deve recitare l”atto di dolore’, che inizia così: ‘Mio Dio, mi pento e mi dolgo dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi…’ ”.

Ci fu qualche minuto di silenzio, poi Camillo riprende a parlare:

 

(fine prima puntata)

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